mercoledì 25 luglio 2018

Recensione; "Uno studio in rosso" di Arthur Conan Doyle

Buongiorno amici lettori!
Oggi vi voglio parlare di una lettura che inizialmente non faceva parte di quelle scelte per questo mese ma alla quale mi sono approcciata grazie ad un irrefrenabile ed irresistibile istinto; tutto è nato dopo la visione di "Sherlock Holmes", film del 2008 interpretato da Robert Downey Jr e Jude Law e il seguito "Sherlock Holmes. Gioco di ombre", due pellicole così divertenti ed avvincenti da aver innescato in me una profonda curiosità che mi ha spinto ha conoscere meglio il più grande investigatore di tutti i tempi nella sua vesta originale.
è così che sono giunta in possesso di "Uno studio in rosso" primo romanzo in cui Arthur Conan Doyle svela il suo celebre e amato personaggio, mostrando al mondo intero le sue grandi capacità.
Ecco a voi la mia recensione



Titolo: Uno studio in rosso
Autore: Arthur Conan Doyle
Paese: Scozia/Inghilterra
Titolo originale: A study in scarlet
Genere: Giallo
Pagine: 100
Prima pubblicazione: 1887
Prezzo di copertina: variabile a seconda delle molteplici edizioni, alcune anche molto economiche
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Tornato a Londra dopo la sanguinosa e terribile guerra in Afghanistan, il medico militare John Watson si ritrova a dover ritrovare un posto nella società, a partire dalla scelta del posto in cui vivere. Grazie ad un vecchio amico arriva a conoscenza che un altro signore londinese è proprio alla ricerca di una persona con cui dividere un grande appartamento e, non avendo nessun altra alternativa, Watson decide di incontrarlo. è così che il giovane dottore fa la conoscenza di Sherlock Holmes, il personaggio destinato ad essere il suo compagno per la vita intera. Fin da subito il caro Holmes si rivela un tipo affabile, ma anche a dir poco particolare, soprattutto per quanto riguarda il suo misterioso lavoro che desta in Watson fin da subito una profonda curiosità. Il coinquilino riceve infatti continue visite dei personaggi più strani, si intende di varie pratiche come la chimica e la biologia, ma ne disdegna molte altre, può rimanere chiuso in casa per giorni oppure stare fuori intere settimane.. in poche parole, è un vero mistero. E quando una mattina, durante una colazione, Holmes gli svela almeno in parte la propria singola professione, Watson capisce che il dado è tratto e da quel momento sarà costretto a seguirlo; Sherlock Holmes si definisce un "consulente investigativo" ma è molto più di questo e il fedele Watson ne avrà ampiamente prova quando si troveranno ad indagare sulla misteriosa morte di un uomo, ritrovato senza il minimo segno di lotta sul corpo ma accompagnato da una misteriosa scritta sul muro; "Rache".


In questo primo giallo, Arthur Conan Doyle ci mostra da subito tutte le qualità, sia del suo stile, ombroso e anche un po' pomposo, tipico della sua epoca, sia quelle del suo famosissimo personaggio; il detective Sherlock Holmes, l'uomo più intuitivo  di tutti i tempi, colui che vede e che sente tutti, colui che è sempre un passo avanti agli altri. Impossibile superarlo e alle volte anche comprenderlo, proprio come succede al dottor John Watson, spettatore e narratore delle sue strabilianti indagini.
"Uno studio in rosso" racconta proprio il primissimo incontro di questa coppia che nel tempo è diventata una delle più famose al mondo, Holmes e Watson non sono ancora un duo ma tra di loro già si percepisce una forte intesa sul quale far nascere la loro duratura collaborazione.
La prosa di Doyle rispecchia senza dubbio le caratteristiche del movimento letterario a cui apparteneva ed assomiglia effettivamente a quello di Edgar Allan Poe, che l'autore ci tiene a citare in un riferimento che non può fare a meno di sorridere; una presa in giro dei personaggi creati del collega e contemporaneo da parte del proprio personaggio che in questo modo si autoproclama come il migliore di sempre. Ma del resto, come dargli torto, solo lui potrebbe districare una così intricata matassa che, partendo da diversi anni prima, ha portato all'uccisione di Enoch J. Drebber, avvenuta con un mezzo così poetico ed affascinante come il veleno.
La narrazione scorre velocemente, tra indizi e mezze verità, anche se forse Doyle si perde un po' troppo in alcune descrizioni che però, in un opera così breve, forse ci possono anche stare.
Del resto "Uno studio in rosso" è un opera che ha fatto scalpore e nella quale l'autore non ha avuto paura di esprimersi, donando coraggio anche al proprio personaggio che altrimenti non sarebbe così pieno di fascino.
Un primo incontro il mio con questo autore e con il frutto della sua fantasia che mi ha piacevolmente colpito e che mi spingerò sicuramente a continuare la conoscenza. Voglio proprio vedere cos'altro ha il allo per me il famoso Sherlock Holmes!

