lunedì 3 giugno 2019

Recensione; "Vox" di Christina Dalcher

Buon lunedì a tutti, amici lettori!
Giugno è arrivato con tutta la sua tipica prepotenza portando il caldo che tanti agognavano (io un po' meno) e soprattutto una grande fretta di recuperare quello che manca per concludere il capitolo Maggio. Inizio quindi con una recensione, l'ultima del mese appena passato. La mia ultima lettura di Maggio è stata "Vox", romanzo dispotico di Christina Dalcher che ha dato molto da discutere del mesi passati. Ho acquistato questo libro alla sua uscita sfruttando un buono e attirata dalla bella idea sulla quale viene basato e ho deciso di leggerlo adesso proprio per farmi un idea. Volete conoscerla? Se è così sapete già cosa fare, qui sotto trovare la recensione completa!



Titolo: Vox
Autore: Christina Dalcher
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Vox
Genere: Romanzo dispotico
Pagine: 414
Anno di pubblicazione: 2018 
Casa editrice italiana: Editrice Nord
Prezzo di copertina: 19 euro copertina rigida 
Ebook: 9.99 euro 

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Jean McClellan era una donna come tante; di origini italiane, faceva parte di un gruppo di ricerca per curare l'afasia di Wernicke, una grave patologia che colpisce la parte del cervello che interessa il linguaggio, aveva un marito, quattro amati figli, e persino una storia ex coniugale con il suo affascinante collega Lorenzo. Tutto questo però è crollato miseramente quando al governo degli Stati Uniti è stato eletto Sam Myers e con lui si è fatto sempre più strada il Movimento per la Purezza, un gruppo di estremisti religiosi decisi a rilegare il più possibile le donne al ruolo di mogli e madri. Così per Jean e per milioni di donne in tutto il Paese ha inizio un vero e proprio incubo; sono costrette a lasciare il lavoro, consegnare passaporti, cellulari, computer, rinchiudere i libri e i giornali in un mobiletto a cui non avranno mai più accesso e soprattutto allacciarsi al polso un terribile bracciale che le permetterà di pronunciare solo cento parole al giorno. Questo è solo il primo passo di un processo ai confini della pazzia e Jean per un anno intero è costretta ad assistere a tutto il silenzio, per proteggere sè stessa e la sua unica figlia femmina Sonia, ma un giorno le capita una grande opportunità; il fratello del presidente dopo una brutta caduta sugli sci ha subito un brutto donna alla parte del cervello che lei per tanti anni ha studiato e lei sarà richiamata al suo studio per riuscire a salvarlo. Sarà l'occasione giusta per iniziare a cambiare finalmente le cose?


Come già detto questo è un libro che ha dato molto da parlare; tanti lo hanno letto, spinti dalla stessa curiosità che ha fatto in modo che anche io decidessi di acquistarlo, e hanno potuto dare così la loro opinioni, in alcuni casi positive, ma nella maggioranza, tendenzialmente ben al di sotto delle aspettative. Ora tocca a me parlarne ed effettivamente ho molte cose da dire. Inizio dicendo che l'idea di Christina Dalcher è a dir poco geniale e terrificante allo stesso tempo. Quando si inizia a leggere questo libro non si può che non provare un grandissima angoscia perchè pur essendo un dispotico la società che viene narrata poi così diversa da quella che viviamo. Si può dire addirittura che le avvenimenti a cui assistiamo o a cui abbiamo assistito negli ultimi hanno possano rappresentare un eventuale punto di partenza per la creazione del mondo in cui vive Jean e la sua famiglia. E questo non può che fare un immensa paura. L'autrice non ci nasconde questo messaggio e lo sottolinea, seppur velatamente, diverse volte all'interno della sua opera; fa chiari rifermenti, ad esempio, alla costruzione del muro che sta per dividere gli Stati Uniti dal Messico o la salita al potere dell'attuale presidente Tramp, citato non in prima persona ma apparso in un chiaro riferimento. Tutto questo fa si che l'opera si trasforma in un accusa nei confronti della società americana attuale, lanciata così tanto allo sbaraglio che potrebbe davvero giungere a trasformarsi in quella raccontata in "Vox", e soprattutto un campanello d'allarme per far sì che si faccia qualcosa per impedire che possa succedere una cosa del genere. "Vox" appare inoltre come un romanzo strettamente femminista, anche se le donne non sono le sole vittime della società descritta, determinata a colpire tutte quelle persone che si mostrano in modo "diverso" dall'originale idea cattolica di purezza ed obbedienza, come gli omosessuali, provati di qualunque diritto e rinchiusi in terribili centri di correzione; la Dalcher fa riferimento alle lotte femministe, agli scontri e alle proteste, poi risultate inutili ma comunque presenti e accese nell'animo delle persone. Ciò che fa rimanere davvero a bocca aperta però è il fatto che la maggior parte delle persone faccia finta di niente, assecondando in questo modo le azioni di quegli individui che invece sembrano incredibilmente d'accordo con le idea estremiste dei vertici; è impossibile non provare una grande rabbia a sentire i discorsi fatti da Steven, il figlio maggiore di Jean, uno dei giovani forgiati delle nuove idee, come ragionare sul fatto che doveva essere stato proprio così alla crescita della Germania nazista. Tutto questo, e altro ancora, ha fatto sì che per la prima metà del libro questa lettura è stata capace di coinvolgermi totalmente, entusiasmandomi, sconvolgendomi e lasciando davvero un segno nella mia anima.. peccato però che ad un certo punto tutto crolli totalmente. Cosa succeda nello specifico non so dirlo ma entrando nella seconda metà del libro ho sentito un vero e proprio strappo nella narrazione causato da vari fattori come ad esempio alcune svolte narrative un po' forzate, alcune scene descritte in modo banale e poco incisivo, alcune piccole ripetizioni che affaticano la lettura e soprattutto l'incapacità di comprendere il comportamento dei protagonisti. Ovviamente non posso entrare nello specifico per non rivelarvi troppo ma l'impressione che ho avuto è quella che l'autrice non sia stata in grande di sviluppare in modo corretto e credibile un idea così geniale come quella che ha avuto. Per questo "Vox" è uno di quei libri che un po' fa arrabbiare, e le aspettative vengono inevitabilmente deluse. In conclusione non posso dire che questa sia stata una brutta lettura ma allo stesso tempo mi sento un po' ferita ed incompleta, nello specifico da un finale incomprensibile ed irreale, quindi il mio voto non può essere alto. Peccato per quella parte iniziale, se avesse continuato così sarebbe stato indimenticabile..

Voto: 7

Frase: "Se qualcuno mi dicesse che in una settimana potrei far fuori il presidente, il Movimento per la Purezza e quell'incompetente pezzo di merda di Morgan LeBron, non gli crederei. Ma non potrei nemmeno contraddirlo. Non potrei dire niente"


Christina Dalcher si è laureata in Linguistica alla Georgetown University con una tesi sul dialetto fiorentino. Ha insegnato italiano, linguistica e fonetica in diverse università, ed è stata ricercatrice presso la City University London. Vive negli Stati Uniti e, quando possibile, trascorre del tempo in Italia, soprattutto a Napoli. "Vox" è il suo romanzo d’esordio.


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