venerdì 4 maggio 2018

Consiglio per il weekend; "In che lingua sogno?" di Elena Lappin

Ed eccoci giunti all'ultima attesissima rubrica della settimana; il mio personale consiglio di lettura per weekend!
Oggi ho pensato di parlarvi di una lettura che ho fatto lo scorso anno e che mi ha profondamente colpito, come riescono a fare solo le storie vere.
Elena Lappin è una scrittrice e giornalista e ha vissuto una vita davvero entusiasmante, viaggiando in diversi Paesi del mondo e incatenando la sua esistenza alle ideologie, alle culture e alle diverse mentalità nel quale è cresciuta e ha in seguito deciso di vivere e crescere i suoi figli.
Un opera veramente interessante che vi invito vivamente a conoscere e a leggere.
Qui sotto vi lascio scheda libro, trama, due parole sull'autrice e, se volete, il link della recensione che ho scritto per Thrillernord!
P.s. da questo momento inizia per me un (breve, cosa credete) periodo di vacanza che inizierà con una toccata e fuga in montagna! Ovviamente non vedo l'ora di prendermi qualche momento di relax, ma sarò di ritorno lunedì per parlarvi delle mie nuovissime letture! Buon weekend a tutti!



Titolo: In che lingua sogno?
Autore: Elena Lappin
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: What language do I dream in?
Genere: Romanzo
Pagine: 302
Casa editrice italiana: Einaudi
Anno edizione: 2017
Prezzo di copertina: 20 euro copertina rigida
Link per l’acquisto ibs







Trama:

Nata a Mosca nel 1954 (un anno dopo la morte di Stalin); cresciuta a Praga (intorno allo spartiacque del 1968) e poi ad Amburgo (dove matura la prima consapevolezza di essere ebrea); compiuti gli studi a Tel Aviv (negli anni a cavallo fra la Guerra del Kippur e quella del Libano); divenuta madre per la prima volta a Ottawa, la seconda ad Haifa e nello stato di New York la terza; approdata come scrittrice ed editor a Londra, Elena Lappin è un perfetto esempio di espatriata in perenne movimento geografico e umano. Questo suo memoir è dunque storia privata e famigliare (e le famiglie nel suo caso sono plurali), ma in un certo senso anche dell'Europa nella seconda metà del Ventesimo secolo. Linguistica è la domanda che Lappin si pone nel titolo, e che altre ne sottintende: in che lingua parlo, penso, amo? In che lingua vivo? Infine, in che lingua scrivo? E linguistici sono gli strumenti con cui prova a darsi risposta. Svariati idiomi scandiscono la sua infanzia, l'adolescenza, lo studio, gli affetti, gli amori, il lavoro, lo sguardo. Si affiancano l'uno all'altro, sommandosi fino a diventare il suo patrimonio genetico, il luogo stesso della sua esistenza. Il russo dell'infanzia, dolce come una ciotola di ciliegie: «Mio nonno mi fece il dono di preservare la mia prima lingua, il russo, che sembrava destinata ad essere la mia lingua madre. Ma non lo fu». Il ceco, appreso con facilità, come sempre i bambini, quando la madre la porta con sé a Praga dove Elena, quattrenne, si impadronisce perfino di quella peculiare vena ironica e arguta che sostanzia la letteratura ceca. Il tedesco dell'adolescenza ad Amburgo, la città dove la famiglia decide di emigrare quando è ormai chiaro che la Primavera di Praga è finita: i carri armati sovietici si sono ritirati, ma hanno cancellato «un numero magico, un anno magico, un luogo magico» e trasformato in lingua del nemico il russo fiabesco dei nonni. L'ebraico scoperto a tredici anni, in una Germania in cui ancora serpeggia l'antisemitismo, e fatto proprio in Israele. Infine l'inglese, scelto apparentemente per ragioni di studio e di ricerca, e che invece si rivelerà parte integrante del suo patrimonio genetico. È «la voce in inglese di un uomo dal forte accento russo» quella che irrompe nella sua vita una sera qualsiasi del 2002, e che la condurrà così indietro nel tempo, e in orizzonti spaziali così imprevisti, che Lappin, per conciliarsi con una storia che sembra sottrarla a se stessa, non può che ripercorrerla passo passo, raccontando il farsi e il disfarsi di una molteplicità di esistenze sulle due sponde dell'Atlantico.


Elena Lappin "In che lingua sogno?" recensione su Thrillernord.it.



Elena Lappin , è a casa in cinque lingue e molte piú nazioni. I suoi scritti sono comparsi su «Granta», «Prospect», il «Guardian» e il «New York Times» ed è autrice della raccolta di racconti, Foreign Brides (tradotta in Italia come Carne kasher, Piemme 2002) e del romanzo The Nose. È editor di «ONE», un marchio della Pushkin Press. Per Einaudi ha pubblicato In che lingua sogno? (2017). Vive a Londra, per il momento.

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