lunedì 12 febbraio 2018

Dal libro al film; Chiamami col tuo nome



Dopo aver letto "Chiamami col tuo nome" libro scritto dall'autore egiziano statunitense André Aciman, non potevo trattenermi dal vedere anche il celebre film omonimo diretto dal regista italiano Luca Guadagnino e diventato celebre per essersi guadagnato la bellezza di quattro candidature ai prossimi Premi Oscar miglior attore protagonista, migliore sceneggiatura non originale, miglior canzone ("Mystery of Love" di Sufjan Steven) e miglior film.
Scritto da James Ivory partendo da un soggetto curato da Aciman, Guadagnino e Walter Fusano, il film è il terso ed ultimo film della cosiddetta "trilogia del desiderio" di Luca Guadagnino di cui fanno parte anche "Io sono l'amore" e "The Big Splash".
Il film è stato in fase di produzione fin dal 2007 quando i produttori Peter Spears e Howard Rosenman hanno acquistato i diritti del romanzo ma le riprese sono iniziate ufficialmente solo nel 2016 quando James Irvoy e Luca Guadagnino, inizialmente co-dirigente e consulente alla location, hanno ottenuto i loro ruoli definitivi. L'anteprima mondiale è avvenuta al Sundance Film Festival il 22 gennaio 2017 ed è stato successivamente distribuito in Regno Unito e negli Stati Uniti. In Italia è giunto il 25 gennaio 2018.
Passiamo ora a quello che è il mio personale giudizio; se avete letto la recensione del libro (che se volete potete leggere qui) sa che non ha propriamente colpito e quindi ero molto curiosa di vedere la storia proiettata sullo schermo.
La prima cosa che mi ha colpito (e anche un po' stranito) è stata la scelta di ambientare la storia non nella riviera ligure, come appariva nel libro, ma bensì il una zona indefinita del centro italia, indicatamene nella zona vicino Crema, dove sono avvenute le riprese.
Ho trovato azzeccata la scelta dei personaggi principali; Timothée Chalamet e Armie Hammer sono risultati convincenti nei ruoli di Elio ed Oliver, i due ragazzi che nella storia si innamorano e vivono una grande e profonda passione.
Ho apprezzato veramente molto anche la scelta di aumentare lo spessore del personaggio del padre di Elio, il professor Samuel Perlman, interpretato da Michel Stuhlbarg, nel libro molto più incisivo che nel libro sia per quella piccola parte ambientata sul lago che svela il suo lavoro, sia soprattutto per il meraviglioso discorso al figlio sull'amore e la vita. Assolutamente la parte più bella di tutto il film.
Prima di vederlo avevo già sentito alcune mie colleghe blogger che avevano letto il libro lamentarsi del fatto che nel film mancasse necessariamente una parte fondamentale, quella che riguarda il flusso di coscienza di Elio ed affettivamente mi ritrovo a darle ragione, ance io ho sentito questa mancanza e ammetto che alcune parti del film non le avrei capite del tutto se non avessi prima letto il libro.
Un'altra cosa che mi è dispiaciuta è stata l'esclusione della parte che riguarda i futuro dei due giovani che nel libro s'incontrano dopo diversi anni e parlano di quella lontana estate, un particolare a mio avviso fondamentale per capire che la vita dei due continua e non è destinata a finire in quell'estate, come viene lasciato intendere nel film.
Ci sono un paio di cose che comunque ho veramente apprezzato; in primo luogo la strepitosa interpretazione di Timothée Chalamet che è stato capace di donare ad Elio quella parte di debolezza e sofferenza che nel libro è un po' mancata ed infine il grandissimo lavoro nel ricreare le atmosfere tipiche degli magici anni 80'; in alcuni punti, come ad esempio la scena in cui i ragazzi ballano nella piazza del paese mi sembrava quasi che la pellicola fosse stata realizzata proprio in quegli anni e una produzione moderna.
Detto questo, il film, come il libro, non mi è dispiaciuto, ma non mi ha nemmeno conquistato del tutto. Se dovessi dargli un voto, anche per lui sarebbe appena un sette.


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