giovedì 30 agosto 2018

Un caffè con.. Liliana Onori!


Questa giornata voglio concluderla così, con un bel caffè per la mia rubrica dedicata alle interviste!
Oggi a farmi compagnia c'è Liliana Onori, la disponibile e carissima autrice di "Come il sole di mezzanotte", romanzo rosa ambientato nell'Irlanda nel 1800, che ho avuto modo di leggere ed apprezzare nel corso delle scorso mese.
Qui potete trovare la recensione dell'opera, uscita qualche giorno fa, e se già l'avete letta potete prendere una sedia, mettervi comodi e sorseggiare insieme a noi un buon caffè

  •   Inanzi tutto vorrei ringraziarti per aver accettato di scambiare due chiacchiere con me in questa piccola “pausa caffè” letteraria. Nella tua biografia dichiari di aver iniziato a scrivere fin da bambina, quando creavi romanzi fantasy per i tuoi compagni di scuola. Sai raccontarci da cosa questa passione abbia preso forma? E come si è evoluto il tuo rapporto con la scrittura nel passare degli anni?


In realtà non ha preso forma da niente ma credo sia nata insieme a me, nel senso che non è mai stata una cosa che ho deciso di fare, ho 'dovuto' farla. Scrivere non è un hobby, una passione o una scelta. Anche perché una scelta diversa non c'era per me. Ho dovuto seguire la natura,l'istinto,non so come chiamarlo. La genetica,forse [ride]. Dico sempre di essere geneticamente obbligata a scrivere perché se non lo facessi sarebbe come non poter più dormire, o mangiare. Ne morirei.

  •  “Come il sole di mezzanotte” è un romanzo rosa ambientato nell’Irlanda del 1800. Come mai hai scelto proprio questo contesto storico e questo Paese così particolare?


La scelta iniziale era la Francia rivoluzionaria del 1789 poi però mi sono resa conto che, per il tipo di storia che volevo raccontare, Versailles e lo sfarzo di quell'epoca non si adattavano per niente bene. La scenografia, chiamiamola così, strideva un po' con i protagonisti, i dialoghi e le scene. Poi un giorno mi è capitato di leggere questa frase: ''L'Irlanda è un paese gotico''. Mi ha tanto affascinata questa espressione e mi sono messa subito a cercare materiale sulle enciclopedie e su internet, e quando ho visto le foto delle scogliere dei boschi e di quel verde pazzesco ho capito che era quello il posto giusto. Era lì che dovevo ambientare la mia storia.

  •  Una delle cose che colpisce di più durante la lettura del tuo romanzo è la continua e chiara percezione del sentimenti dei personaggi nei vari momenti della loro storia. Come è stato per te dare vita alle loro emozioni e come hai vissuto, da creatrice, il susseguirsi delle vicende?


In qualche modo la storia nasce e muore nella mia testa ancora prima che sia messa su carta, quindi una linea generale di come andranno le cose è chiara fin da subito. Poi scrivendo magari cambio qualche scena, ne aggiungo una nuova, ne taglio un'altra. E' un po' una tela di Penelope. Anche dopo che è finito. A volte mi dico:''Mannaggia, se lo avessi scritto così invece di così...''. Descrivere i sentimenti è ovviamente un po' complicato perché etichettare una sensazione, un dolore, una gioia, con delle semplici parole non è semplice per niente. Ho cercato di descrivere le sensazioni che io stessa ho provato di dolore, gioia, perdita, amore, gelosia, vendetta per far sì che risultassero veritiere tanto che anche il lettore potesse provarle. Secondo me poi per descrivere un sentimento ci vogliono parole semplici, perché i sentimenti sono semplici nella loro natura, siamo noi poi che li complichiamo con i nostri pensieri, le remore, le coscienze, i dubbi, le paure, ma in per i sentimenti sono così istintivi e naturali che non servono parole complicate. Il lettore li conosce già tutti per natura.

  •  La protagonista del libro, Anna DeLarey, è una ragazza molto giovane ma estremamente forte, che per amore è disposta a sfidare la propria famiglia e le più ferree convinzioni sociali. Da dove o da cosa sei partita nella realizzazione del suo personaggi? Ci sono alcune sue caratteristiche che anche tu pensi di avere?


I personaggi dei mie romanzi sono tutti ''me'', nei loro aspetti positivi e in quelli negativi. Anna, Lorenz, Julian, Diana, Charlotte, William, sono tutti basati su caratteristiche che io credo di avere. Come Anna penso che quando si vuole bene a qualcuno non è colpa di nessuno e che se lo si ama davvero allora è normale sacrificare anche se stessi; di Lorenz ho la gelosia, ma non a quei livelli ovviamente [ride] Ho dovuto esasperare il personaggio per fare andare le cose come volevo io; di Julian ho la spontaneità e la faccia tosta di dire quello che mi passa per la testa senza filtrarlo troppo... e via di seguito.

  •  Nella tua carriera di scrittrice hai sperimentato generi diversi. Ce n’è uno in cui ti senti particolarmente a tuo agio e uno con cui magari non pensi di poter avere mai nulla a che fare?


Ho scritto tantissimi manoscritti che stanno chiusi da anni in scatole dentro il mio armadio e che aspettano di essere tirati fuori, corretti e magari un giorno, se valgono, pubblicati e sono tutti 'rosa'. Confesso che è un genere che non leggo, che non mi piace, che mi annoia tantissimo, eppure non riesco a scrivere altro. Il mio genere preferito è l'horror, il gotico o comunque un qualsiasi libro dove ci stiano cadaveri e morti ammazzati violentemente. Ho provato a scrivere generi diversi, tipo appunto il gotico, ma comunque la storia prende sempre una piega romantica. Quindi, nonostante la mia avversione, mi sono arresa al fatto che evidentemente è il 'rosa' il mio genere.

