Dopo aver divorato e adorato "Oscar Wilde e i delitti a lume di candela" di cui vi ho steso le lodi nell'articolo precedente, la lettura seguente è praticamente venuta da sé. Nelle sue pagine si cita spesso "Il segno dei quattro" secondo libro di Arthur Conan Doyle in cui appare la figura di Sherlock Holmes e che sembra guidare l'indagine di Oscar Wilde, quindi è stato per me impossibile, nell'enfasi del momento, resistere alla tentazione di leggerlo. Ecco qui la mia recensione.
Titolo: Il segno dei quattro
Autore: Arthur Conan Doyle
Paese: Inghilterra
Titolo
originale: The Sing of The Four
Genere: Giallo
Pagine: 170
Prima
pubblicazione: 1890
Anno edizione: 2017
Casa
editrice italiana: Feltrinelli
Prezzo
di copertina: 9 euro copertina flessibile
Ebook: 1.99 euro
Dopo il successo derivato dalla soluzione del caso di "Uno studio in rosso", per Sherlock Holmes ha inizio un periodo di inattività e di noia. Non si vede un cliente da molto tempo e il geniale detective non ha alternative che abbandonarsi alle droghe, come grande rammarico del fedele amico Watson, che disapprova questa sua estrema abitudine. Per fortuna di entrambi un pomeriggio giunge a Baker Street una bellissima donna di nome Mary Morstan e porta con lei un grande segreto legato alla figura di suo padre, militare inglese in India mai tornato a casa. La vicenda risulta da subito estremamente intricata e vede intrecciarsi le vite di diversi uomini tutti responsabili della scoperta di un misterioso tesoro e per questo destinati a perire. Sarà compito di Holmes districare la matassa che avvolge il mistero dell'enigmatica frase "Il segno dei quattro" mentre per Watson si stagliano all'orizzonte alcune faccende di cuore
Inutile dichiarare quanto il personaggio di Sherlock Holmes mi affascini e mi colpisca. Anche in questa seconda indagine il geniale detective sarà in grado infatti di mostrare tutte le sue capacità e aprire le mente di tutti quelli che hanno modo di seguirlo nelle sue indagini, in primis il dottor Watson, la cui amicizia e fedeltà sono ormai un dato di fatto. Annoiato e dedito all'uso di droghe, Holmes dovrà riscuotersi trovandosi di fronte ad un caso tutt'altro che scontato ma che sfiderà le sue particolati doti e che troverà soluzione nel passato del padre della signorina Mostan e dei suoi compagni. Nonostante la storia risulti da subito molto interessante devo ammettere però di aver provato un po' di difficoltà nel continuare la lettura e soprattutto nel mantenere la concentrazione adatta per seguire le complicate vicende. Questa sensazione potrebbe derivarsi dal fatto che arrivavo da un'indagine ben diversa, perchè ambientata nello stesso periodo ma scritta in tempi moderni e quindi dotata di uno stile ben più scorrevole, o forse per la mia poco congenialità con la prosa dell'epoca. Nella mia storia di lettrice ho trovato ben poche opere scritte in quel periodo che siano capaci di raccogliere del tutto la mia attenzione e convincermi a pieno e questo non deve darsi alla bellezza dell'opera ma alla mia grave mancanza e difficoltà di empatia nei confronti dei Classici. Seppur questa cosa sia ormai risaputa sia a me che a voi, di tanto in tanto provo la voglia e la curiosità di confrontarmi con opere del genere, anche se il risultato non è sempre dei più positivi. Tutto questo discorso per spiegarvi quello che sarà il mio voto su questa lettura, giudizio del tutto personale e che non ha nulla a che vedere con la bravura di Arthur Conan Doyle (mai mi passerebbe per la testa di criticarlo!) che anzi mostra una prosa ben più scorrevole e diretta di molti altri suoi colleghi contemporanei. Detto questo concludo dicendo che la serie di Sherlock Holmes merita sicuramente di essere conosciuta e che anche io continuerò a farlo, magari però spostandomi e gustandomela sotto forma di audiolibro.
Voto: 6
Frase: "Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, è per forza la verità"
Sir Arthur Ignatius Conan Doyle nacque il 22 Maggio 1859 a Edimburgo e morì il 7 luglio 1930 a Crowborough, in Inghilterra. Considerato, insieme ad Edgar Allan Poe, il fondatore di due generi letterari, il giallo e il fantastico, nella sua lunga e prolifica carriera ha sperimentato argomenti molto diversi tra loro, dall'avventura al soprannaturale, soffermandosi però maggiormente sul giallo deduttivo, di cui è il vero capostipite, grazie al suo più celebre personaggio, il detective Sherlock Holmes.
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