lunedì 25 giugno 2018

Recensione; "L'ostinato scorrere del tempo" di Justin Go

Buon lunedì a tutti cari amici lettori!
Inizia ufficialmente l'ultima settimana di Giugno e mentre le ferie si avvicinano sempre di più, bisogna sempre rimboccarsi le maniche, quindi eccomi, pronta per parlarvi del libro che ho concluso prima dell'inizio di questo weekend.
"L'ostinato scorrere del tempo" è il romanzo d'esordio dell'autore statunitense Justin Go che mette in parallelo due storie, quella di Imogen e Ashley, due giovani innamorati separati dalla Guerra, e quella di Tristian che ottant'anni dopo dovrà cerca di fare chiarezza sul destino della coppia per potersi aggiudicare un'importante eredità.
Ecco la mia recensione



Titolo: L'ostinato scorrere del tempo
Autore: Justin Go
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: The Steady Running of th Hour 
Genere: Romanzo
Pagine: 563
Anno di pubblicazione: 2014
Casa editrice italiana: Einaudi
Prezzo di copertina: 21 euro copertina flessibile
Ebook: 8.99 euro
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Apparentemente sempre una giornata come tante quando Tristan Campbell, ventitreenne neolaureato americano, riceve la telefonata dello studio legale londinese "Twyning & Hooper" e in men che non si dica si ritrova su un volo diretto a Londra dove l'avvocato J.F. Prichard lo mette a conoscenza della storia di Imogen Sommes-Anderson e Ashley Walsingham, lei giovane di buona famiglia ribelle e determinata, lui unico erede di una grande fortuna appassionato di alpinismo, I due si incontrano nel 1916 proprio a Londra ma la loro storia è destinata ad attraversare gli anni viaggiando per mezza europa, dalla Francia, alla Germania, dalla Svezia, all'Islanda fino ad arrivare alle vette più alte dell'Himalaya e lì perdersi nel nulla.
Questa giovane coppia, fin'ora totalmente sconosciuta, prenderà sempre più importanza agli occhi di Tristian che dovrà buttarsi alla più completa avventura con il solo scopo di ricostruire la loro storia e soprattutto dimostrare il legame di sangue che li lega a loro per entrare in possessi di una grande eredità.

"L'ostinato scorrere del tempo" è stato uno di quei libri che mi ha colpito senza un motivo preciso, A volte succede a noi lettori di notare un libro e sentire semplicemente di doverlo leggere. A me è successo, e noto con piacere che anche questa volta il mio sesto senso non si è sbagliato.
Attraverso uno stile di scrittura scorrevole e pieno di piccoli colpi di scena, Justin Go riesce a creare una trama capace di catturare fin da subito l'attenzione dell'autore. Le due storie messe in parallelo, quella dei giovani innamorati destinati a separarsi, e quella del determinato ragazzo convinto a dargli giustizia, sono entrambi ben caratterizzati e disseminati di continui cambi di genere e prospettiva che permette al lettore di non annoiarsi mai.
La storia di Imogen e Ashley è una storia d'amore difficile da dimenticare, che fa sognare anche i meno romantici (come me) e che mostra una grande quantità di citazioni da sottolineare e segnare per sempre su un taccuino. La loro storia è però anche una storia d'amore misteriosa, sono tanti i punti rimasti in sospeso; come mai ad un certo punto i due hanno smesso di vedersi? Dove si è nascosta Imogen per i sette anni in chi Ashley ha continuato a scriverle senza ottenere risposta? E soprattutto, la piccola Charlotte, era davvero la nipote di Imogen oppure la verità era un'altra?
Queste sono solo alcune delle domande a cui Tristan dovrà trovare risposta, lasciandosi guidare dall'istinto e viaggiando in lungo e in largo per l'Europa in modo da ricostruire il destino dei due giovani e soprattutto la propria identità.
Questo libro ha come tema fondamentale quello del viaggio; da amante dei viaggi come sono non posso che essere rimasta incantata di fronte alle descrizioni, sia dei posti che ho già visitato, come Londra e Parigi, sia di quelli che sto per visitare, Berlino, e quelli che forse un giorno visiterò, la Svezia, l' Islanda, il Tibet.. 
Per questo motivo, risulta essere un romanzo adattissimo per accompagnarci durante questa lunga estate, in cui, anche a casa, attraverso di esso potremo viaggiare almeno con la fantasia.
Molto piacevole è anche il legame tra i fatti che condizionano la vita di Imogen e Ashley con la storia del periodo, un fattore che apprezzo sempre moltissimo; i due giovani saranno infatti profondamente colpiti prima dalla Guerra, in cui Ashley starà per perdere la vita, e successivamente dalla spedizione sull'Everest del 1924 da cui in giovane non farà più ritorno. Entrambe le parti sono descritte egregiamente attraverso l'esperienza di Ashley sia riporta narrativamente sia attraverso le lettere che Tristan a modo pian piano di ritrovare, e permettono al lettore di avere un importante documento su due grandi avvenimenti storici.
Dopo i commenti positivi devo giungere ahimè a quelli negativi che, mio grande malgrado, riguardano tutti il finale; proprio quando si giunge sul punto di fare finalmente chiarezza sul passato, lo scrittore sceglie di lasciare tutto in sospeso, rappresentato pienamente il, senza dubbio giusto, insegnamento su quali sono le cose più importanti della vita (che di certo non sono i soldi), ma che lascia il lettore assolutamente stranito e che rovina un esperienza di lettura fino ad allora assolutamente piacevole. Un finale a dir poco frettoloso che esclude totalmente anche la minima spiegazione e che, ammettiamolo, almeno un po' fa arrabbiare, dopo essersi appassionati così tanto nel corso della lettura. Peccato..

Voto: 6.5

Frase: "Vienimi a prendere quando arriva al treno e andiamo a passeggiare in Regent's Park. Avrò la pelle bruciata dal sole e tossirò molto, ma vieni con me a Regent's Park e andremo ancora a spasso nel giardino francese. Ci siederemo vicino all'acqua e mi racconterai cos'hai fatto in questi anni. E allora saprò perché non mi ha piegato né la Ridotta dell'Imperatrice né questa montagna né tu. E potrò vivere nell'Inghilterra verde e collinosa, senza mai desiderare altro fuorché ciò che possiedo.