  • Sempre nella tua biografia dichiari di aver fatto della tua scrittura la tua attività principale ma, a parte questa, hai anche delle altre passioni? Cosa fai per staccarti e riprendere fiato tra un libro e un altro?


Io lavoro per le biblioteche di Roma da quasi dieci anni, è quella la mia attività principale. Magari potessi dedicarmi solo ai libri!!!Le mie passioni sono molto banali:sono un po' una nerd, lo confesso, mi piace il cinema, colleziono action figure, statue e Funko Pop di personaggi cinematografici, televisivi e fumettistici, pratico da due anni la kick boxing, e ovviamente, mi piace tantissimo viaggiare.

  •  Domanda di rito; progetti per i futuro! Stai scrivendo qualcosa di nuovo?


Sì, adesso l'idea che mi sta girando in testa da un po' è quella di un romanzo ambientato in una comunità Amish durante il Rumspringa che è il periodo che i giovani Amish passano lontano da casa per visitare un po' il mondo e decidere quale è la vita che vogliono.


  •  Infine, com’è Liliana Onori come lettrice? Quali sono i suoi autori preferiti? E se dovessi scegliere una citazione che ti rappresentasse, quale sceglieresti?



Come ti dicevo prima, il mio genere preferito è l'horror. Una citazione giusta per me forse è una frase di Capitan Harlock: “I sogni non svaniscono finché le persone non li abbandonano”



Un grazie a Liliana e soprattutto a tutti voi che vi siete uniti a questa piacevolissima chiacchierata!

mercoledì 29 agosto 2018

Recensione; "Giochi al crepuscolo" di Anita Desai

Questo mese è stato per me un po' il mese degli esperimenti; anche grazie alla bella challenge annuale a cui sto partecipando, ho avuto infatti modo di scoprire opere di autori particolari e mondi che non avevo mai conosciuto. Uno è di questi è senza dubbio "Giochi al crepuscolo" bella raccolta di racconti della scrittrice indiana Anita Desai, che attraverso le sue storie mi ha portato alla scoperta della misteriosa e bellissima India.
Ecco la mia recensione



Titolo: Giochi al crepuscolo
Autore: Anita Desai
Paese: India
Titolo originale: Games at Twilight and Other Stories

Genere: Raccolta di racconti
Pagine: 184
Prima pubblicazione estera: 1978
Prima pubblicazione italiana: E/O, 1996
Anno edizione: 2001
Casa editrice: Edizioni E/O
Prezzo di copertina: 13,42 euro copertina flessibile
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Un giovane studente che sceglie improvvisamente di lasciare gli studi dopo aver avuto una visione nel parco in cui andava a studiare, un professore di mezz'età che legge poesie alla sua giovane allieva in una terrazza sul tetto, una donna americana in crisi durante il suo viaggio in India, un uomo che vive una travolgente trasformazione spirituale al semplice contatto con un melone, dei bambini che giocano al tramonto.. questi sono solo alcuni dei protagonisti che danno vita agli undici racconti che compongono questa raccolta; personaggi unici e tutti profondamente spirituali che portano attraverso le vite stralci così intimi e toccanti che solo l'India può avere.



Anita Desai è già di per se una donna decisamente interessante; nata da padre bengalese e madre tedesca, è cresciuta insieme ai tre fratelli in India. In casa parlava tedesco, con gli amici e i vicini di casa invece si esprimeva in hindi. Nonostante questo la lingua che ha scelto per le sue opere è l'inglese, idioma imparato alla scuola missionaria di Vecchia Delhi. Questo crogiolo di culture si fonde in questa sua raccolta di racconti che rappresentano sì a pieno la cultura e la spiritualità tipica dell'India ma che vengono punteggiati a volte da alcune caratteristiche esterne; il lettore non deve sorprendersi infatti nel ritrovare all'interno delle storie alcune parole tedesche, lingua a cui l'autrice appare effettivamente molto affezionata.
Per quanto riguarda i racconti in sé sono tutti nel complesso decisamente piacevoli e un paio sono davvero riusciti ad ottenere tutta la mia attenzione; il mio preferito è senza dubbio quello del pittore che dipinge paesaggi che non ha mai visto. Mi dispiace solo che sia un po' più corto di quanto si meritasse.
Anita Desai, dall'alto della sua esperienza, rappresenta un buon punto di riferimento, sia per gli amanti della letteratura indiana sia per quelli che, come me, vogliono iniziare a scoprirla in modo non troppo impegnativo.

Voto: 7



Anita Desai (alla nascita Anita Mazumdar) è nata il 24 giugno 1937 a Jaipur da madre tedesca e padre bengalese. Insieme ai tre fratelli, cresce a Nuova Dehli, parlando tedesco in casa e hindi con vicini di casa e amici. Impara l'inglese grazie alla Scuola Missionaria di Vecchia Dehli, ed è proprio grazie a questa lingua che si cimenta per la prima volta nella scrittura.
Nel 1958 si Laurea in letteratura inglese all'Università di Nuova Dehli e si sposa con Ashrin Desai, con la quale ha quattro figli; Rahul, Tani, Arjun e Kiran, anche lei scrittrice.
Il suo esordio letterario avviene nel 1977 con "Fuoco della montagna" a cui fanno seguito "Giochi al crepuscolo", "Chiara luce del giorno", "Il villaggio vicino al mare", "In custodia"; "Notte e nebbia a Bombay", "Viaggio a Itaca", "Digiunare, digiunare", "Polvere di diamante ed altri racconti", "Un percorso a zig zag" e "L'artista della disperazione".