Voto: 7

Frase: "Nella matassa incolore della vita, corre il filo rosso del delitto, e il nostro compito consiste nel dipanarlo, nell'isolarlo, nell'esporne ogni pollice"


Sir Arthur Ignatius Conan Doyle nacque il 22 Maggio 1859 a Edimburgo e morì il 7 luglio 1930 a Crowborough, in Inghilterra. Considerato, insieme ad Edgar Allan Poe, il fondatore di due generi letterari, il giallo e il fantastico, nella sua lunga e prolifica carriera ha sperimentato argomenti molto diversi tra loro, dall'avventura al soprannaturale, soffermandosi però maggiormente sul giallo deduttivo, di cui è il vero capostipite, grazie al suo più celebre personaggio, il detective Sherlock Holmes.

martedì 24 luglio 2018

Segnalazione; "Quasi colpevole" di Paolo Pinna Parpaglia

Buon martedì a tutti cari amici lettori!
Oggi voglio condividere con voi la gioia per aver avuto la possibilità di partecipare ad un bellissimo review party con protagonista una nuova pubblicazione Newton Compton; grazie a Thrillernord (che come sempre ringrazio di cuore) ho potuto leggere in anteprima il libro d'esordio di Paolo Pinna Parpaglia "Quasi colpevole", un legal thriller dai risvolti sorprendenti ambientato nella meravigliosa Sardegna. Il protagonista è Quirico D'Escard, un avvocato civilista giovane ed ancora insicuro che si trova nel bel mezzo di un complicatissimo processo giudiziario ai danni di Enrico, un suo caro amico d'infanzia. Sarà davvero stato lui ad uccidere la studentessa Alessia durante la gita scolastica? Sarà compito di Quirico scoprirlo e non sarà di certo un impresa facile.
Un libro sorprendente che vi invito a conoscere partendo proprio dalla sinossi e dalla recensione completa sul sito Thrillernord che vi lascio qui sotto



Titolo: Quasi colpevole
Autore: Paolo Pinna Parpaglia
Paese: Italia
Genere: Legal Thriller
Pagine: 412 
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo di copertina: 10 euro
Ebook: 3.99 euro
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Quirico, Gabriele, Christian ed Enrico sono liceali spensierati. Il più strano tra loro, spesso bersaglio dei bulli della scuola, è Enrico. Ma l’amicizia tra i quattro è solida. E arriverà il momento in cui dovrà dare prova della sua forza… Dodici anni dopo, infatti, Quirico D’Escard, avvocato alle prime armi, riceve un telegramma dal carcere: Enrico, l’amico di una vita, è accusato dell’omicidio di un’alunna e lo ha nominato suo difensore. Il processo si prospetta lungo e difficile e Quirico, che mai ha affrontato un giudizio penale, vorrebbe rifiutare l’incarico. Ma il suo legame con Enrico, troppo forte per essere ignorato, lo costringe ad accettare la difesa. Al di là delle schiaccianti prove di colpevolezza, Quirico è assolutamente convinto dell’innocenza dell’amico, anche perché è uno dei pochi a essere a conoscenza di una verità antica e scomoda. Una verità inconfessabile e terribile che segnerà l’inizio di una vicenda giudiziaria dai contorni inquietanti. E la conclusione del processo potrebbe non essere sufficiente a dissolvere le ombre del passato…


Recensione "Quasi colpevole" di Paolo Pinna Parpaglia su thrillernord.it



Paolo Pinna Parpaglia è nato nel 1974. Laureato in Giurisprudenza, svolge la professione forense dal 2005. Vive a Cagliari con la compagna e le due figlie gemelle. Ha lavorato per un breve periodo come collaboratore presso «L’Unione Sarda». Scrivere è una passione e un modo per evadere dagli schemi della scrittura giuridica.

lunedì 23 luglio 2018

Recensione; "La ragazza che hai sposato" di Alafair Burke

Ma buongiorno amici lettori!!
Eccomi tornata finalmente! Vorrei potervi esprimere tutta la mia gioia per poter tornare a parlare con voi dopo tutto questo tempo di assenza ma non so se ne sarei capace.
Le mie ferie sono già inesorabilmente finite, come anche il mio viaggetto a Berlino, città meravigliosa e ricca di storia, che sono veramente felice di aver visitato.
Tra impegni e ritorno alla routine sono riuscita a scrivervi solo oggi ma non temete perchè da questa settimana tutto tornerà alla normalità.
Partiamo quindi con la consueta recensione del lunedì; sono tre i libri di cui vi devo parlare perchè conclusi nel corso di queste due settimane e il primo è "La ragazza che hai sposato", nuovissimo thriller di Alafair Burke. Non esitiamo oltre, ecco a voi la mia recensione.



Titolo: La ragazza che hai sposato
Autore: Alafair Burke
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: The Wife
Genere: Thriller/Legal Thriller
Pagine: 358
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: Piemme
Prezzo di copertina: 19.50 euro
Ebook: 9.99 euro
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Da quando ha incontrato Jason Powell, la vita di Angela scorre su binari ben stabiliti: con un conto in banca considerevole, cresciuto notevolmente grazie al successo di Jason come economista e figura di spicco, la famiglia vanta una posizione decisamente agiata e basa la propria routine su una serie infinita di piccole ma importanti regole, con  grande rammarico del figlio tredicenne Spancer che vorrebbe qualche strappo alle restrizioni della madre. Ciò che tutti loro non sanno però è che quello strappo sta giusto per arrivare nelle vesti di una giovane stagista che accusa Jason di alcune molestie a sfondo sessuale sul posto di lavoro. Tutto sembra solo un modesto fuoco di paglia ma la faccenda si complica quando un altra donna emerge portando con sè un accusa ben più grave che porterà non solo Jason sull'orlo della rovina ma potrebbe anche fare luce sul passato di Angela, un passato doloroso e rimasto gelosamente custodito fino a quel momento.