Justin Go è nato a Los Angeles, ha studiato storia a Berkeley e letteratura allo University College di Londra. Ha vissuto a Tokyo, Stoccolma, Parigi. Nel 2008, a ventisette anni, ha lasciato il lavoro e si è trasferito a Berlino per scrivere il suo primo romanzo, "L'ostinato scorrere del tempo", tradotto in oltre venti lingue e pubblicato nel 2014 da Einaudi Stile Libero.

venerdì 22 giugno 2018

Consiglio per il weekend; "Marked" di P.C. Cast e Kristin Cast

Buongiorno amici lettori!
E anche il venerdì è finalmente arrivato e in questo periodo che ormai respira d'estate è ancora più gradito.
Come consueto l'ultimo post della settimana riguarda il mio consiglio di lettura per il weekend e anche questa volta ho voluto pescarlo negli anfratti dei miei anni passati; come forse saprete dai miei racconti, in epoca adolescenziale andavo matta per il genere fantasy e dispotico e questo libro fa parte proprio di questa categoria. Sto parlando di "Marked. La casa della notte" libro scritto a quattro mani da madre e figlia da P.C. e Kristin Cast, primo della serie che vede come protagonista Zoey Redbird che dopo aver ricevuto "il marchio" dovrà trasferirsi nella "Casa della notte" ed eseguire la formazione per diventare vampiro. "Marked" è il primo volume di una fortunata serie composta da ben dodici libri e sette racconti di cornice.
Se non lo conoscete vi invito a dargli un occhiata, soprattutto agli appassionati del gemere che potranno lanciarsi in una vera e propria avventura!
Vi aspetto lunedì per iniziare insieme una nuova settimana all'insegna dei libri!



Titolo: Marked. La Casa della notte
Autore: P.C. & Kristin Cast
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Marked
Genere: Fantasy/Young Adult
Pagine: 333
Anno di pubblicazione: 2007
Casa editrice italiana: Editrice Nord
Prezzo di copertina: 8.50 euro copertina flessibile, 16.50 euro copertina rigida
Ebook: 3.99 euro
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Trama:


Mi chiamo Zoey, ho sedici anni, una madre apprensiva, un patrigno scostante e una sorella maggiore tutta perfettina. E per lungo tempo sono stata convinta che questi fossero i miei problemi. Mi sbagliavo. Perché un giorno ho ricevuto il Marchio: una mezzaluna blu tatuata sulla fronte. E tutto è cambiato. Dovete sapere che il Marchio è la prima tappa per diventare un vampiro. La successiva è entrare nella Casa della Notte, una scuola dove s'impara a controllare i propri poteri e ad affrontare la delicatissima fase della Trasformazione. Cosa succede, allora? Alternativa uno: mi trasformo in vampiro, cioè divento più che umana; più forte, più intelligente, più dotata. Alternativa due: il mio corpo rifiuta la trasformazione e io muoio. Per sempre. Ma neppure questo è il mio problema più grosso. Oh, no. Il fatto è che il mio marchio è diverso da quello degli altri, è il segno di capacità incredibili per una ragazza della mia età, e ciò non aiuta a farmi nuovi amici. Senza contare che Afrodite, la presidentessa delle Figlie Oscure, il club più esclusivo della scuola, non ha preso molto bene la mia "superiorità". Insomma mi odia. Talvolta vorrei tornare indietro, ma non posso. Anche perché qui, nella Casa della Notte, sta succedendo qualcosa di profondamente sbagliato e pericoloso. E io sono l'unica che possa fermarlo.


Phyllis Christine Cast , nota al pubblico come P.C. Cast, è nata il 30 aprile 1960 a Watseka, Illinois.
Il suo esordio letterario avviene nel 2001 con la pubblicazione di "Goddes in Mistakes" e  dopo aver vinto numerosi riconoscimenti con esso e le opere seguenti, nel 2005 inizia a scrivere la serie fantasy per adolescenti "Marked", insieme alla figlia Kristin, anche lei da sempre amante della letteratura.
Al momento la serie "Marked" ha all'attivo dodici libri e sette romanzi di cornice, tradotti in dodici Paesi.

giovedì 21 giugno 2018

Parole in musica; Speciale "Wonder" parte 9


Ma buongiorno amici lettori!
Oggi è "già" giovedì e come ogni giovedì (salvo alcuni cambi di programma) parliamo di musica continuando il percorso iniziato diverse settimane fa che ci sta portando alla scoperta delle canzoni del libro "Wonder".
Siamo quasi giunti alla conclusione, mancano infatti solo tre canzoni, e dopo aver riscoperto due celebri brani tratti dal musical "Tutti insieme appassionatamente" torniamo al pop con la proposta seguente di R.J. Palacio; "The Magnetic Fields" e il loro brano "The Luckiest Guy on the Lower East Side"! Dopo questo nome che è tutto un programma mi verrebbe naturale esplodere in un bel "yeah" ma voglio fare la persona seria quindi lascio stare.
In realtà prima di ora non avevo mai sentito parlare di questo gruppo, quindi ne vengo alla scoperta insieme a voi.
"The Magnetic Fields" è un gruppo musicale statunitense guidato dal cantautore Stephin Marritt e composta da Claudia Gonson,Sam Davol e John Woo.
Il gruppo nacque nel 1990 grazie ad un progetto di Merritt, che aveva precedentemente dato via ad una carriera come solista con il nome d'arte di "Buffalo Rome", e alla sua collaborazione con la Gonson, musicista e cantante, conosciuta fin dai tempi del Liceo.
Una volta trasferiti a Boston e acquisiti altri strumentisti, la band pubblicò il suo album debutto "Distant Plastic Trees" a cui seguirono ben unici album, tre dei quali facenti parti di un opera unitaria intitolata "69 Love Songs".
Di stampo indie e chamber pop, i "Magnetic Fields" si caratterizzano per uno stile musicale cupo ed eclettico con l'idea di riassumere i decenni di storia della musica dall'operetta di Schubert fino al sunth-pop degli anni 80'. Ciò che ne esce è uno stile senza alcun dubbio unico e irripetibile che sembra essere influenzata da generi completamenti diversi, dal country, al valzer, fino al folk rock.
Un altra particolarità di questo eccentrico gruppo è che per la realizzazione dei brani ha spesso collaborato con lo scrittore Lemony Snicket, autore dei celebri romanzi per ragazzi "Una serie di sfortunati eventi".
"The Luckiest Guy on the Lower East Side" fa parte proprio della loro compilation più celebre, essendo l'ottava canzone del primo disco di "69 Love Songs" e come la maggior parte delle canzoni del gruppo presenta un testo umoristico e minimalista ma incentrato sull'amore.
Una bella scoperta, quella di oggi, che vi invito ad approfondire ascoltandola cliccando sul link qui sotto.
L'appuntato con questa rubrica è per la prossima settimana, con la penultima canzone tratta da "Wonder".