Recensione; "C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" di Efraim Medina Reyes

Buon mercoledì a tutti amici lettori!
Agosto è ormai agli sgoccioli e io continuo a tirare le somme parlandovi oggi di un libro che mi ha tenuto compagnia durante una delle scampagnate che ho fatto durante il mese; "C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" è un romanzo scritto dall'autore colombiano Efraim Medina Reyes. Un romanzo a tratti duro e anche un po' volgare, ad altri dolce e sorprendentemente poetico. Cambi di fronte improvvisi ma che rappresentano a pieno il personaggio protagonista; l'unico ed irripetibile Reptil!
Ecco la mia recensione



Titolo: C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
Autore: Efraim Medina Reyes
Paese: Colombia
Titolo originale: Érase una vez el amor pero tuve que matarlo
Genere: Romanzo
Pagine: 173
Prima pubblicazione estera: 1994
Prima pubblicazione italiana: Feltrinelli, 2001
Anno edizione: 2014
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo di copertina: 8.50 euro copertina flessibile
Ebook: 4.99 euro
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Reptil, per gli amici semplicemente Rep, è un uomo profondamente annoiato. Gli da noia la sua anonima città (Cartagena, che lui chiama costantemente "città immobile"), gli da noia la sua routine così sciatta e senza un fine preciso, persino le sceneggiature per cinema che scrive quotidianamente riescono a soddisfarlo come dovrebbero, così come il tempo passato con i cari amici, anche loro sconclusionati e disadattati come lui. Rep sogna di poter cambiare vita, sogna l'America, sogna una luminosa carriera.. e soprattutto sogna di lasciarsi alle spalle la storia d'amore tormentosa e ormai finita con "una certa ragazza" che lo ha stregato a tal punto da lasciarlo inerme senza forze ne inibizioni. Perché anche un tipo forte e tutto d'un pezzo come lui ha fatto l'errore di innamorarsi ed ora sì che è proprio un bel casino.


"C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" è un romanzo introspettivo, egocentrico e rozzo , così come il protagonista il cui "io" viene sviluppato durante tutta la lunghezza del libro.
Già dal titolo veniamo preparati ad una lettura estremamente ironica e anche un po' scorrile arricchita da una prosa semplice ma che rimanda un po' a Charles Bukowski, che di storie come queste ha fatto il suo marchio di fabbrica. Rap e i suoi amici rappresentano a pieno la gioventù senza ideali, senza prospettive e tristemente annoiata che troppo spesso si più osservare nelle città di tutto il mondo. Vivono in un ambiente duro, quasi invivibile, e nonostante tutti gli sforzi per fare un salto di qualità rimangono un fermi, un po' per mancanza di incentivi un po' per i crudeli scherzi del destino.
In tutti questo Rep è riuscito comunque a trovare qualcosa di bello; ha trovato l'Amore, quello vero, quello con la "A" maiuscola e per un po' tutto è andato bene fino a quando la sua vera natura è venuta fuori ed ha rovinato tutto. Nel pieno dei suoi più tormentosi sentimenti Rep ci mostra la sua idea sull'amore, a volte tipicamente maschile, altre invece sorprendente ricercata, addirittura poetica. Ma del resto il protagonista con le parole ci sa fare, e ne da spesso prova, così come il suo autore che mostra una buona capacità nel mischiare generi diversi che permettono al lettore di staccarsi almeno per un po' dal racconto della quotidianità.
"C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo" è senza dubbio un libro molto particolare, che si ama o si odia, senza via di mezzo, e che può essere apprezzato solo da una particolare cerchia di lettori. Nonostante tutto una buona lettura, se non per altro per prendere una boccata d'aria tra una lettura complessa e l'altra.

Voto: 6

Frase: "Sai bene che quando l'amore si spegne è più freddo della morte. Il problema è che le due parti in causa non si spengono contemporaneamente e quando sei la parte ancora accesa preferiresti essere morto"


Efraim Medina Reyes è nato il 29 giugno 1967 a Cartagena de Indias, Colombia, e attualmente vive dividendosi tra la sua città natale e Bogotà. Nella sua ricca carriera ha sperimentato diversi ruoli, dal musicista al drammaturgo, dal poeta al regista.
Il suo esordio letterario è avvenuto nel 1988 con "Seis Informes" e nel 1995 ha vinto il Premio Nazionale per il Racconto con la raccolta "Cinema albero". Oltre al suo romanzo più celebre "C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo",  ha scritto "La sessualità della pantera rosa", "Tecniche di masturbazione tra Batman e Robin" e la raccolta di poesie "Pistoleri, puttane e dementi".