Con "La ragazza che hai sposato", Alafair Burke torna al lega thriller, genere da lei molto amato anche per via della sua professione e che l'aveva resa famosa in "La ragazza nel parco".
Dotato di una trama intricata, anche questo libro si basa sulla forza dei personaggi femminili, caratteristica sempre present dei libri dell'autrice ed in questo caso ancora più accentuata grazie al ritorno di Olivia Randall, l'avvocato protagonista del suo celebre esordio.
Il libro porta avanti due vicende parallele; la scandalo di Jason e il segreto di Angela, ex ragazza vittima di uno spietato maniaco; ma in verità la prima sarà solo un mezzo per riaprire la seconda, alla ricerca della verità che solo Angela sa e che ha custodito per tutti quegli anni e che verrà fuori in un epilogo a dir poco sconvolgente.
La prosa di Alafair Burke è sempre eccezionale, scorrevole e strutturato al punto giusto; dando ad Angela e alla detective Corinne Duncan, altro personaggio femminile molto importante, il compito di raccontare la storia, l'autrice da voce alle due facce della medaglia; il buono e il cattivo, il giusto e lo sbagliato, la vittima e il carnefice.. chi sia tra i due, bhè, sarà veramente difficile capirlo però separati da una linea davvero sottile.
In conclusione, Alafair Burke è una che i thriller li sa scrivere e anche questa volta riesce a convincere, forse non con la stessa efficacia dei due libri precedenti, ma comunque attraendo attenzione verso una storia lasciata aperta e che potrebbe essere ripresa in un prossimo futuro..

Voto: 8




Alafair Burke, nata in Florida nell'ottobre del 1969 e figlia dello scrittore James Lee Burke, è stata pubblico ministero a Portland, Oregon, e attualmente insegna diritto penale alla Hofstra Law School di New York. Esordisce nella letteratura thriller con il best seller "La ragazza nel parco" e, dopo aver confermato il successo con "La città del terrore" e "Una perfetta sconosciuta", inizia un progetto a quattro mani con la collega Mary Higgins Clark con la quale pubblica "Così immobile tra le mie braccia" e "La sposa era vestita di bianco". "La ragazza che hai sposato" è la sua ultima pubblicazione.

martedì 10 luglio 2018

Recensione; "Quando eravamo eroi" di Silvio Muccino

Buongiorno amici lettori!
Martedì è giunto e il mio tanto agognato viaggio si avvicina, ma prima di salutarvi ed invitarvi a continuare a seguirmi su Instagram dove continuerò ad essere attiva anche in questi giorni, vi voglio parlare del terno libro di Luglio, un libro che desideravo leggere da tanto e che non solo ha rispettato tutte le aspettative, ma è stato capace di regalarmi emozioni totalmente inaspettate: sto parlando di "Quando eravamo eroi" il ritorno ufficiale di Silvio Muccino scrittore dopo la creazione di "Parlami d'amore" scritto con Carla Vangelista (se volete leggere la recensione, potete trovarla a questo link).
Come forse sapete, Silvio Muccino è uno dei pochi artisti italiani che stimo veramente di cuore; oltre ad apprezzare il suo lavoro come attore e sceneggiatore, trovo che sia una persona eccezionale, sempre limpida e sincera nell'esporre i suoi pensieri e le sue emozioni.
Questa sua innata trasparenza non può non emergere all'interno delle pagine di questo bellissimo libro, per cui devo assolutamente ringraziare La nave di Teseo, per avermi dato la possibilità di leggerlo.
Ecco a voi la mia recensione



Titolo: Quando eravamo eroi
Autore: Silvio Muccino
Paese: Italia
Genere: Romanzo
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice: La nave di Teseo
Prezzo di copertina: 17 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro 
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Sono passati quindi anni da quando non hanno più sue notizie e quando, tra la posta in arrivo, ritrovano una email di Alex, Eva, Rodolfo, Melzi e Troquemada, non sanno davvero come reagire.
Alex. Il ragazzo che grazie al suo aiuto e alla sua innata comprensione, si è guadagnato un ruolo fondamentale nelle loro vite di adolescenti e li ha uniti indissolubilmente. Lo stesso ragazzo che, a pochi giorni dalla maturità, è scomparso nel nulla senza lasciare traccie, lasciandoli soli nel più completo sconforto. Ora, dopo tutto quel tempo, ha deciso di ritornare e di invitarli tutti a passare un weekend insieme nella sua casa di campagna che più volte gli ha visti uniti. Un weekend che solo lui sa essere l'ultimo perchè ha finalmente preso una decisione che covava da diverso tempo; vuole porre fine alla propria vita ma vuole prima chiarirsi con loro, con i suoi compagni, con i suoi Alieni.