The Magnetic Fields "The Luckiest Guy on the Lower East Side"

mercoledì 20 giugno 2018

Recensione; "Maria Callas. Lettere d'amore" di Renzo Allegri

Buon mercoledì a tutti, amici lettori!
Eccomi tornata con una nuova recensione che parla di un opera davvero molto interessante; una biografia scritta ed organizzata dal giornalista e scrittore Renzo Allegri che analizza un periodo molto particolare della vita della grandissima Maria Callas attraverso un gran numero di lettere scritte da quest'ultima al marito Giovanni Battista Meneghini, nei dodici anni della loro unione.
La storia di Maria Callas mi ha sempre affascinato e ho avuto modo di conoscerla più volte attraverso sceneggiati ed opere teatrali (tra cui, vi consiglio spassionatamente, il meraviglioso spettacolo "Callas" interpretato da Dario Fo e Paolo Cortellesi) ed in questo libro ho avuto l'occasione di approfondire alcuni aspetti della Divina, spesso rimasti, intenzionalmente o no, nascosti al pubblico.
Ecco a voi la mia recensione



Titolo: Maria Callas. Lettere d'amore
Autore: Renzo Allegri
Paese: Italia
Genere: Biografia/Romanzo epistolare
Pagine: 210
Anno di pubblicazione: 2008
Casa editrice italiana: Mondadori
Prezzo di copertina: 17 euro copertina rigida
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Il 12 dicembre 2007 in una grande asta organizzata a Milano, tra i tanti oggetti appartenuti a Maria Callas furono vendute una gran quantità di lettere, scritte dalla grande soprano al marito Giovanni Battista Meneghini e da quest'ultimo gelosamente conservate fino al giorno della sua morte. Se per tutti fu una scoperta sorprendente, stessa cosa non fu per Renzo Allegri che queste lettere aveva già avuto modo di leggerle, di studiarle ed analizzarle vent'anni prima proprio insieme a Meneghini, durante la stesura delle sue memorie ed è proprio dal giorno dell'asta che ad Allegri viene l'idea di renderle finalmente pubbliche, raccogliendole in questa interessante e ricca biografia che alterna spiegazioni dell'autore agli scambi epistolari veri e proprio, lasciati esattamente come da originale. Un grande documento sulla parte più felice e di successo della Divina, prima del tradimento e del conseguente declino.


Su Maria Callas sono state scritte molteplici cose; articoli, studi, romanzi e vere e proprie biografia, ufficiali o meno. E la visione di questa grande artista che esce fuori da tutte esse è quella di donna istintiva, determinata, a volte capricciosa e polemica. Tutti noi conosciamo i suoi sforzi iniziali per arrivare alla fama e soprattutto la sua tormentata storia con Aristotele Onassis, il grande armatore greco, e la sofferenza da essa derivata. Renzo Allegri vuole staccarsi completamente da tutto ciò precedente scritto e creare un opera che non solo mostra un lato molto diverso della Callas ma che dona giustizia alla sua storia con il marito e agente Meneghini, durata dodici anni; una vera storia d'amore come poche ne sono esistete, sempre troppo spesso poco considerata o erroneamente descritta. Fin dalle prime pagine, Allegri annuncia che quella da lui è scritto sia l'unica biografia degna di questo nome, e questa supponenza, che si respira un po' durante tutte le pagine, forse appare un po' eccessiva ma decisamente comprensibile; non si può non ammettere, infatti, che questa opera scavi davvero nel più intimo di questo intrigante personaggio, in modo da mostrare a tutti la sua fragilità e la sofferenza, ma anche la più pura e immensa felicità, data dall'amore profondo per il marito. 
Proprio a questo scopo, Allegri riserva una buona parte del libro proprio alle lettere di Maria, lasciate 
immutate proprio per preservarne la genuinità; non può non scappare un sorriso leggendo l'italiano stentato o gli errori grammaticali presenti delle lettere, che rappresentano a pieno il modo di esprimersi di Maria Callas. Lettere meravigliose e genuine, che rappresentano a pieno l'amore per l'uomo con cui ha scelto di passare la vita, che le è sempre stato accanto e ha preso delle scelte importanti sempre per il suo bene, ma anche la sofferenza per i lunghi periodo di lontananza.
Oltre ai racconti di Allegri e le lettere di Maria, l'opera è arricchita anche da splendide foto raccolte ed organizzate nel corso degli anni che aiutano a comprendere il percorso di vita di un artista ancora oggi unica ed indimenticabile. 
Di grande importanza ha ovviamente anche il ruolo di Meneghini, con cui Allegri ha avuto lunghi ed esaurienti colloqui e che ha permesso attraverso le sue testimonianze dirette di approfondire l'animo della moglie, amata fino all'ultimo momento, anche dopo il suo improvviso e doloroso tradimento con Onassis, raccontato secondo il suo punto di vista e tutt'oggi reputato oscuro ed incomprensibile agli occhi di tutti, tranne a quelli di Maria che purtroppo però purtroppo non potrà più spiegare quello che si è rivelato essere solo un grande errore.
"Maria Callas. Lettere d'amore" è senza dubbio un opera interessante ma che necessita del suo tempo per essere apprezzata e compresa a pieno; si adatta difficilmente a chi ha poco tempo ma risulta perfetta a chi ama leggere lentamente, una lettera alla volta.

Voto: 7

Frase: "Nessuna donna è felice come me! Sono famosa nel canto e soprattutto ho l'uomo dei miei sogni"

Renzo Augusto Allegri è nato a Verona il 25 luglio 1934.
Dopo aver studiato alla "Scuola Superiore di Scienze Sociali" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, diventa giornalista e collabora con diversi giornali, tra cui "Gente" con cui strinse un rapporto di ben ventiquattro anni. Come scrittore ha pubblicato una cinquantina di libri, di cui diverse biografie. Per citarne alcune "Cronista all'inferno", "La vera storia di Maria Callas", "Padre Pio, l'uomo della speranza", "I miracoli di Padre Pio", "Rol. Il grande veggente", "Il papa di Fatima" e "Callas by Callas" scritto con il figlio Roberto.