martedì 28 agosto 2018

Dal libro al film; L'allieva


Con mia grande gioia, questa settimana sarà anche quella che segnerà il ritorno di alcune consuete rubriche, che l'estate e gli impegni avevano momentaneamente annullato.
Per dare di nuovo vita alla sezione dedicata ai film non posso fare a meno di parlarvi del confronto tra i libri di Alessia Gazzola, che mi hanno tenuto compagnia dall'inizio dell'anno, alla serie tv da essi tratto dall'omonimo titolo "L'allieva".
Vista la grande affezione creata nelle lettura dei libri ero decisamente curiosa di scoprire come la storia fosse stata strutturata per adattarsi al piccolo schermo e soprattutto di vedere i personaggi che tanto mi avevano divertito, coinvolto e fatto arrabbiare, divenire finalmente realtà; come spesso succede in queste delicate trasposizioni alla fine è stata proprio la grande affezione a farmi rimanere un po' delusa.. ma prima di parlare di questo, partiamo da principio dalla descrizione dal cast.
La serie sceglie come protagonista Alessandra Mastroinardi, che si rivela da subito decisamente adatta per l'interpretazione della maldestra e pasticciona specializzanda Alice Allevi. Ma, così come nei libri, anche nella serie il merito per la riuscita non è da attribuirsi solo alla giovane allieva ma anche a tutta quella serie di pittoreschi personaggi che la circondano e fatto della sua quotidianità quel pieno di ironia che tanto ci piace; Lino Guanciale (Claudio Conforti), Dario Aita (Arthur Malcomes), Francesca Agostini (Lara), Pierpaolo Spollon (Marco), Jun Ichikawa (Yukino), Martina Stella (Ambra) e il compianto Roy Lovelock (il professor Malcomes) risultano tutti eccellenti ed estremamente convincenti nella creazione dei propri personaggi.
Ciò che però disturba un po' la visione a chi ha letto i libri è la lunga serie di differenze tra le opere d Alessia Gazzola e la sceneggiatura, a cui l'autrice ha comunque contribuito; a partire dalla scelta di inserire il personaggio di Paolone ( Emmanuele Aita) già nella struttura al momento dell'arrivo di Alice (nei libri invece appare solo nell'ultimo prodotto "Arabesque") passando per la scelta di fare di Arthur e Cordelia (Anna Dalton) gli unici due figli del "Supremo" e rendere il primo orfano di madre, fino ad arrivare ai cambiamenti ben più di spessore come l'eliminazione del personaggio di Alessandra per favorire una rocambolesca storia tra Marco e Yukino oppure la completa diversità del rapporto tra Alice e il commissario Calligaris (Michele Di Mauro), spesso visto più come un burbero antagonista che un fedele alleato. 
Un'altra cosa, forse la principale, che colpisce in modo negativo è assolutamente la decisione di basare la serie non su tutta la produzione della Gazzola ma solamente su tre libri ("L'allieva", "Sindrome da cuore in sospeso" e "Un segreto non è per sempre") lasciando le altre indagini totalmente originali. Questa è una cosa che mi è davvero dispiaciuta perché immaginavo di poter rivedere sullo schermo i casi che avevo seguito durante la lettura e sono rimasta decisamente con l'amaro in bocca.
In poche parole si tratta senza dubbio di una serie piacevole, simpatica ed ironica, ma non riesce a reggere il confronto agli occhi di chi, come me, ha letto e amato le tempistiche, le situazioni e gli epiloghi scelti da Alessia Gazzola per la sua storia. Poi, magari non è detta l'ultima parola, ad Ottobre è in arrivo la seconda stagione.. possono sempre fare in tempo a farmi cambiare idea.
Per ora, torno ad aspettare con ansia il prossimo libro.

Recensione; "Isola" di Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Buongiorno amici lettori!
Oggi voglio portarvi lontano, in un posto misterioso che ho avuto modo di scoprire grazie ad una lettura davvero interessante, pubblicata da una casa editrice di cui avevo tanto sentito parlare ma che non avevo ancora avuto modo di conoscere.
Sto parlando di "Isola" libro a sfondo autobiografico scritto dalla scrittrice danese di origini faroesi Siri Ranva Hjelm Jacobsen edito Iperborea.
Un libro che mi intrigava moltissimo e che mi ha permesso di fare un viaggio nelle fredde Isole Faroe, arcipelago alle porte della Danimarca, ma che alla fine non mi ha del tutto convinto..
Ora vi spiego il perchè



Titolo: Isola
Autore: Siri Ranva Hjelm Jacobsen
Paese: Danimarca
Titolo originale: Ø

Genere: Romanzo/Autobiografia
Pagine: 215
Prima pubblicazione: 2016
Casa editrice italiana: Iperborea
Anno edizione: 2018
Prezzo di copertina: 17 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
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Dopo essere nata e cresciuta in Danimarca, la anonima protagonista (riconosciuta nel ruolo dell'autrice stessa dell'opera) dopo la morte della donna, si ritrova a far ritorno nelle Isole Faroe, luogo d'origine dei suoi avi, dove verrà accolta da lontani parenti, da dolci ricordi d'infanzia e da misteriosi segreti che fanno di questo arcipelago un luogo davvero unico al mondo.