Questo è uno di quei pochissimi splendidi romanzi che ti danno così tante cose da dire che poi alla fine non riesci a dire nulla. Ma visto che non posso esimermi dal fare una recensione come si deve (e non mi sembra molto corretto dirvi "Leggetelo!" e basta) proverò ad iniziare a parlare delle emozioni che fin dalle prime pagine è riuscito a farmi provare.
Un libro che come incipit presenta la dichiarazione chiara e senza indugi del protagonista che annuncia il suo suicido si assicura già di diritto il presupposto di far cadere qualche lacrima, cosa "Quando eravamo eroi" fa di certo. Ma il bello di questo libro non è solo la commozione che si può provare ma soprattutto la quantità e la qualità di sentimenti, di angosce, di desideri di cui le sue pagine sono impregnate; attraverso i cinque personaggi (che pur essendo presentati dall'entrata in scena di Alex, risultano tutti importanti a modo loro) Silvio Muccino riesce a toccare una così grande quantità di corde che risulta impossibile non sentirsi in qualche modo tirati in causa.
"Quando eravamo eroi" parla della presa di coscienza di sè e della propria vita, che alle volte può essere a dir poco ardua e dolorosa; parla dell'amicizia, dell'amore che alcune volte può diventare talmente forte da trascendere il tempo, le colpe, la lontananza; parla dei rapporti che solo in un periodo delicato come l'adolescenza possono nascere; parla di rivalsa, parla di coraggio, parla di perdono. Parla di tutto questo, e anche di più, in sole duecentoquaranta pagine, in un tripudio di situazioni e di contesti capace di lasciarti senza fiato. Se questo non è talento, io non so proprio cosa sia.
La cosa più strabiliante rimane comunque la capacità dello scrittore di parlare di argomenti così seri ed importanti mantenendo però uno stile di scrittura intuitivo e scorrevole che permette in questo modo di non appesantire inutilmente tematiche già di per sè "pesanti", nel senso buono del termine.
Forse ancor più che nel primo romanzo, in cui si intuiva al direzione e l'influenza di una personalità più esperta, Silvio dona attraverso i suoi scritti una grande parte di sè, un lato profondo ed intimo, e questo suo regalo è costantemente percepibile durante la lettura, rendendola assolutamente speciale. Non posso fare a meno di ringraziarlo indirettamente per questo suo libro, per aver creato una storia così bella, per aver dato vita a personaggi che mi hanno dato innumerevoli spunti di riflessioni, che sono stati i miei compagni, che mi hanno fatto partecipe della loro vita e che si sono totalmente confessati con me durante la lettura, che avrei voluto potesse durare un po' di più.
Chissà, forse l'autore ci farà una grande sorpresa e continuerà la storia. Oppure (più probabilmente, visto che si presta moltissimo) gli darà la vita attraverso una trasposizione cinematografica.
In ogni caso, io lo aspetterò con ansia e con enorme affetto.


Voto: 9

Frase: "Eravamo cinque alieni in cerca di casa, di un pianeta o di una stella dove non sentirci costantemente inadeguati, diversi e dove essere al sicuro. Non trovandola, la costruimmo noi, quella stella"



Silvio Muccino nasce a Roma il 14 Aprile 1982 dal dirigente Rai Luigi Muccino e dalla pittrice Antonella Cappuccio. Minore di tre fratelli, Silvio viene iniziato nel mondo del cinema da giovanissimo, grazie al fratello Gabriele, celebre regista. Dopo alcuni scontri famigliari, Silvio decide di intraprendere la propria strada che lo vede affermarsi sempre di più come regista e sceneggiatore.
Il suo esordio come scrittore avviene nel 2006 con la pubblicazione di "Parlami d'amore" scritto a quattro mani con la collega e amica Carla Vangelista. "Quando eravamo eroi" è il suo secondo romanzo.

lunedì 9 luglio 2018

Recensione; "All'ombra di Julius" di Elizabeth Jane Howard

Buon lunedì a tutti cari amici lettori!
Inizia per me una settimana molto attesa, giovedì infatti sarò finalmente in ferie e sabato partirò per il bellissimo viaggio che mi aspetta alla scoperta di Berlino! Per questo non sto davvero più nella pelle.
Vi avviso che questa settimana non potrò essere molto attiva qui sul blog ma prima di partire vi voglio assolutamente parlare dei due libri che ho letto in questi giorni; il prima è "All'ombra di Julius" di Elizabeth Jane Howard, un autrice che conoscevo solo di fama ma che mi ha piacevolmente coinvolto con la sua prosa eccellette ma allo stesso tempo non troppo ricercata.
Ecco a voi la recensione



Titolo: All'ombra di Julius
Autore: Elizabeth Jane Howard
Paese: Inghilterra
Titolo originale: After Julius
Genere: Romanzo
Pagine: 326
Prima pubblicazione: 1965
Casa editrice italiana: Fazi Editore
Anno edizione: 2018
Prezzo di copertina: 20 euro copertina flessibile
Ebook: 12.99 euro
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Dopo la misteriosa ed eroica morte del marito Julius, Esme Grace si è ritirata in una vita tranquilla, limitandosi a vivere nella sua bella casa di campagna, ad organizzare cene e feste con gli amici e a preoccuparti per la situazione sentimentale delle due figlie Cressy ed Emma; la prima vedova da molto tempo, immischiata in una sordida storia con un uomo sposato, la seconda troppo impostata e dedita al lavoro per pensare a sistemarsi. Quando però Esme viene improvvisamente contatta da Felix tutto il lei si accende come in una grande esplosione; Felix. L'uomo che non vede da trent'anni, l'uomo che è stato il suo giovane amante durante i periodi più bui passati con il marito, torna nella sua vita ed accetta di passare un weekend a casa sua. Nel pieno del fervore, Esme deve fare di tutto per non perdere la testa ma non sa che anche per le figlie quel weekend sarà decisamente importante, Emma, infatti, proprio quel giorno ha incontrato un giovane poeta squattrinato in cerca di compressione e Cressy si è decisa a rompere definitivamente con il suo uomo misterioso..