martedì 19 giugno 2018

Dal libro al film; La luce sugli oceani


Ma  buongiorno cari amici lettori!
Come ogni martedì anche oggi parliamo di cinema e lo facciamo analizzando insieme una storia che ho veramente amato sia nella sua versione originale che nella trasposizione cinematografica.
Sto parlando di "La luce sugli oceani" libro scritto da M.L. Stedman nel 2012 e tramutato in film nel 2016 grazie alla regia di Derek Cianfrance.
Se avete seguito un po' il mio commento sul libro, letto lo scorso mese, e il profondo innamoramento che ne è seguito (se non l'aveste fatto potete trovare l'articolo qui) saprete che in principio ho iniziato  approcciarmi a questa bellissima storia grazie proprio al film, trasposizione che apprezzato ancora di più una volta letto il libro.
L'aspetto più apprezzabile, a mio avviso, è stato proprio quello di mantenere integri gli aspetti fondamentali del romanzo, che già nella versione originale risultava perfetto già da sè; se in più si sono scelti interpreti eccezionali come quelli che la pellicola può vantare allora il gioco è fatto.
Michael Fassbender è senza dubbio il personaggio principale, il guardiano del faro Tom Sherbourne, un uomo chiuso, tutto d'un pezzo, segnato da un passato doloroso ma capace di provare ed esprimere un amore incommensurabile per la donna che ama, Isabel, interpretata da Alicia Vikander.
Appare quasi del tutto comprensibile e naturale che i due attori proprio attraverso questo film si siano conosciuti ed innamorati, tanto è visibile la loro intesa e il loro trasporto nella creazione dei personaggi. La loro interpretazione è davvero meravigliosa, intensa, toccante e capace di esprimere a pieno tutte le emozioni contrastanti dei due personaggi di M.L. Stedman, di certo non facili da affrontare. E poi, parliamoci chiaro, sono entrambi bellissimi, bravissimi e innamoratissimi, chi avrebbe potuto essere più perfetto per questi ruoli davvero non lo so!
Un altra interpretazione eccezionale va senza dubbio ad attribuirsi alla terza attrice d'eccezione Rachel Weisz, nel ruolo di Hannah Roennfeldt, l'antagonista, se così si può definire, la donna che ha sfidato tutto in nome di un amore, che è stata distrutta dalla perdita del marito e della figlia e che, infine proprio grazie al ricordo di quel grande amore, riesce a perdonare un torto che molti di noi neanche riuscirebbero a concepire. La sua storia parallela si lega indissolubilmente a quella dei due protagonisti e porta con sè così tanti argomenti da arricchire in modo incredibile l'intera narrazione. La parte in cui viene raccontata la sua storia con Franz, interpretato da Leon Ford, è una delle più toccanti dell'intero film, e a me personalmente fa immancabilmente commuovere.
Oltre allo spessore e l'intensità dei contenuti, il film vanta anche una splendida scelta di locations (Australia, Nuova Zelanda e Stanley, una piccola cittadina della Tasmania), capace di rendere immensamente giustizia alle ambientazioni create dalla Stedman.
In poche parole, una storia meravigliosa da gustare sia perdendosi nelle pagine del libro che lasciandosi sconvolgere dalla visione del film. Promossi entrambi con il massimo dei voti!


lunedì 18 giugno 2018

Recensione; "Il tatuatore" di Alison Belsham

Buon lunedì a tutti cari amici lettori!
Un'altra settimana ha inizio ma le ferie, per quanto mi riguarda, si avvicinano quindi l'unica cosa da fare è stringere i denti e cercare di sopportare il tram tram quotidiano facendoci allietare da un bel libro!
Oggi vi voglio parlare di un thriller recentissimo che è diventato celebre in un batter d'occhio e che ha conquistato uno dietro l'altro un sacco di commenti positivi, anche a mio avviso, assolutamente meritati; sto parlando di "Il tatuatore" intrigante esordio di Alison Belsham che ci porta alla scoperta di una delle arti più affascinanti del mondo; i tatuaggi.
Ecco a voi la mia recensione



Titolo: Il tatuatore
Autore: Alison Belsham 
Paese: Inghilterra
Titolo originale: The Tattoo Thief
Genere: Thriller
Pagine: 382
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: Newton Compton Editori
Prezzo di copertina: 12 euro copertina rigida
Ebook: 2.99 euro
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È un giorno come tanti a Brighton, città balneare della costa Sud-Est dell'Inghilterra, quando Marni Mullins, apprezzata tatuatrice del posto, durante una pausa dalla realizzazione di un complessa tatuaggio, ritrova il cadavere di un corpo orribilmente mutilato.
Per via di un passato doloroso e turbolento, Marni non ha un bel rapporto con la polizia, quindi si limita a contattarsi tramite una telefonata anonima non immaginandosi che l'ispettore Francis Sullivan, appena promosso e incaricato delle indagini, riuscirà a trovarla e a coinvolgerla in una vera e propria lotta contro il tempo, alla ricerca di uno spietato e temibile serial killer che dopo aver stordito le sue vittime toglie dal loro corpo i loro tatuaggi per farne delle vere opere d'arte.

"Il tatuatore" è di certo un libro capace di rimanere impresso; lo fa grazie alle tematiche affrontate, grazie alla scelta narrativa di basare la narrazione su punti diversi differenti (che comprendono anche quelli del serial killer) e soprattutto grazie a dei grandissimi e inaspettati colpi di scena degni di un thriller che vuole dichiararsi tale.
Lascia sbalorditi sapere che si tratta di un libro d'esordio in quanto la scorrevolenzza e la piacevolezza della lettura farebbe pensare ad un autore già esperto; complimento da fare a Alison Belsham che è riuscita a farsi conoscere al pubblico con un entrata in scena veramente impressionante.
Uno dei fattori meglio riusciti dell'opera sono senza dubbio i personaggi; a partire dai due protagonisti Francis Sullivan e Marni Mullins, il primo giovane e arguto ispettore di polizia, la seconda talentuosa e coraggiosa tatuatrice, molto diversi tra loro ma destinati ad attrarsi e a capirsi grazie a due esistenze a dir poco dolorose. Oltre a loro anche i personaggi meno importanti ottengono un ruolo concreto e ben caratterizzato all'interno della storia; come l'ex marito di Marni, Thierri, lo scapestrato tatuatore francese dall'animo ancora adolescenziale oppure il collega di Francis, Rory, prima convinto a vendicarsi per avergli soffiato il posto di ispettore ma poi capace di creare con lui una squadra eccellente. Ho apprezzato ognuno di essi, nessuno escluso, per creati, nel complesso per creare una trama avvincente e decisamente d'effetto.
L'unico fattore che ho trovato poco sviluppato è tutta la parte che riguarda il passato di Marni, citato ed affrontato ma troppo superficialmente e addirittura lasciato un po' in sospeso.. forse per lasciare spazio ad un secondo volume? Chi lo sa, è possibile.
Ciò che fa di questo thriller un opera da ricordare è però tutto ciò che riguarda la creazione e la caratterizzazione del serie killer; il terribile Ladro di Tatuaggi, che grazie ad alcune parti del racconto in cui potrà raccontarsi, svelerà dettagliatamente tutti i suoi trucchi e i suoi intenti, in descrizioni capaci di far scorrere un vero brivido lungo la schiena. Ecco, se siete troppo impressionabili forse questo libro non fa proprio per voi, ma se amate lo splatter allora questa è una vera chicca.
Infondo, però, la cosa che mi davvero convinto in questo libro è il fatto che corrisponda a pieno all'idea di "bel thriller" che mi sono fatta io; un thriller ben riuscito è quell'opera che ti fa tenere con il fiato sospeso, che ti coinvolge e ti intriga, portandoti a cercare di scoprire in prima persona chi è il colpevole, e soprattutto che non ti nasconde nulla nascondendo la soluzione all'interno delle sue pagine più nascoste ed imprevedibili; e questo libro ha tutte queste cose. Se decidere di leggerlo, cosa che vi consiglio, e scoprirete la vera identità del "Ladro di tatuaggi" e soprattutto del "Collezionista" capirete cosa intendo.

