martedì 27 febbraio 2018

Recensione; "Il rogo di Berlino" di Helga Schneider

Buona sera amici lettori!
In questa intensa giornata lavorativa, sfruttando qualche ora in cui i miei bambini dormivano, sono riuscita a finire un libro che da tempo volevo leggere e che mi ha fatto provare tantissime emozioni fortissime; sto parlando di "Il rogo di Berlino" storia vera scritta dall'autrice tedesca naturalizzata italiana Helga Schneider. Come probabilmente già sapete ho una predilezioni per tutte quelle opere che parlano degli effetti del nazismo e della guerra sulla popolazione tedesca, soprattutto se raccontate da chi le a vissute in prima persona, e quando ho visto questo libro tra le recensioni di uno dei blog librosi che seguo con maggior piacere, non ho potuto resistere.
Ciò che ho travato è stata una lettura che ha richiesto più tempo del previsto per via dei contenuti forti, della sconvolgente realtà che in esso viene raccontata.
Senza dubbio il libro più bello letto non sono questo mese ma, fin ad ora, di questo inizio anno.




Titolo: Il rogo di Berlino
Autore: Helga Schneider
Paese: Italia/Germania
Genere: Romanzo storico/ Storia vera
Pagine: 229
Prima pubblicazione: 1995
Casa editrice italiana: Adelphi
Prezzo di copertina: 11 euro copertina flessibile
Ebook: 4.99 euro
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Helga ha solo quattro anni quando la madre decide improvvisamente di lasciare lei e i fratellino Peter per donarsi totalmente al servizio di Adolf Hitler e delle SS. Da quel momento la bambina dovrà passare terribili momenti, prima inizierà a vivere con l'anziano nonna paterna, giunta direttamente alla Polonia per prendersi cura dei nipoti, per poi finire nella conflittuale convivenza con la giovane matrigna Ursola con la quale non riuscirà mai a legarsi e ce la costringere prima a passare un periodo in un istituto per bambini affetti da problemi fisici e mentali e poi in un collegio fuori città. Nonostante le aspettative, il periodo ad Eden si rivela essere l'unica parentesi felice nell'infanzia della bambina che una volta ricongiunta alla famiglia e tornata a Berlino dovrà vivere in prima persona gli effetti della guerra; rinchiusi nella cantina del loro palazzo, Helga, Peter, Ursala, il caro Opa e tutti gli altri dovranno convivere a stretto contatto tremando per i continui attacchi aerei, soffrendo terribili pene per la mancanza di medicine, gas, elettricità, acqua corrente e potabile, combattendo una malattia dietro l'altra e rischiando ogni istante la vita per recuperare i minimi viveri di prima necessità mentre gli inneggiamenti che promettevano sfarzo e potere si affievoliscono conducendo tutti nel più profondo oblio.


Immaginatevi di vivere una città meravigliosa, grande e ben organizza, dove tutto funziona alla perfezione. Una città dove la gente lavora sodo, dove gli autobus e i trasporti pubblici viaggiano con regolarità. Una città che è sempre stata simbolo di bellezza, potere e dedizione. Immaginatevi poi che da un giorno all'altro questa città iniziasse lentamente a distruggersi, un quartiere dopo l'altro; i palazzi crollano su se stessi, piegandosi sotto la violenza delle bombe, il cielo si tinge rosso, ovunque risuonano urla disumane, gli autobus smettono di trasportare, i negozi di vendere, le persone di uscire di casa; gli ospedali non esistono più, come anche le chiese, i teatri e i giardini, l'unica cosa che si può vedere andando in strana sono cumuli di macerie e pile di cadaveri; il tutto per via di un uomo come tanti ma fanatico e folle che tempo prima è riuscito in qualche modo ad incantare milioni di persone. Immaginate ora di essere solo una bambina e di essere costretta ad abbandonare la scuola, gli amici e i giochi per passare le giornate rinchiusa nei buoi di una angusta cantina dove il cibo, l'acqua e la pulizia scarseggiano, lasciando spazio ad sporcizia, malattie ed inimmaginabili paure.
Helga Schneider ci porta con lei nel ricordo della sua infanzia, partendo dall'abbandono della madre, passando per i racconti della guerra fino ad arrivare alla partenza verso il futuro in Austria; un racconto che scava nella realtà di quegli anni senza nascondersi dietro inutili mezzi termini. un racconto che, se si vuole usare un solo termine, sconvolge. Sconvolge quelle che sono le pene che il nazismo è arrivato a far vivere a tutte quelle persone che sulla carta averebbe dovuto portare a comandare sul resto dell'umanità, sconvolge pensare a quella che deve essere stata la vita di questa bambina che decide di prendere parola e raccontare tutto quell'inutile e gratuita violenza attraverso i suoi oggi, e, forse più di tutto il resto, sconvolge toccare con mano quelli che erano i pensieri delirante della gente che credeva davvero, od era stata stato costretta a farlo, che ciò che professava il Fuhrer fosse davvero qualcosa di giusto. Fa rimanere a bocca aperta l'educazione impartita a Peter e a tutti i bambini nati nel periodo del nazismo, bambini dai pantaloni corti che inneggiavano Hitler, imparavano a memoria i discorsi di Goebbels e sognano di diventare grandi per combattere nella Gioventù hitleriana. Queste come tante altre piccole cose che forse non vengono inserite nei libri di storia ma che devono essere conosciute. Perchè il nazismo non distruggeva l'umanità solo nei campi di concentramento ma anche nelle strade del suo stesso Paese. Anche questo merita di essere ricordato.
Helga Schneider ci racconta la sua storia e nel farlo racconta anche quello di milioni di altri berlinesi e soprattutto quella di una città, quella di un intero Paese.
Per questo e per molti altri motivi, soprattutto quello di essere stato il primo libro dopo tantissimo tempo ad entrarmi dentro e parlare direttamente alla parte più intima di me, questa è di sicuro la lettura più bella di questo inizio 2018!

Voto: 9

Frase: "Guardai ancora le rovine e pensai che il sole era la cosa più neutrale che esistesse. Il sole era imparziale, illuminava il brutto e il bello, il patetico e il solenne, l'infamia e la virtù, il sole era incorruttibile. Gli uomini potevano distruggere Berlino o forse tutto il mondo, ma il sole avrebbe illuminato tutti gli orrori e infine scaldato di nuovo la vita"

Helga Schneider nasce il 17 novembre 1937 a Steimberg, in Slesia, il territorio tedesco che dopo la Seconda Guerra Mondiale verrà assegnato alla Polonia. La sua vita venne segnata da molteplici avvenimenti, storici ma anche personali, primo fra tutti l'abbandono della madre che nel 1941 lasciò la famiglia per entrare nelle SS. Alla fine della guerra, insieme al fratello, il padre e alla sua nuova moglie, si trasferisce in Austria e nel 1963 arriva in Italia dove vive tutt'ora insieme alla famiglia.
Il suo esordio letterario è avvenuto nel 1993 con "La bambola decapitata" a cui sono seguiti numerosi romanzi e saggi storici; "Il rogo di Berlino", "Porta di Brandeburgo", "Il piccolo Adolf non aveva le ciglia", "Lasciami andare, madre", "Stelle di cannella", "L'usignolo dei Linke", "L'albero di Goethe", "Io, piccola ospite del Fuhrer", "Heike riprendere a respirare", "La baracca dei tristi piaceri", "Rosel e la strana famiglia del signor Kreutzberg", "I miei vent'anni", "L'inutile zavorra dei sentimenti" e "Un amore adolescente".


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