Con la saga dei Cazalet in attesa da mesi, quando ho trovato questo libro sugli scaffali della mia biblioteca, ho pensato che poteva essere un buon modo per iniziare a conoscere questa celebre autrice di cui avevo tanto sentito parlare. Ed infatti non mi sbagliavo.
La prima cosa che assolutamente merita un elogio è la prova di questa scrittrice, quasi del tutto perfetta ma senza essere troppo ricercato come spesso succede con gli altri autori a lei contemporanei.
Questo libro della Howard si fa leggere con una piacevolezza incredibile, risultando ricco nel suo contenuto ma accessibile a tutti. Attraverso i continui cambi di prospettiva con i cinque personaggi che lo compongono (Esme, Emma, Cressy, Felix e Daniel) la storia appare attiva, non stazione ma scorre velocemente e così anche l'esperienza del lettore che verrà trascinato lungo le pagine.
Particolare importanza hanno senza dubbio i ruoli femminile, ben più approfonditi e caratterizzati di quelli maschili; attraverso la vita, le scelte e le azioni della mamma e delle due figlie, Elizabeth Jane Howard ci mostra tre scorci generazionali della Londra degli anni Settanta e il loro punto di vita nei confronti dell'amore. Esme è una donna non più giovanissima che però spera ancora di riuscire a riscoprire le gioie dell'amore, Cressy è una donna matura che sconvolta da un lutto arrivato troppo presto si ha iniziato a cercare amore in ogni luogo, soprattutto in quelli più sbagliati, ed infine Emma, la giovane donna ancora acerba che deve scoprire i piaceri e i turbamenti di una vera storia d'amore.
Attraverso descrizioni dettagliate e profonde, la Howard ci porta a conoscere totalmente queste tre donne, dando voce ai loro desideri, alle loro paure e alle loro scelte, comprensibili o meno ma comunque assolutamente veritieri.
Se i ruoli femminili hanno così tanta importanza, non sono lo stesso quelli maschili; Felix rappresenta l'uomo del passato, arrivato per sconvolgere tutti gli equilibri, e alla fine ci riesce anche ma la sua presenza del libro risulta comunque un po' tiepida, e Dan, questo poeta di grandi speranze e dal temperamento imprevedibile, da una parte sembra voler dare una scossa alla vita della famiglia e in particolare a quella di Emma ma alla fine si macchia di comportamenti poco ortodossi e che nascondono una mentalità e un obbiettivo forse poco chiaro.
L'unico personaggio maschile che risulta alla fine davvero importante è Julius, l'amorevole padre di famiglia e affezionato marito, la cui morte eroica ed improvvisa ha sconvolto le vite della propria famiglia fino a farla giungere a quel weekend in cui tutto cambierà ed in cui anche lui potrà spiegare la sua assorda decisione.
In conclusione "All'ombra di Julius" è un libro che mi è piaciuto molto, che mi ha coinvolto e che mi ha fatto passato di momenti assolutamente piacevoli con due personaggi che mi hanno dato modo di riflettere sulla vita, sull'amore e sulle scelte che una persona può arrivare a fare in nome di questo grande sentimento. Consigliato!

Voto: 8


Elizabeth Jane Howard nacque il 26 marzo 1923 a Londra e morì a Bungay il 2 gennaio 2014.
Figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina di balletto russo, ebbe un'infanzia infelice a causa della depressione della madre e delle molestie subite dal padre. Donna bellissima ed inquieta ha avuto le prime esperienze lavorative come modella e attrice che l'hanno portata nel centro della vita culturale della Londra della seconda metà del Novecento. Conosciuta per aver avuto una vita privata burrascosa e costellata di amanti e mariti, tra cui lo scrittore Kingley Amis, ha avuto il suo esordio come scrittrice nel 1950 con "The Beautiful Visit". Il vero successo è giunto però con la creazione del cinque volumi della saga dei Cazalet ("Gli anni della leggerezza, "Il tempo dell'attesa", "Confusione", "Allontanarsi", "Tutto cambia") ancora oggi i suoi romanzi più celebri.
Nonostante il grande successo, solo una parte delle sue pubblicazioni sono stati pubblicati in Italia; oltre alla celebre saga possiamo trovare "Il lungo sguardo" e "All'ombra di Julius" entrambi pubblicati da Fazi Editore.

