giovedì 7 marzo 2019

Recensione: "Un pallido orizzonte di colline" di Kazuo Ishiguro

Buon giovedì a tutti amici lettori!
La prima settimana di Marzo sta per volgere al termine e io vi annuncio con estrema gioia che ho quasi finito di recuperare le letture di Febbraio, oltre a quella di cui vi parlerò questa mattina me ne manca infatti solo una di cui vi parlerò appena possibile neri prossimi giorni.
Ma ora concentriamoci sul libro di oggi, un piccolo gioiellino che è entrato a far parte della mia libreria in modo improvviso ed inaspettato in quanto unico acquisto cartaceo del mese, avvenuto un pomeriggio in cui avevo fatto il grave errore di aver lasciato la mia lettura corrente a casa. Uno sbaglio che si è rivelato essere assai cospicuo perché grazie agli sconti Einaudi ho potuto arricchire la mia collezione con un nuovo romanzo di Kazuo Ishiguro, un autore che sto conoscendo piano piano e che gioca su di me un attrazione irresistibile. L'opera in questione è "Un pallido orizzonte di colline" e ora ve ne parlo con immenso piacere.



Titolo: Un pallido orizzonte di colline
Autore: Kazuo Ishiguro
Paese: Giappone/Inghilterra
Titolo originale in lingua inglese: A Pale View of Hills

Genere: Romanzo breve
Pagine: 174
Prima pubblicazione: 1982
Casa editrice italiana: Einaudi 
Anno edizione: 2009
Prezzo di copertina: 11 euro copertina flessibile, 15,49 euro copertina rigida
Ebook: 7.99 euro
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Tante cose sono successe nella vita di Etsuko, giovane vedevo giapponese trasferitasi da tanti anni in Inghilterra, e dopo la prematura morte della figlia maggiore, trovata impiccata nel suo appartamento, è giunto per lei il momento di guardare indietro; di pensare alla sua vita in Giappone, di rivivere il dolore e lo strazio dopo lo scoppio della bomba nella sua Nagasaski, di riportare alla luce i primi anni di matrimonio con un uomo autoritario e primo di empatia, di donare un pensiero all'amato suocero, ex professore e per lei forte figura paterna e sopratutto per ripensare dopo tanti anni alla sua amicizia con Sachiko, arrivata all'improvviso nel suo quartiere con la figlia, e destinata con i suoi modi e i suoi pensieri a rivoluzionare l'intera comunità.


Parlare di questa lettura mi fa molto piacere ma mi mette allo stesso modo anche in grande difficoltà. Vorrei arrivare subito al punto, parlarvi di quel finale così evanescente, quasi incompleto, che mi ha colpito così tanto lasciandomi interdetta e indecisa per molti giorni dopo averlo concluso. Ma decido di partire dall'inizio e quindi da colui che ha dato vita a questo romanzo relativamente breve a così ricco di elementi da lasciare senza fiato. "Un pallido orizzonte di colline" è il libro d'esordio di Kazuo Ishiguro, quello che forse si avvicina di più alle sue origini, mostrando maggiormente gli elementi tipici della letteratura giapponese, quali la narrazione lente, la grande presenza di descrizioni e la quasi totale mancanza di azioni. Attraverso la storia di Etsuko, Ishiguro ci mostra uno stralcio del suo paese e della sua città d'origine concentrandosi sul periodo del dopo guerra e della rinascita e ricostruzione. Ishiguro ci mostra l'anima di un popolo, sconfitto ma non per questo arreso, ancora ancorato alle sue tradizioni ma anche proteso verso un futuro ed un innovazione che vede all'America e a tutto ciò che essa rappresenta. In tutto questo si svolge la vita di Etsuko, una giovane moglie e futura madre, rilegata al ruolo di donna di casa e piegata al volere di un marito prepotente che un giorno incontra Sachiko, una donna ben diversa da lei, una donna forte, determinata, che vive sola con una figlia lasciata un po' allo sbando e che non ha paura dei pregiudizi e delle chiacchiere della gente. Lei sogna di andare in America insieme all'uomo che ha incontrato e che nonostante i suoi continui tradimenti le ha promesso una nuova vita nel suo Paese. Attraverso questa amicizia Etsuko sarà portata a ragionare sulla propria condizione e ad immaginare un epilogo diverso.. Questo libro ha solo 174 pagine ma sembra averne molto di più e tutto questo grazie a quel famoso finale che non ho potuto non citare subito; una conclusione stupefacente, che lascia interdetti e che ci mette un po' ad essere assimilato. Non posso nascondere che la prima impressione che ho avuto appena voltata l'ultima pagina di questo libro è stata che Ishiguro mi avesse preso in giro, perchè infondo è proprio questo che fa. Ishiguro da degli indizi, mette a punto delle situazioni, e improvvisamente, grazie ad una manciata di parole, stravolge tutto, senza però chiarire nulla. Più che dire, suggerisce, e sta al letture ricostruire tutta la storia, prendendo al balzo la miccia da lui accesa per far partire l'immaginazione. La scrittura di Ishiguro non può piacere a tutto, anzi credo che lui sia uno di quegli autori che puoi amare o odiare senza via di mezzo. A me affascina, tantissimo, e le storie mi chiamano, mi ipnotizzano, mi lasciano agonizzante ma mai e poi mai risultano ovvie o prevedibili. Il mio consiglio è quello di provare a relazionarvi con Ishiguro, potrebbe sorprendervi, potrebbe inorridirvi, ma mai lasciarvi indifferenti. Basta guardare questo libro, il suo esordio, quello in cui più di tutti ha voluto mostrare il suo genio.

Voto: 8



Kazuo Ishiguro è nato a Nagasaki l'8 Novembre 1954. All'età di sei anni emigrò con la famiglia nel Regno Unito, dove tutt'ora vive con la moglie e la figlia. Il primo riconoscimento letterario lo riceve nel 1968 quando vince il Premio Withbread per il secondo romanzo "Un artista del mondo fluttuante", seguito nel 1989 dal prestigioso Booker Prize per "Quel che resta del giorno", da cui è stato tratto anche l'omonimo film. Nel 2017 riceve infine il Premio Nobel per la Letteratura. Di sua pubblicazione, a parte quelli già citati, "Un pallido orizzonte di colline", "Gli inconsolabili", "Quando eravamo orfani", "Non lasciarmi" e "Il gigante sepolto".


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