Dotato di un ambientazione a dir poco unica ed eccezionale, il libro di Siri Jacobsen ci porta a fare due viaggi; uno alla scoperta di un luogo magico, oscuro e misterioso, abitato da strani personaggi e condizionato da credenze e da antiche leggende. L'altro all'interno della protagonista, una ragazza cresciuta in un ambiente completamente diverso che dovrà relazionarsi con il proprio luogo d'origine, il posto in cui sono conservate le sue radici.
Il lettore non può che spalancare gli occhi di fronte alla descrizione di questi luoghi lontani e di tutte le interessanti particolarità che li caratterizzano ma nonostante tutto questo il libro mostra una narrazione un po' troppo distaccata, a volte addirittura un po' difficile da seguire che non permette a chi legge di trovare quel fattore fondamentale per farlo sentire parte integrante della storia.
Sarà un po' la lontananza, sia fisica che culturale, sarà la prosa, ben fatta ma un po' fredda, tipica delle narrazioni nordiche, ma il romanzo risulta dare poco, a parte offrire una buona curiosità che però si potrebbe sanare anche con qualsiasi buon atlante.
Se il libro nel suo interno non mi ha completamente conquistato, certo stessa cosa non ha fatto la fattura esterna e su questo devo assolutamente spendere due parole sulla casa editrice Iperborea.
Inutile nascondere che avevo più volte sentito parlare di questo gruppo, che si differenzia dagli altri editori sia per la particolarità del proprio catalogo sia per l'originalità della forma dei propri libri.
Inizialmente sono rimasta un po' basita di fronte a questi libri così stretti e così alti, ben diversi da quelli che ho sempre avuto modo di maneggiare, ma devo ammettere che una volta aperto ed intrapreso la lettura, qualsiasi differenza si annulla risultando assolutamente maneggevole e piacevole da supportare. Un grande pregio va anche da dare alla bellezza delle copertine, caratterizzata da meravigliosi disegni su carta grezza, in questo specifico caso rappresentanti la protagonista che emerge da un mare ghiacciato e che riporta le fattezze dell'autrice.
Si sa infondo che un libro oltre che bello dentro deve essere anche bello fuori e su questo Iperborea mostra una marcia in più.
Sono felice quindi di aver fatto finalmente conoscenza con questa casa editrice, nonostante il parere tiepido riguardo alla lettura; conoscenza che approfondirò assolutamente. Qualsiasi consiglio sarà ben accetto!

Voto: 6

Frase: "Alle Faroe, dal momento in cui le ruote toccano la pista d'atterraggio, tutti sanno che siete arrivati. è un mistero. Magari avete giusto dato un colpo di telefono alla zia che dovrà ospitarvi, o siete atterrati in incognito passando una notte in albergo, ma quando senza preavviso bussate alla porta di un prozio o di un cugino di secondo grado su tutta un'altra isola, siete accolti da un "Ah eccovi qui" "

Siri Ranva Hjelm Jacobsen (1980) Cresciuta in Danimarca da una famiglia originaria delle isole Faroe, dopo gli studi umanistici si dedica alla scrittura e collabora con diversi quotidiani e riviste. Con il suo primo romanzo, Isola, ispirato alla sua storia personale, si impone subito all’attenzione di pubblico e critica per l’originalità della sua voce poetica, tanto da essere affiancata ai grandi cantori del Nord, William Heinesen, Einar Már Guðmundsson, Jon Fosse e Jón Kalman Stefánsson.



lunedì 27 agosto 2018

Recensione; "L'opera da tre soldi" di Bertolt Brecht

In questo ultimo lunedì di Agosto come potete vedere la programmazione del mio blog è decisamente ricca; ma del resto, Settembre si sta avvicinando e devo assolutamente rimboccarmi le maniche per recuperare tutti i libri che ho letto questo mese e di cui ancora vi devo parlare.
Dopo un romanzo drammatico e forte come "Salvare le ossa" e un fantasy strutturato e avvincente come "Il sognatore" voglio cambiare completamente genere e tornare ad uno dei miei primi amori; le commedie teatrali.
Qualche tempo fa, assistendo ad uno spettacolo televisivo sono venuta a conoscenza di un opera che non conoscevo e che ho voluto assolutamente andare a cercare nella mio biblioteca; Bertolt Brecht e la sua celebre "L'opera da tre soldi". Ecco a voi la mia recensione



Titolo: L'opera da tre soldi 
Autore: Bertolt Brecht
Paese: Germania/Austria
Titolo originale: Die Dreigroschenoper

Genere: Testo teatrale musicale
Pagine: 110 
Prima pubblicazione: 1928
Prezzo di copertina: 11.50 euro, variabile a seconda delle molteplici edizioni 
Ebook: 6.99 euro
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Nella fumosa e dissacrale Londra dei Primi Novecento, l'irriverente delinquente Macheath, conosciuto da tutti come Mackie Messer, è il vero padrone dei bassifondi. Con il suo gruppo di ladri ed assassini, depreda la città in un susseguirsi
di furtarelli e colpi da gran maestro come quello pianificato per il più che prossimo giorno dell'incoronazione della Regina. Tutto però sembra cambiare quando Mackie decide di sposare la bella Polly, figlia dello strozzino Gionata Geremia Peachum, che, prendendo in odio il novello genero, decide di fare di tutto per farlo finire finalmente sulla forca. Ciò che però il signor Peachum ha fatto è sottovalutare il potere di Mackie Messer, che tra colpi di scena, importanti conoscenze e terribili tradimenti sarà continuamente sul punto di soccombere ma vedrà infine capovolgersi il proprio destino.



È stato davvero interessante per me tornare a leggere una commedia teatrale dopo così tanto tempo, soprattutto con una così viva e ricca di azione come "L'opera da tre soldi".
Incentrato totalmente sul mondo della malavita londinese di inizio dello scorso secolo, il testo più celebre di Bertolt Brecht si delizia con situazioni irriverenti, alle volte decisamente comiche, e con bellissime canzoni, che certamente otterranno degna giustizia in una rappresentazione teatrale.
Del resto, tutte le opere sono create per essere interpretate e questa risulta esserlo più di altre, come se leggendola solamente, si possa solo giungere ad un apprezzamento superficiale.
La forza della narrazione è sicuramente data dalla personalità dei personaggi, a partire dall'egocentrico e spietato Mackie Messer, un delinquente certo, ma mai crudele e dotato di una classe decisamente di altri tempi.
Approfondirò assolutamente la conoscenza di questa opera, gustandomi a pieno una delle molteplici rappresentazioni teatrali e cinematografiche