venerdì 6 luglio 2018

Recensione; "Fidanzati dell'inverno" di Christelle Dabos

Buon venerdì a tutti cari amici lettori!
Dopo aver finalmente chiuso la parentesi Giugno, oggi vi posso finalmente parlare di una delle primissime letture di Luglio, un libro di cui ho sentito così tanto da parlare da non essere riuscita a resistere alla tentazione di leggerlo; sto parlando di "Fidanzati dell'inverno" libro d'esordio della scrittrice francese Christelle Dabos che sta letteralmente scalando le classifiche di tutta europa.
Inutile dire che, partendo da questi presupposti, le mie aspettative fossero molto alte e con enorme piacere devo ammettere che sono state tutte ampiamente rispettate grazie ad una storia capace di sorprendermi, coinvolgermi ed incuriosirmi.
Ma ecco a voi la recensione completa



Titolo: Fidanzati dell'inverno
Autore: Christelle Dabos
Paese: Francia
Titolo originale: Les fiancés de l'hiver
Genere: Fantasy/Dispotico
Pagine: 504
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: Edizioni E/O
Prezzo di copertina: 17 euro copertina flessibile
Ebook: 12.99 euro
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In un futuro molto lontano il mondo come noi lo conosciamo ha assunto un aspetto molto diverso; non è più unito in una tonda palla ma bensì diviso in tante terre sospese, chiamate "arche" divise le une dalle altre i cui abitanti si differenziano per le particolare capacità magiche in loro possesso. In una di queste arche denominata "Anima" vive Ofelia, una ragazza mite, un po' goffa e taciturna, dotata non di uno ma di ben due poteri; il primo consiste nel poter attraversare gli specchi e il secondo quello di riuscire a scoprire la provenienza e i segreti di un oggetto toccandolo solamente a mani nude.
La vita di Ofelia si trascina tranquilla, tra la chiassosa famiglia, il rapporto speciale con un anziano prozio e il lavoro al Museo ma tutto cambia quando le Decane decidono che la giovane dovrà presto sposarsi con un abitante del Polo, un giovane scorbuto e scortese di nome Thorn, e trasferirsi insieme a lui in quell'arca lontana e misteriosa. E così, Ofelia dovrà lasciare quella che è stata la sua vita fino a quel punto per buttarsi a capofitto nella scoperta di un mondo totalmente diverso da quello in cui è cresciuta; un mondo fatto di illusioni, di intrighi e di vendette, in cui correrà da subito dei grandi pericoli


Non sai mai stata una persona che si faccia condizionare molto dalle mode. Per la maggior parte dei campi aspetto sempre che perda attenzione prima di interessarmi ad una determinata cosa. Questo però ovviamente non vale per quanto riguarda i libri, dove è impossibile non prestare almeno un po' di interesse a qualcosa di cui si parla molto. E del resto, se un opere guadagna vagonate di commenti positivi un motivo ci sarà. Come in questo caso, in cui le chiacchiere non sono assolutamente state vane.
"Fidanzati dell'inverno" appare principalmente come un libro fantasy/dispotico ma fin dalle primissime pagine ci si rende conto che questa è solo l'apparenza; attraverso intelligenti piccolo scelte stilistiche e di contesto, la giovane autrice riesce a dare alla sua opera una quantità tale di caratteristiche da farla uscire fuori da qualsiasi etichetta. Potrebbe infatti apparire quasi con un romanzo d'avventura, nella descrizione del mondo che Ofelia si presta a scoprire, potrebbe essere un romanzo ottocentesco, nella creazione della vita di corte e della suddivisione all'interno della società, ma potrebbe anche essere un romanzo rosa arricchito da un amore combinato, controverso ma che in fondo nasconde qualcosa di più. Quest'opera è tutte queste cose messe insieme ed è forse per questo che si fa leggere così bene; per questo, per la bellezza dei personaggi, partendo dalla tenera Ofelia, a cui è impossibile non affezionarsi, passando per la cara zia Roseline, fino ad arrivare addirittura a Thorn, l'ombroso futuro marito la cui veste rimane per sempre oscura, e agli antagonisti come il dongiovanni ambasciatore Archibald, ma anche per uno stile di scrittura fresco e frizzante che sorprende con accurati colpi di scena e trasporta con sé lungo le pagine come se fosse acqua fresca.
Uno dei pregi più grandi di questo romanzo è senza dubbio la ricchezza delle descrizioni, sia per quanto riguarda le ambientazioni sia per le usanze e le relazioni di questo mondo abitato da personaggi dotati di strabilianti poteri magici. Il mondo che ci mostra Christelle Dabos è capace di farci viaggiare con la fantasia ma appare per certi aspetti anche così incredibilmente reale da risultare comprensibile anche a quei lettori che magari non fanno del fantasy il loro pane quotidiano.
In poche parole questo è uno di quei libri che va letto; va letto perchè riserva delle sorprese, perchè è impossibile non rimanere coinvolti nelle vite e nelle avventure dei personaggi che lo compongono e perchè, proprio come me, chiunque arrivi all'ultima pagina non vorrebbe fare altro che poter sapere come la storia continua. Cosa che spero avvenga molto presto.

