martedì 5 dicembre 2017

Dal libro al film; "Una casa alla fine del mondo"


Buongiorno amici lettori!
Eccomi tornata con la mia speciale rubrica che parla di cinema!
La scorsa settimana vi ho parlato di una delle mie ultime letture "Una casa alla fine del mondo", romanzo scritto nel 1990 da Michael Cunningham (qui potete leggere la recensione completa) e finalmente in questo weekend sono riuscita a rivedere il film da cui è stato tratto, che, come vi ho già detto in precedenza è uno dei film che ho più apprezzato nella filmografia di Colin Farrell, mio attore preferito non che grande special love!
Oltre a lui, che interpreta il meraviglioso ruolo di Bobby Morrow, sono tantissimi gli attori di livello che la pellicola diretta nel 2004 da Michael Mayer; Dallas Roberts, ad interpretare l'altro protagonista maschile Jonathan Grover, la bellissima Robin Wright Penn (attrice di La storia fantastica, Forest Gump, Le parole che non ti ho detto, Millenium- Uomini che odiano le donne, ect) nel ruolo della pittoresca Clare e Sissy Spacek nel ruolo della madre Alice.
Speldida appare l'interpretazione di tutti questi grandi autori, eccelsi nel rendere omaggio e dare vita a personaggi di una storia decisamente difficile da approcciare.
"Una casa alla fine del mondo" è un romanzo molto bello ma non propriamente adatto ad un adattamento cinematografico quindi c'è stato necessariamente bisogno di un grande lavoro da parte dello sceneggiatore, che in questo caso è proprio lo stesso Cunningham, per trasformare la proprio opera in modo che diventasse percepibile e apprezzabile dal vasto pubblico.
Proprio per la scelta di dare allo stesso scrittore questo compito, la storia seppur strutturata in modo diverso e modificata, appare assolutamente ben fatta e, a mio avviso, forse anche più piacevole del romanzo in sè.
Attraverso le scene, alcune dinamica altrimenti solamente accennate, risultano totalmente chiare come ad esempio i vari rapporti tra i personaggi, d'importanza essenziale in tutta la storia.
L'amore analizzato in tutte le sue sfumature, quello tra la madre e un figlio, quello adolescenziale tra due ragazzi (interpretato egregiamente da due giovanissimi Harris Allan ed Erik Smith), quello più maturo tra Bobby e Clare, quello omosessuale tra Bobby e Jonathan,quello insolito e particolare che lega infine i tre personaggi principali e la famiglia che decidono di creare insieme.
Appaiono visibili alcune profonde differenze tra il libro e il film, alcune scene non sono presenti, come quella che ha fatto decisamente scalpore del bacio tra Colin e Dallas sul tetto del palazzo, oppure sono state modificante, come la scena dell'abbraccio che richiede Alice per sentirsi viva dopo la morte del marito, nel libro eseguito da Clare mentre nel film da Bobby (più comprensibile visto il suo ruolo in relazione alla famiglia). Altre differenze sono quelle che riguardano il lavoro di Clare, creatrice di gioielli nel libro e di cappelli nel film, oppure la decisione di escludere il ruolo di Eric, fidanzato di Jonathan nel film non presente.
Se nel libro è Eric l'elemento su cui si osservano i terribili effetti dell'Aids, uno degli argomenti fondamentali del film essendo ambientato negli anni 80 e quindi nel picco più alto di diffusione, nel film questa malattia appare direttamente sul corpo di Jonathan. Decisione a mio avviso decisamente eccezionale e fondamentale per la creazione di scene dal forte fattore emotivo.
Difficile non emozionarsi nella scena in cui Jonathan finalmente si rivela  e svela le sue più profonde paure al suo eterno compagno di vita.
Un film che apprezzo ancora di più dopo aver letto in libro e che vi invito caldamente a scoprire per conoscere una storia destinata ad entrare all'interno dell'anima.

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