Voto: 6.5


Bertolt Brecht (alla nascita Eugen Berthold Freidrich Brecht) nacque ad Augusta il 10 febbraio 1898 e morì a Berlino Est il 14 agosto 1956. Nato in un famiglia borghese, entrò giovane in contatto con gli ambienti d'avanguardia di Monaco e Berlino. Intraprese inizialmente gli studi in medicina ma poi li abbandonò per dedicarsi a tempo pieno all'attività letteraria. È negli anni Venti che incontra e abbraccia la teoria marxista che lo condurrà all'esilio dalla Germania nazionalsocialista e a viaggiare per diversi Paesi: Svizzera, Danimarca, Svezia e anche gli Stati Uniti. Vent'anni dopo, nel 1948 torna in Germania, insieme alla moglie Helene Weigel, dove si stabilirà a Berlino Est e proprio insieme alla consorte fonderà il Berliner Ensemble. La sua produzione vanta più di venti opere, tra saggi, testi teatrali musiche e poesie, tra cui "L'opera da tre soldi", il suo testo teatrale più celebre.



Segnalazione "Il sognatore" di Laini Taylor

Alla fine della scorsa settimana sul sito Thrillernord è inoltre uscita una mia nuova recensione che interessa un nuovissimo caso editoriale di cui tutti stanno parlando benissimo e che conquista anche il mio consenso, sto parlando di "Il sognatore", nuova pubblicazione Fazi Editore creata da Laini Taylor. Il libro è un fantasy nella forma più bella che possa esistere, sia esteriormente che, soprattutto, all'interno delle pagine dove siamo teletrasportarti un un mondo parallelo, un mondo meraviglioso ma anche immensamente crudele, in cui vive il giovane Lazlo Strange, un orfano cresciuto da un gruppo di monaci e diventato bibliotecario nella Grande Biblioteca. Fin da piccolissimo Lazlo ha un'ossessione, quella per Pianto, una lontana e misteriosa città e grazie alla forza dei propri sogni, il giovane, finirà per farci visita e per scoprire i suoi più oscuri misteri.
Un opera eccezionale, splendida nella trama ricca e articolata, ricca di colpi di scena e dotata di personaggi unici e irripetibili, a partire proprio dal giovane Lazlo, a cui sarà impossibile non affezionarsi.
Fremendo nell'attesa dell'uscita del secondo volume della duologia, vi lascio trama ufficiale, due parole sull'autrice e il link per leggere la recensione completa!



Titolo: Il sognatore
Autore: Laini Taylor
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Strange The Dreamer
Genere: Fantasy
Pagine: 524
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: Fazi Editori
Prezzo di copertina: 14.50 euro copertina flessibile
Ebook: 6.99 euro
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Trama:
È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario: Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un'esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell'oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un'ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l'opportunità di vivere un'avventura dalle premesse straordinarie.

Recensione completa su thrillernord.it

Voto: 8

Frase: "Era una giornata di mezza estate, a metà mattina, nella piena luce del giorno. Non c'erano libri dietro cui nascondersi, nè ombre, soltanto Lazlo Strange con la sua veste grigia, il naso che era stato rotto dalle fiabe, simile all'eroe di una storia mai raccontata. O meglio. Di una storia non ancora raccontata"


Laini Taylor. È nata nel 1971 a Chico, in California. Con la trilogia "La chimera di Praga" ha conquistato migliaia di lettori e convinto la critica più esigente, affermandosi come la più raffinata scrittrice fantasy adult americana. "Il sognatore" è il primo capitolo della sua nuova duologia. Laini Taylor vive a Portland, in Oregon, con il marito, l’illustratore Jim Di Bartolo, e la figlia Clementine.
 

Recensione; "Salvare le ossa" di Jesmyn Ward

Buongiorno amici lettori!
Tra le letture di Agosto ho avuto modo di conoscere un libro di cui avevo sentito molto parlare e che è stato capace di colpirmi e coinvolgermi con la durezza e la realtà dei suoi contenuti.
Sto parlando di "Salvare le ossa" primo libro della Trilogia di Bois Sauvage scritta da Jesmyn Ward e pubblicata in Italia da NNE; una lettura forte, nelle forme e nei contenuti, che si fa leggere tutta d'un fiato ma che è destinata a rimanere impressa per giorni dopo aver girato l'ultima pagina.
Ecco a voi la mia recensione completa



Titolo: Salvare le ossa
Autore: Jesmyn Ward
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Salvage the bones 
Genere: Romanzo
Pagine: 316
Prima pubblicazione: 2011
Casa editrice italiana: NNE
Anno edizione: 2018
Prezzo di copertina: 19 euro copertina flessibile
Ebook: 8.99 euro
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Nella cittadina americana di Bois Sauvage, Mississipi, e più precisamente nei pressi di un avvallamento chiamato La Fossa, tra rottami e baracche, vive la famiglia di Esch, adolescente afroamericana, costretta alla quasi totale povertà dopo la morte della madre. Ritrovatosi sola, Esch ha dovuto strutturare la sua vita in relazione ai maschi di casa; il fratello maggiore Randall, talento sportivo che vede nel basket una possibilità di rivalsa, il secondogenito Skeetah, appassionato di cani, che tiene al suo pittbull China più di qualsiasi essere umano, il più piccolo Juniur, nato e cresciuto senza madre, e il padre Claude, distrutto dalla morte della moglie e dall'alcool. Ed è proprio quest'ultimo il primo a rendersi conto di quello che sta per succedere. All'inizio è solo una tempesta lontana ma pian piano si ingrosserà, prenderà il nome di Kathrina e arriverà a sfogare tutta la sua forza sulla famiglia per la quale dopo niente sarà più lo stesso.