Voto: 8.5

Frase: "C'è chi sposa una donna per il suo patrimonio, io vengo sposata per le mie dita"

Christelle Dabos è nata a Cannes nel 1980 in una famiglia di musicisti e artisti. Ha lavorato come bibliotecaria per molti anni prima di dedicarsi completamente alla scrittura. Dal 2005 vive e lavora in Belgio. Il suo romanzo d'esordio "Fidanzati dell'inverno" è stato un vero e proprio caso editoriale che le ha fatto scalare le maggiori classifiche d'europa e da inizio alla trilogia "L'attraversaspecchi" a cui si aggiungeranno "Scomparsi di Chiardiluna" e "La memoria di Babele".


giovedì 5 luglio 2018

Recensione; "Un po' di follia in primavera" di Alessia Gazzola

Buona sera amici lettori!
Come sta procedendo la vostra settimana? Io sono decisamente stanca ma tra una settimana esatta inizieranno le mie tanto agognate ferie quindi i giorni scorrono con più contentezza.
Prima di parlarvi delle primissime letture di Luglio, che ho già concluso ed apprezzato, devo recuperare ancora l'ultima recensione delle letture di Giugno, ovvero l'immancabile appuntamento con Alessia Gazzola e la sua allieva Alice Allevi, giunta ormai al sesto capitolo "Un po' di follia in primavera".
Senza altri indugi, ecco a voi il mio commento.



Titolo: Un po' di follia in primavera
Autore: Alessia Gazzola
Paese: Italia
Genere:Giallo/Romanzo
Pagine: 298
Anno di pubblicazione: 2016
Casa editrice: Longanesi
Prezzo di copertina: 16.90 euro copertina rigida, 10 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro 
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Per Alice Allevi, la specializzanda di Medicina Legale più pasticciona di Roma, sta per giungere un momento molto importante; la specializzazione. Tra pochissimi mesi dovrà togliere i panni da allieva e vestire quelli da dottoressa, ma la strada si rivela essere più lunga del previsto.
Mentre la storia con Arthur, tornato in pianta stabile in Italia, torna ad essere più viva e solida che mai (con tanto di proposta di matrimonio..) Alice si ritrova immischiata in un nuovo ed intricatissimo caso; affiancata dal fedele Commissario Calligaris, la giovane dovrà cercare di scoprire cosa è accaduto al professor Ruggero D'Armento, docente di psicologia, trovato assassinato. Le indagini sembrano dover convolare all'interno della clinica che la vittima dirigeva ma quando all'orizzonte si staglia la figura di Andrea. un giovane violinista squattrinato con cui la moglie di D'Armento tempo prima aveva iniziato una relazione, tutto prende una piega diversa


Mi sento quasi in difficoltà a commentare i libri di questa serie perché, non riuscendo davvero a trovare nulla da ridire, mi sembra di diventare ripetitiva.
In realtà è da Gennaio che io ho iniziato la scoperta di questa saga e ormai quello con Alice Allevi è un appuntamento mensile a cui tengo moltissimo, come se potessi in questo modo ritrovare una vecchia amica. In fondo è proprio questo il bello di Alice, la sua spontaneità, il fatto che , attraverso le sue disavventure e i suoi fallimenti, faccia in modo che sia davvero impossibile non affezionarcisi. a partire da quello che riguarda la sua vita tormentata privata; sono da mesi che parliamo della "lotta" tra Arthur, il ragazzo perfetto ma instabile, e Claudio, l'uomo imprevedibile ma poco incline alle relazioni serie, con una piccola via di fuga rappresenta dal buon Sergio Einardi, e finalmente Alice sembra aver preso una scelta; è Arthur il solo ed unico uomo della sua vita! Ma proprio quando tutto sembra andare a gonfie vele.. ecco che il vero spirito ritorna dando vita all'ennesimo tira e molla che, diciamocelo, ha anche un po' stufato. A questo punto allora è meglio il buon vecchio CC, che sarò pure un po' str... ma almeno le sue certezze le da. E poi sapete bene dove pende da tempo l'ago della mia medaglia. In ogni caso, per Alice la stabilità emotiva sembra ancora molto lontana quindi non le resta altro da fare che buttarsi nel lavoro e nel suo hobby, ossia l'investigazioni.
Per quanto riguarda la parte giallista dell'opera anche questa volta Alessia Gazzola riesce a creare un indagine di tutto rispetto, intrigante ed intricata al punto giusto, composta da tanti personaggi e che tratta diverse tematiche, come le adozioni e gli ospedali psichiatrici; c'è una cosa però che mi ha fatto rimanere un po' perplessa e cioè la ricerca di un finale non proprio imprevedibile ed originale..
Detto sinceramente, da lettrice, mi aspettavo un collegamento improvviso con il caso trattato dal'Istituto prima del ritrovamento di D'Armento, a cui è stato dato un nome ed una sorta di ruolo per poi lasciarlo abbandonato a sé stesso.. Ma forse io leggo troppi gialli.
In ogni caso anche questo sesto capitolo si dimostra all'altezza dei precedenti, soprattutto, come già detto per quanto riguarda il valore affettivo.
Per quanto mi riguarda, adesso mi manca solo "Arabesque" e non vedo davvero l'ora di leggerlo!