Voto: 8.5

Frase: "Dove mio padre vedeva un fallimento, il Collezionista vede talento. Mi ha fornito un lavoro e uno scopo. Lisciare la pelle. Ammorbidirla. Accarezzarla. Trasformarla in qualcosa di molto più bello rispetto a quel che era in vita. La stacco da una vera creatura vivente e la rendo un'opera d'arte. E l'arte è più importante della vita" 

Alison Belsham ha iniziato scrivendo sceneggiature, e nel 2001 è stata finalista nella BBC Drama Writer competition. Nel 2016 ha presentato "Il tatuatore" al Bloody Scotland Crime Writing, uno dei più prestigiosi eventi per il genere thriller, ed è stata giudicata vincitrice. Secondo The Bookseller è stato uno dei libri più interessanti tra quelli presentati a Francoforte 2017.


sabato 16 giugno 2018

Consiglio per il weekend; "Il pittore che visse due volte" di Chris Paling

Ed eccoci infine, con un po' di ritardo, al mio consiglio di lettura per il weekend.
Devo ammette che questa rubrica mi mette sempre un po' in difficoltà; ogni volta che devo scegliere un libro da consigliarvi mi arrovello pensando se possa essere davvero la lettura giusta oppure no, ma quando, qualche giorno fa, mi è tornato in mente questo libro, ho subito capito che sarebbe stato perfetto.
"Il pittore che visse due volte" è un thriller scritto da Chris Paling e pubblicato da Newton Compton che mette in parallelo due storie londinesi; la prima è quella di Reilly, giovane e squattrinato pittore di inizio novecento che proprio sul punto di poter far fortuna, viene accusato della morte di un famoso critico d'arte e la seconda è quella di Samantha, una ragazza che cinquant'anni dopo, in una galleria s'innamora di un quadro del pittore e si decide a scoprire che cosa gli è veramente successo.
Una lettura veramente adatta a chi ama le emozioni forti!
Qui sotto vi lascio scheda libro, trama e biografia autore.
Vi aspetto lunedì (se gli impegni me lo permettono) per continuare a parlare insieme del bellissimo molto dei libri.



Titolo: Il pittore che visse due volte
Autore: Chris Paling
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Nimrod's Shadow
Genere: Thriller
Pagine: 285
Anno di pubblicazione: 2012
Casa editrice italiana: Newton Compton
Prezzo di copertina: 5.90 euro
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Trama:
In una cupa Londra di inizio novecento, Reilly, un giovane pittore di talento in cerca di fortuna, riceve la visita del più famoso critico d'arte della città. Potrebbe essere la svolta, se non fosse che il giorno dopo lo stesso critico viene ritrovato morto in un canale. Nelle indagini, inchiodato da uno strano indizio, viene coinvolto lo stesso povero Reilly. Cinquant'anni dopo la vicenda, una ragazza di nome Samantha si innamora ad un galleria d'arte di un quadro del pittore. Decide quindi di cominciare una personale ricerca ed indagine per risolvere, a cinquant'anni dal misfatto, il misterioso delitto che compromise la carriera e la vita di Reilly


Chris Paling è nato a Derby nel 1956.
Autore di numerosissime fiction televisive BBC, alla soglia dei quarant'anni ha intrapreso, con successo, la carriera di scrittore.
Attualmente vive a Brighton con i suoi due figli Thomas e Sarah.
La sua bibliografia vanta nove romanzi ma solo "Il pittore che visse due volte" è stato tradotto e pubblicato in Italia.

Parole in musica, Speciale "Wonder" parte 8


Ma buon sabato a tutti cari amici lettori!
Mi trovate oggi straordinariamente attiva perchè nei giorni scorsi i turni di lavoro non mi hanno lasciato il tempo per attuare i miei compiti, quindi devo sfruttare questo sabato mattina per recuperare le rubriche andate perse, tra cui, ovviamente quella dedicata alla musica e allo speciale su "Wonder".
Anche questa settimana parliamo di "Tutti insieme appassionatamente" che, come ho detto nello scorso appuntamento, è il musical visto durante la gita scolastica nella versione originale della storia.
Se la scorsa settimana abbiamo parlato di una canzone (Quindi anni, quasi sedici", senza dubbio apprezzabile, ma non propriamente famosa, oggi analizziamo una delle più celebri ossia "Le cose che piacciono a me". Composta da Richard Rodgers ed Oscar Hammerstein, la canzone ha avuto due diverse interpretazioni; nella versione musical venne infatti cantata da Maria e dalla Madre Badessa, mentre nel film è interpreta da Maria per intrattenere i sette bambini durante un terribile temporale.
Il brano divenne popolarissimo, soprattutto in tema natalizio (anche se non venne creata a questo scopo), e venne interpretato da moltissimi artisti, tra cui il sassofonista John Coltrane, che ne vece un vero cavallo di battaglia.
Una canzone davvero indimenticabile, da canticchiare una volta, e poi altra, e un altra ancora.
Qui sotto vi lascio il link dove poterla ascoltare

Tutti insieme appassionatamente "Le cose che piacciono a me"

giovedì 14 giugno 2018

Recensione; "Divergent" di Veronica Roth

Buongiorno a tutti, amici lettori!
Se la mia presenza qui e sui social è un po' altalenante ultimamente, quella in relazione ai libri continua e quindi oggi vi devo assolutamente parlare di una delle mie ultime letture che pian piano si stanno ammassando sul comodino, in attesa di un giudizio.
Il primo romanzo di cui vi parlo è "Divergent", celebre dispotico di Veronica Roth che io ho conosciuto grazie alla mia amica Chiara che una sera mi ha proposto di vederne il film; sono rimasta così tanto presa dalla storia da averlo rivisto due volte nel giro di due giorni ma prima di buttarmi a capofitto nelle due pellicole seguenti è stato giusto per me tornare sulla retta via e andare, per prima cosa, alla scoperta dei libri.
Come sempre quando si confronta un libro e un film (cosa che faremo nello specifico nella rubrica dedicata), soprattutto se uno dei due ti è piaciuto particolarmente, le delusioni e gli "arricciamenti di naso" sono sempre dietro l'angolo ma ciò che ho ottenuto da questa lettura è stato senza dubbio piacevole.
Ora ve ne parlo un po' meglio