Ci sono così tante cose da dire su questo romanzo che ho quasi difficoltà a decidere dove iniziare; posso partire ad esempio dalla descrizione dei personaggi e dal contesto in cui si svolge la loro vita.
Jesmyn Ward ci trasporta infatti in una realtà decisamente diversa da quella a cui potremmo essere abituati facendoci entrare in profondo contatto con la sua protagonista, Esch, una ragazza molto giovane ma già profondamente segnata sia dai problemi famigliari (la prematura perdita dalla madre, l'alcolismo del padre, il gravoso peso della responsabilità nel confronti della casa e dei fratelli) ma anche dal dramma personale quando si rende conto di aspettare un figlio dal migliore amico di suo fratello, un ragazzo che lei ama ma che non si rivela all'altezza delle aspettative.
In quelli che sono tre quarti abbondanti di libro assistiamo quindi allo svolgersi della quotidianità di Esch e dei fratelli, lei che affronta l'inizio della propria gravidanza in totale segreto e loro che cercano nonostante tante restrizioni a trovare un modo per contribuire al sostentamento della famiglia pur continuando a seguire le proprie passioni; da una parte c'è Randall, il più grande, quello che fin da subito si è preso in carico di crescere l'ultimo arrivato e che nonostante i suoi diciassette anni spera di poter sfruttare a pieno il proprio talento ed iniziare una carriera in campo sportivo; dall'altra c'è invece Skeetah che di anni ne ha sedici, che è più riservato e taciturno ma che ha una vera passione per il mondo dei cani al quale si dedica totalmente, sia portando la sua amata China ai combattimenti, sia facendole fare una grande cucciolata in modo da poterli rivenderli.
Attraverso le azioni di questi due ragazzi ci viene mostrata una parte diversa della gioventù; un adolescenza in cui si è ancora un po' bambini (basta seguirne i giochi, gli scherzi e le battute) ma anche già dolorosamente uomini e si inizia a pensare al futuro sempre più incerto e rischioso.
Mentre la vita di questa famiglia continua, un'altra esistenza sta nascendo e crescendo sempre più fino a diventare un terribile uragano; tutti noi abbiamo assistito ai terribili effetti dell'uragano Kathrina e alla distruzione che ha lasciato in molte parti degli Stati Uniti ma quello che fa l'autrice è portarci nel pieno del suo potere distruttivo facendoci vivere, nella quarta ed ultima parte, quasi in prima persona il terrore e la devastazione vissuta da chi l'uragano l'ha sentito sulla propria pelle.
Passaggi di una emozione incredibile, che trasportano il lettore in un posto parallelo che solo i libri scritti bene, come questo, possono far raggiungere.
Nel romanzo di Jesmyn Ward sono presenti dei messaggi molto importanti come ad esempio quello che riguarda il significato dell'essere madre; filo corrente di tutta la narrazione. La maternità fa da incipit attraverso la descrizione della nascita di Junior e del parto di China, trova continuità nell'esperienza di Esch e infine sfocia addirittura in Kathrina, vista anch'essa come una madre, diabolica e distruttrice, che arriva ad uccidere per poi ridare la vita.
La storia di Esch e della propria famiglia è una storia destinata a farsi ricordare, che sconvolge e che sicuramente continuerà a sconvolgere nei due libri che usciranno nei prossimi anni.
Se solo posso trovare nella storia una piccola pecca è ciò che riguarda i passaggi dolorosi e atroci che riguardano gli animali, nello specifico i cani. Amante degli animali quale sono rimango sempre sconvolta quando nei libri trovo racconti in cui subiscono maltrattamenti o atrocità e anche questo romanzo non è stato da meno.. Certe scene non mi permettono di apprezzare a pieno la bellezza e la piacevolezza di un romanzo ma questa è comunque una mia debolezza che non deve in nessun modo con il commento generale di un opera che merita assolutamente di essere letta e che consiglio con tutta l'anima. Attendo con ansia il secondo capitolo!

Voto: 8

Frase: "Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino al buio e raccontino la storia di Kathrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte"


Jesmyn Ward è nata a DeLiesle, Mississipi, nel 1977 e attualmente lavora come professoressa associata di scrittura creativa all'Università Tutane di New Orleans.
Ha esordito nella narrativa nel con il romanzo "When the Line Bleeds" ed in seguito pubblica un sulla discriminazione razziale e un memoir su alcune tragedie famigliari, tutti ancora inediti in Italia.
Con le due vittorie, prima con "Salvage teh Bones" e poi con "Sing, Unburied, Sing", detiene il primato di unica donna ad aver vinto per due volte il National Book Award.
"Salvate le ossa" è il primo libro ad essere stato pubblicato in Italia.


venerdì 24 agosto 2018

Recensione; "Figlie del mare" di Mary Lynn Bracht

Buon venerdì a tutti amici lettori!
La settimana è quasi finita e dopo aver finalmente concluso il recupero delle recensioni di Luglio posso finalmente inizia a parlarvi delle letture di Agosto, che sono già tante e meritano tutte attenzione. Il primo da cui voglio partire è sia per ordine temporale sia per importanza, si tratta infatti di uno dei libri più belli che ho avuto modo di leggere in questa metà del mese.
Sto parlando di "Figlie del mare", romanzo a sfondo storico di Mary Lynn Bracht che è stato capace di colpirmi fin da subito e che mi ha letteralmente sconvolto e conquistato con la sua storia unica e a tratti anche decisamente crudele.
Ecco la mia recensione