Voto: 7

Frase: "Non dimenticare mai che il male trovo sempre la strada più facile per venire fuori. E che la verità, in tutti i casi che sembrano irrisolvibili, il più delle volte ce l'abbiamo sotto gli occhi, apparentemente inaccessibile"




Alessia Gazzola nasce a Messina nel 1982, nella vita è un medico legale e diventa famosa al grande pubblico di lettori scrivendo la serie di romanzi a metà tra il giallo e la commedia romantica con protagonista il medico legale Alice Allevi dal titolo "L'allieva" di cui fanno parte il primo romanzo omonimo, "Sindrome da cuore in sospeso", "Un segreto non è per sempre", "Le ossa della principessa", "Una lunga estate crudele", "Un po' di follia in primavera" e "Arabesque" e dalla quale è stata creata una famosa serie TV. Di sua pubblicazione anche  "Non è la fine del mondo", primo romanzo senza Alice Allevi.




martedì 3 luglio 2018

Recensione; "Scrivi" di Marianna Brogi

Il secondo romanzo di cui vi voglio parlare oggi è una lettura nata dalla collaborazione con Geeko Editor, gruppo editoriale digitale che ringrazio ancora una volta vivamente soprattutto per avermi dato la possibilità di conoscere questa bella storia.
"Scrivi" è un romanzo in parte autobiografico scritto da Marianna Brogi che affronta tantissime tematiche come la perdita di una persona cara, la crisi sia economica che personale e soprattutto l'importanza che può avere la scrittura per aiutare a superare dei momenti davvero difficili.
Ecco a voi la mia recensione




Titolo: Scrivi
Autore: Marianna Brogi
Paese: Italia
Genere: Romanzo
Pagine: 263
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice: Geeko Editor
Prezzo ebook: 5 euro
Link per l’acquisto sito Geeko Editor








Giunta in un momento delicato della sua vita, Dorotea decide improvvisamente di staccare la spina che la lega al mondo; al marito Luigi, al lavoro che la oppressa, alla crisi economica del suo Paese e a quella personale che sta vivendo in prima persona, per rispondere ad un bisogno lasciato per troppi anni inascoltato; scrivere.
Così, di punto in bianco, inizia a dare vita a quella che si rivela essere una specie di lettera all'amico d'infanzia Marcello, scomparso troppo presto. A lui apre nuovamente il suo cuore, raccontando com'è diventata la sua vita con il passare del tempo, racconta del loro speciale ed unico rapporto, coltivato fin da bambini, del dolore che la sua scomparsa ha lasciato dentro di lei e soprattutto a lui racconta di Celeste, una donna forte e dalla vita irripetibile, il cui incontro ha cambiato per sempre la sua esistenza.


La bellezza di questo romanzo sta tutto nel potere dei massaggi nascosti nelle sue pagine, trasmessi attraverso le tante argomentazioni trattate. Grazie ad uno stile scorrevole ma immensamente ricco ed intenso, Marianna Brogi riesce a mischiare alcuni importanti avvenimenti della sua vita con una storia fittizia ma che, grazie a questa iniezione di realtà, appare da subito reale e affine a quella dei lettori che si apprestano a leggerla.
Impossibile appare non venire colpiti dalla profondità e dalla realtà con cui l'autrice affronta alcuni argomenti, come i momenti critici che ancora caratterizzano il nostro Paese, l'amore e l'attaccamento verso la propria terra, l'importanza di ricordare il passato e il dolore per la perdita delle persone care.
Chiunque abbia vissuto, più o meno intensamente, una di queste cose non può non essere coinvolta nella storia di Dorotea e in quella di Celeste, due donne molto diverse che hanno però avuto la fortuna di incontrarsi e diventare fondamentali l'una per l'altra. Attraverso le due figure, la scrittrice ricrea alla perfezione due stralci di vita di epoche lontane tra loro ma in qualche modo sorprendentemente simili; con Celeste il lettore potrà sondare con mano gli stenti del dopoguerra, le fatiche vissute da una donna per guadare da vivere a sé e alla propria famiglia, il vero ruolo del matrimonio, l'importanza delle apparenze. E con Dorotea potrà confrontarsi con i problemi del proprio presente, sentendola vicina e condividendone le emozioni.
Due donne determinate, coraggiose e immensamente fragili ma che non perdono la volontà di farsi strada attraverso il mondo, conquistando il proprio piccolo spazio. Un vera ispirazione per le donne di oggi.
"Scrivi" è un romanzo profondo, da leggere pian piano e che, perché no, può adattarsi bene ad una lettura estiva, semplice, ma ricca di grandi emozioni.

Voto: 7.5

Frase: "Molto spesso sento la mancanza della sua voce che mi parla chiamandomi, a volte la sento accanto a me, e capisco che senza ricordi, nessuno di noi sarebbe nulla"


Marianna Brogi è nata il 1 Marzo 1981 a Pennabili.
Dopo essere cresciuta con due genitori amanti dell'arte e del cinema, si Laurea in Comunicazione all'Università di Bologna. In seguito numerosi lavori ma la passione per la scrittura rimane sempre viva in lei tanto da spingerla nel 2014 ad aprire un blog in cui parlare delle sue più grandi passioni; la scrittura, il cinema, il web e i viaggi. Nel 2017 arriva seconda nelle categoria racconti brevi del contest Cooopforwords con "Alla Coop con la navicella dell'esercito ribelle" che poi è stato inserito nel volume "Cado come neve" edito da Fernandel Editore.
Nel 2018 entra a far parte della scuola di sceneggiatura " Bottega Finzioni" di Carlo Lucarelli e lo stesso anno pubblica il suo primo romanzo "Scrivi", pubblicato da Geeko Editor