Titolo: Divergent
Autore: Veronica Roth
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Divergent
Genere: Romanzo dispotico/Young Adult
Pagine: 480
Casa editrice italiana: De Agostini
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo di copertina: 14.90 euro copertina rigida, 10,90 euro copertina flessibile
Ebook: 6.99 euro
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Al termine di una devastante e sanguinosa guerra, gli umani sopravvissuti decisero di diversi in varie comunità, chiamate fazioni, caratterizzate dai valori su cui decisero di badare la loro esistenza; quelli che credevano che la colpa del male del mondo dovesse trovarsi nell'aggressività fondarono la fazione dei Pacifici, quelli che incolpavano l'ignoranza divennero Eruditi, quelli che aborrivano l'ipocrisia si chiamarono Candidi, coloro che condannavano la codardia divennero Intrepidi ed infine, quelli che incolpavano l'egoismo crearono gli Abneganti.
Proprio in quest'ultima fazione è nata e cresciuta Beatrice, una ragazza che, giunta alle soglie dei sedici anni, deve compiere la Scelta; decidere quale sarà la fazione a cui apparterrà per il resto della vita. Quando il test attitudinale risulta inconcludente, per Beatrice inizierà una vera e propria lotta contro il pericolo; la piccola Abnegante appartiene infatti ad un'altra fazione di cui nessuno ha mai voluto parlare; i Divergenti. Toccherà a lei scegliere, rimanere con la propria famiglia negli Abneganti, pur non trovando nell'altruismo il suo vero scopo, o rischiare tutto nel pericoloso e crudele mondo degli Intrepidi? In ogni caso, dovrà state molto attenta; la verità sulla sua personalità non dovrà mai venire fuori.


Di stampo principalmente Young Adult, questo romanzo risulta infine difficile da inserire in una particolare categoria; sembrerebbe una storia scritta per il target adolescenziale, ma attraverso alcune scelte intelligenti di stile e di contesto e alcuni messaggi molto importanti risulta adatta anche ad un pubblico più grande. In quanto dispotico potrebbe essere più affine agli amanti dei romanzi, ma per alcuni versi può essere apprezzabile anche dagli affezionati dei fantasy che vogliono lanciarsi in qualcosa di un po' diverso mantenendo però alcune sue caratteristiche. In poche parole, è un libro comprensibile e apprezzabile da molti lettori diversi, pregio assolutamente eccezionale.
La prima cosa che mi ha profondamente colpito è senza dubbio la descrizione di questa realtà fantastica ma assolutamente comprensibile; questi cinque popoli che per mantenere la pace hanno deciso di vivere per sempre portando avanti il valore più grande in cui credono, che vivono per conto proprio ma che compiono ognuno un ruolo fondamentale per la sopravvivenza dell'intera umanità.
Ho provato più volte la sensazione che sarebbe davvero interessante poter vivere, almeno per qualche tempo, in un mondo così e soprattutto ho trovato divertente provare a scoprire quale sarebbe la fazione a cui vorrei appartenere (ve la dico solo se mi dite la vostra!)
Attraverso il ruolo della giovane protagonista non solo veniamo a conoscenza della società in cui vive ma attraversiamo un vero e proprio percorso di crescita; da ragazzina protetta e dedita ad aiutare gli altri, Beatrice sarà destinata a diventare una donna e a mostrare gli istinti e le inclinazioni che fino ad allora aveva celato all'interno di sè, Il coraggio, la temerarietà ma anche, alle volte, un po' di crudeltà. Non è forse questo il vero significato di diventare grandi?
Sono proprio i personaggi e le loro storie a dare animo a questo libro; i genitori di Beatrice, il fratello Caleb, gli amici trasfazione sono tutti molto apprezzabili anche se forse non troppo caratterizzati. L'unico che alla fine risulta davvero ben riuscito è Quattro, il ragazzo misterioso e dal passato oscuro che pian piano finirà ad aprirsi fino a rivelare la sua vera idea sul mondo; per essere un uomo migliore non devi portare avanti un solo ideale ma tutti i cinque; coraggio, altruismo, tolleranza, intelligenza, sincerità. Un personaggio davvero eccezionale che serve anche a creare quel tocco da storia d'amore che in fin dei conti non guasta mai, soprattutto se reale e privo di inutili "svolazzamenti" come quello tra lui e Beatrice.
In conclusione, un libro che mi ha decisamente colpito e che non vedo l'ora di proseguire con il prossimo libro della serie; Insurgent!

Voto: 7.5

Frase: "Solo ieri sono tecnicamente diventata un Intrepida, ma non mi sento tale. E non sono neanche un Abnegante. Credo di essere quella che sono sempre stata. Non un'Intrepida, nè un Abnegante, nè un Esclusa. Ma una Divergente"


Veronica Roth è nata il 19 agosto 1988 a New York e attualmente vive a Chicago con il marito.
Il suo esordio è avvento in giovanissima età con la pubblicazione del romanzo best seller "Divergent", che ha scritto rubando il tempo agli esami, e a cui hanno fatto seguito due romanzi "Insurgent" e "Allegiant" e una raccolta di racconti "Four".
Nel 2017 è uscita anche il primo libro della duologia "Carve de Mark" "I presidiati" che si concluderà quest'anno con "Il destino divide".