Titolo: Figlie del mare
Autore: Mary Lynn Bracht
Paese: Stati Uniti d'America/Corea
Titolo originale: White Chrysanthemum
Genere: Romanzo storico
Pagine: 370
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice italiana: Longanesi
Prezzo di copertina: 18.60 copertina rigida
Ebook: 2.99 euro

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È l'estate del 1943 e sull'Isola di Jeju, Corea, la vita scorre come sempre e Hana e la sorella minore Emi, entrambe haenyeo, donne del mare, pescatrici che ogni giorno si tuffano tra le onde per accaparrarsi, con l'unica forza delle proprie mani e del proprio intuito, il necessario per vivere. È da molto tempo però che la vita dei coreani non è più così semplice, sono ormai più di trent'anni infatti che la Corea è stata annessa al Giappone e che il popolo dell'Imperatore sfoga le proprie atrocità sul popolo coreano, impedendogli anche solo di avre una propria identità. Il pericolo che i soldati giapponesi rappresentano è sempre in agguato nel villaggio e nelle zone limitrofe, soprattutto per ragazze come Hana, spesso rapite, violentate e torturate. Ed è per questo che quando un giorno, emergendo dalle acque, Hana vede in lontananza la figura del soldato avvicinarsi capisce che da allora niente sarà più lo stesso. Succede tutto in un attimo ma la ragazza non ha scelta, per salvare la sorellina deve sacrificarsi per seguire il soldato senza sapere cosa ne sarà di lei. Da quel momento nessuno la vedrà mai più.
Molti anni dopo, Emi, diventata una vecchia donna con due figli ed indurita dai dolori della guerra, deciderà finalmente di fare i conti con il proprio passato e guardare in faccia ciò che gli è accaduto; cosa è realmente successo a sua sorella? Riuscirà mai a ritrovarla, anche dopo tanto tempo?


Da europei sappiamo bene quante atrocità sono state compiute sul nostro territorio durante la Seconda Guerra Mondiale; l'abbiamo imparato a scuola, lo vediamo ogni giorno scritto su monumenti commemorativi, lo leggiamo sui libri che ancora oggi vengono scritti.
Ciò che invece non conosciamo è ciò che succedeva nello stesso periodo dall'altra parte del mondo, nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico, un posto lontano ma caratterizzato da una crudeltà forse addirittura maggiore di quella che abbiamo vissuto.
Mary Lynn Bracht, ripercorrendo le proprie origini, ci apre definitivamente gli occhi, portandoci alla scoperta di quella che era la vita nella Corea della Seconda Guerra Mondiale, un Paese distrutto, depredato, privato della propria identità; è in questo contesto storico che nascono e vivono le due sorelle su cui si basa la storia; Hana ed Emi, due sorelle molto diverse tra loro, ma legate da un affetto unico ed indistruttibile. Il maggior effetto viene senza dubbio rappresentato da Hana, attraverso la storia viviamo infatti il terrore della prigionia, della violenza fisica e morale, della reclusione, ma anche della speranza e della straziante lotta per la libertà. Hana ci porta a conoscere la storia delle cosiddette "donne di conforto", tutte quelle donne asiatiche (specialmente coreane) rapite dalle proprie case e rinchiuse in casini, per la delizia e lo sfizio di centinaio di soldati giapponesi. Storie vere che straziano e sconvolgono ma che meritano assolutamente di essere conosciute.
Non per questo però il ruolo di Emi risulta di minore importanza; oltre a dare una sorta di pausa al forte impatto emotivo delle narrazioni della sorella, Emi rappresenta a pieno le conseguenze della guerra sul popolo, su tutte quelle persone che hanno visto accadere mille atrocità ma che comunque sono sopravvissute, se così si più dire di una vita fatta di rimpianti e sensi di colpa. Emi è tutte quelle persone che hanno cercato di andare avanti con la propria vita, provando a dimenticare il passato, e senza poi riuscirci hanno capito che l'unica soluzione e guardare in faccia i propri fantasmi, affrontano quello che hanno da dire. Un altro personaggio che ho trovato d'effetto è stato il Comandante Morimoto, il soldato giapponese responsabile del rapimento di Hana. Un personaggio oscuro, che inizialmente si definirebbe uno dei cattivi ma che piano piano assume sfumature diverse, senza però dare pienamente luce al proprio intimo.
In poche parole, un romanzo che merita assolutamente di essere letto perchè con i suoi temi forti e le sue scene scioccanti permette di conoscere e comprendere una realtà passata ma ancora terribilmente reale.

Voto: 8

Frase: "Devo dirti una cosa.. Se venissero a prendermi e non dovessi più tornare, voglio che qualcuno conosca la mia storia.. Mi chiamo Hana"


Mary Lynn Bracht è nata in Taxas, da una madre sudcoreana e da padre americano. Attualmente vive a Londra. Tramite la madre è cresciuta a stretto contatto con una comunità di donne emigrate dalla Corea del Sud, ed è proprio grazie ai loro racconti e alla visita al villaggio dove è cresciuta sua madre che viene a conoscenza della storia delle "comfort women", donne di conforto, tema che ha ispirato la creazione del suo romanzo d'esordio "Figlie del mare", che ha sconvolto ed impressionato il mondo intero.