martedì 12 giugno 2018

Dal libro al film; Orgoglio e pregiudizio. Parte prima



Buongiorno amici lettori e soprattutto, buon martedì!
Oggi sono decisamente contenta per finalmente ho trovato l'occasione giusta per pubblicare un nuovo appuntamento con la rubrica che parla di film; per via delle varie assenze, cambi di priorità, feste ed eccetera, le trasposizioni libri/film di cui vi voglio parlare si stanno sempre più accumulando. Sono tanti infatti i film tratti dai libri che ho letto che sono riuscita a gustare e oggi inizio subito parlandovi del primo in ordine di tempo; "Orgoglio e pregiudizio".
Come forse sapete, lo scorso mese ho voluto lanciarmi alla scoperta di questo grande classico scritto da Jane Austen (la recensione, se vi interessa, potete trovarla qui) e dopo esserne stata piacevolmente colpita, ho deciso di vedere come questa torbida storia d'amore e di confronto, sia stata tramuta in film. Come ben sapete, il libro si è prestato a diverse trasposizione, tra cui due famosissimi film e per questo questa rubrica sarà composta da due parti in cui non solo verrà fatto il paragone con il libro ma anche tra le due pellicole.
La prima trasposizione che ho voluto affrontare è quella più recente (solamente perchè più facile da ottenere) ovvia quella pubblicata nel 2005 e diretta da Joe Wright.
La prima cosa che raccoglie la nostra attenzione è inanzi tutto la scelta degli autori scelti per interpretare i vari personaggi, in particolar modo i due protagonisti; il ruolo principale della protagonista Elisabeth Bennet da Keira Knightley, attrice apprezzatissima da la stragrande maggioranza del pubblico internazionale, che offre una versione della coraggiosa Lizzie ben più sfacciata e "acida" di quanto in realtà appaia nel libro. Se le sue reazioni in alcune situazioni nella versione cartacea mi hanno offerto una visione della sua ricerca di sincerità e la sua voglia di esprimersi senza alcun tipo di tabù chiara ma pur sempre fedele all'etichetta dell'epoca, nel film ho notato alcuni scatti e prese di posizione un po' troppo violente per il contesto. Sinceramente la Knightley non è mai stata una delle attrici capaci di convincermi di più ed in questo particolare film non posso dire abbia fatto una brutta interpretazione ma mi ha lasciato decisamente in dubbio.
Stessa cosa non posso invece dire dell'attore scelto per interpretare il misterioso ed affascinante Mr Darcy, Matthew Macfadyen. Devo ammettere di non averlo mai conosciuto prima ma di essere stata piacevolmente colpita dalla sua interpretazione di uno dei personaggi più complicati ed indimenticabili della letteratura britannica, attraverso le espressioni, gli atteggiamenti e il modo di esprimersi Macfadyen è riuscito a dare magistralmente vita a tutto i fascino e l'eleganza di Darcy, facendoci in qualche modo, innamorare ancora una volta di lui.
Anche per quanto riguarda gli altri personaggi le scelte attoriali appaiono appropriate; convince l'interpretazione della Signora Bennet, interpreta da Brende Brethlyn, quella di Kitty e Lydia, che grazie all'interpretazione di Carey Mulligan e Jena Malone appaiono ancora più frivole e superficiali, del Signor Collins (Tom Hollander) e soprattutto di Lady Catherine de Bourgh interpretata da un intramontabile Judi Dench. L'unica scelta che invece non ha convinto per nulla è stata quella che riguarda Simon Woods nel ruolo di Mr Bingley; seppur la sua interpretazione rappresenti a pieno la bontà e la gentilezza del personaggio, e l'accoppiata con Jane Bennet (Rosamund Pike) esprime tutta la stucchevolezza che li contraddistingue all'interno del libro, Woods da una versione di Bingley molto più immatura e acerba di quanto si immaginasse, non reggendo minimamente in confronto con lo spessore di Mr Darcy e cozzando completamente con l'idea che personalmente mi ero fatta nella mia immaginazione.
In ogni caso i film in generale risulta molto fedele al libro, presentando addirittura alcune citazioni letterali e prendendosi qualche libertà solo per donare all'opera tocchi emozionali davvero piacevoli, come quelli che riguardano il rapporto tra Elisabeth e il padre, interpretato da Donald Sutherland, un meraviglioso Signor Bennet, protagonista di un finale inedito ma assolutamente perfetto.
Nel complesso il mio giudizio sulla trasposizione non può che essere positivo, ma prima di impormi definitivamente, aspetto di vedere la trasposizione precedente, ossia lo sceneggiato televisivo pubblicato nel 1995 diretto da Simon Langton. To be continued..

lunedì 11 giugno 2018

Segnalazione; "Le ragazze non hanno paura" di Alessandro Q. Ferrari

Buon lunedì a tutti cari amici lettori!
Siete pronti ad affrontare una nuova settimana? Io non proprio, ma almeno ho i miei amati libri a tenermi compagnia e risollevarmi un po' dalla fatica quotidiana.
Inizio questa nuova settimana parlandovi di una segnalazione; qualche giorno fa sul sito Thrillernord è infatti uscita la mia recensione su uno degli ultimi libri letti a Maggio "Le ragazze non hanno paura" di Alessandro Q. Ferrari, un romanzo di formazione, di stampo quasi puramente adolescenziale ma che riesce a toccare e coinvolgere anche i lettori un po' più maturi, affrontando con la speciale storia di Mario e il suo gruppo di coraggiose amiche il difficile passaggio del "diventare grandi".
Qui sotto vi lascio scheda libro, trama e due parole sull'autore, accompagnati ovviamente dal link per accedere alla recensione completa.
Vi invito vivamente a dargli un occhiata



Titolo: Le ragazze non hanno paura
Autore: Alessandro Q. Ferrari
Paese: Italia
Genere: Young Adult
Pagine: 297
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: DeAgostini
Prezzo di copertina: 14.90 copertina rigida
Ebook: 6.99 euro
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Trama: 

Quattro ragazzi e un’estate che si trasforma in un’avventura imprevedibile. Come la vita, come il primo amore. Se dovesse scegliere un superpotere, Mario Brivio non avrebbe dubbi: l’invisibilità. Sarebbe il modo migliore per attraversare inosservato i corridoi del Boccaccio, lontano dagli sguardi del Bistecca e degli altri bulli della scuola. L’alternativa è quella a cui pensa sua mamma: spedirlo a trascorrere l’estate a casa della zia, a Castelnero, un paesino del Piemonte ai piedi delle montagne dove non conosce nessuno. Ma l’estate per un ragazzo di tredici anni – persino per uno apparentemente senza speranza come lui – è una stagione piena di magia, ed è proprio lì, tra boschi, torrenti e vecchi ponti di legno, che Mario incontra Tata. Tata, la ragazza più bella che abbia mai visto; Tata, la compagna di giornate trascorse a intagliare tronchi, costruire armi, e ad assaporare l’intensità di sentimenti fino ad allora sconosciuti. Insieme a lei, Mario diventa per la prima volta parte di un gruppo. O meglio, di una banda. Una banda di sole ragazze: Tata, Jo e Inca. Fino alla notte della tragedia. La notte in cui l’estate finisce e comincia un nero inverno, che ognuno di loro dovrà affrontare da solo. Un viaggio dentro un bosco fitto di paure, al termine del quale Mario e la sua banda si ritroveranno, mano nella mano, non più bambini.



Voto: 6.5

Frase: "Eppure, al contrario di quelle due, io non avevo la minima idea di come si faceva a diventare grandi. Volevo diventarlo, volevo diventare grande più di qualsiasi altra cosa, ma non sapevo come si faceva"


Alessandro Ferrari, nato nel 1978, è sceneggiatore di fumetti e cartoni animati e autore. La sua carriera di sceneggiatore è iniziata nel 2005 grazie a un corso presso l’Accademia Disney di Milano. Ha iniziato a scrivere fin da piccolissimo storie e fumetti; al termine del Liceo ha poi deciso che quello sarebbe stato il suo mestiere.


venerdì 8 giugno 2018

Recensione; "La scomparsa di Stephanie Mailer" di Joël Dicker

Buon venerdì a tutti amici lettori!
Anche al prima settimana di Giugno sta volgendo a termine e io voglio concluderla in modo decisamente adeguato, parlandovi del libro che, come molti lettori, ho anche io appena finito di leggere; sto parlando di "La scomparsa di Stephanie Mailer", l'ultimo attesissimo e chiacchieratissimo thriller firmato Joël Dicker.
Devo ringraziare La nave di Teseo, con cui ho iniziato una splendida collaborazione, per avermi mandato una copia digitale di questo libro, che ho voluto leggere pian piano, attentamente, lasciandomi trasportare dagli intrighi che sono un autore come Dicker sa creare.
Ecco a voi la mia recensione.



Titolo: La scomparsa di Stephanie Mailer
Autore: Joël Dicker
Paese: Svizzera
Titolo originale: La disparition de Stephanie Mailer
Genere: Thriller
Pagine: 712
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: La nave di Teseo
Prezzo di copertina: 22 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
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È una sera molto speciale per il Capitano della polizia statale di New York, Jesse Rosember; i suoi superiori hanno infatti deciso di dedicargli una serata evento, per festeggiare la sua carriera in vista della sua decisione di lasciare la polizia per dedicarsi ad un progetto rimandato da tempo. Jesse è conosciuto da tutti come un investigatore eccezionale, dal istinto e del fiuto infallibile, tanto da aver fatto guadagnare il soprannome di "Capitano 100%". Ma è proprio all'uscita del posto dove si è tenuto l'evento che Jesse scopre di non essere stato sempre così irreprensibile come ha creduto; ad aprirgli occhi è Stephanie Mailer, giovane e determinata giornalista, decisa a riportare alla luce un terribile fatto successo vent'anni prima nella cittadina di Orphea, località turistica negli Hamptons, dove, la sera dell'inaugurazione del primo Festival Teatrale, è stato compiuto un quadruplice omicidio, primo caso affidato a Jesse e al collega Derek, da tempo considerato risolto. L'assassino è stato dichiarato essere Ted Tannembaum, proprietario del ristorante più famoso di Orphea, una testa calda ex carcerato, ma secondo Stephanie Mailer in quell'indagine è stato compiuto un grave errore, nessuno ha visto un fattore importante, chiave per trovare il vero responsabile. Colpito dalle dichiarazioni della giornalista, Jesse tenta in tutti i modi di rintracciarla, ma senza riuscirci; Stephanie Mailer è infatti scomparsa improvvisamente nel nulla e con lei anche l'unica speranza di scoprire la verità.
Così Jesse, affiancato nuovamente da Derek e aiutato dalla giovane ispettrice Anna, sarà costretto a ritornare ad Orphea e scavare ancora più a fondo tra le sordide vicende e i molti personaggi che si nascondo nella tranquilla cittadina. Chi è stato davvero ad uccidere il sindaco Gordon, la sua famiglia e la giovane libraia Meghan Padalin? Ted Tannenbaum era realmente colpevole o hanno compiuto un terribile errore? E soprattutto, che fine ha fatto Stephanie Mailer?


Partendo dal presupposto che essere aver scritto un libro così tanto amato come "La verità sul caso Harry Quebert" può essere un grande vantaggio ma anche un grande svantaggio, con tutte le aspettative mancate e le delusioni correlate, devo ammette che questo nuovo thriller di Joël Dicker su molti punti mi ha piacevolmente colpito. Inanzi tutto ho ritrovato il suo stile di scrittura che, anche nelle sue opere precedenti, piaciute o meno, si è rivelato essere sempre estremamente scorrevole, intuitivo e coinvolgente. Dicker ha l'immensa capacità di scrivere 700 pagine e farle "pesare" come se fossero 300, pregio che permette anche a quei lettori che temono i mattoni di approcciarsi e apprezzare le sue opere. Per quanto riguarda questo nuovo thriller, l'impressione che sia ha fin da subito è che sia molto simile, per fittezza della trama e struttura della narrazione, molto simile al celebre thriller precedente, cosa che non può che essere positiva, considerando l'opera a confronto.
Dicker ci fa entrare fin da subito in una vicenda che risulta essere già intrigata ancor prima di iniziare e che si complica ancora di più andando avanti con le pagine, sfociando in una così grande quantità di buchi nell'acqua che anche il lettore arriverà a chiedersi "Ma troveremo il bandolo della matassa, prima o poi, sì o no?". Bhè prima di arrivare alla soluzione ce ne sarà di strada da fare, attraverso vicende da svelare e soprattutto districandosi tra un grande numero di personaggi, su cui l'autore fa molto affidamento per rendere la storia incredibilmente intricata. A parte i tre narratori principali ossia, il protagonista Jesse e i suoi due colleghi Derek e Anna, la narrazione vedrà continui cambi di fronte e di stile (parti scritti in prima persona, parti scritti in terza persona, diari, testi teatrali, articoli, flash back ect..) che intrecciano due vicende, una che riguarda un pluriomicidio compiuto vent'anni prima e l'altra che riguarda la scomparsa della giornalista che stava riaprendo il caso, e che fanno assumere all'opera quasi la caratteristica di un vero romanzo corale.
L'idea principale di Dicker in questo libro è proprio quella di confonderci, e in parte ci riesce benissimo, ma anche quella di darci una quantità tale di elementi da risultare assolutamente impossibile per il lettori scoprire il colpevole fino a quando non verrà svelato. Se è un thriller imprevedibile quello che state cercando, certamente questo libro fa per voi.
Gli argomenti che vengono trattati sono davvero moltissimi e spaziano in diversi campi; dalla vendetta alla prostituzione, dai tradimenti alla gelosia, dalla dipendenza da droga al bullismo, senza contare il ruolo fondamentale che viene dato all'amore, ancora una volta fulcro delle opere di questo autore, che oltre ad essere bello e bravo, risulta anche parecchio romantico. Cosa aggiunge.. beata chi se lo piglia!
Bisogna anche dire però che le opere di Dicker, e questa in particolare, seppur dotate di una grande scorrevolezza, non si prestano molto a chi i libri vuole leggerli come bere un bicchier d'acqua; necessitano di tempo, di relax e di molta molta concentrazione. Per questo il mio consiglio è quello di acquistare questo libro adesso e conservarlo per le vacanze, in modo di poter apprezzare a pieno e lasciarsi travolgere da un indagine che difficilmente si farà dimenticare.

Voto: 7.5

Frase: "Quando uccidi una volta, puoi uccidere due volte. E quando hai ucciso due volte, puoi uccidere l'intera umanità. Non ci sono più limiti"



Joël Dicker è nato il 16 giugno 1985 a Ginevra, nella zona francofona della Svizzera.


Di origine russa ed ebraica, è figlio di una bibliotecaria e di un insegnate di francese e per un periodo frequenta la scuola di recitazione Drama School in Cours Florent a Parigi prima di tornare a Ginevra e laurearsi in legge. La sua carriera letteraria inizia nel 2005 con la pubblicazione del piccolo romanzo "La tigre", ma decolla solo nel 2011 con l'uscita del suo primo romanzo "Gli ultimi giorni dei nostri padri". Il successo mondiale arriva nel 2012 con la pubblicazione del thriller best seller "La verità sul caso Harry Quebert". Di sua pubblicazione anche "Il caso dei Baltimore", il secondo thriller con protagonista lo scrittore Marcus Goldman e "La scomparsa di Stephanie Mailer".