martedì 27 novembre 2018

Recensione: "Raccontami di un giorno perfetto" di Jennifer Niven

Buon martedì a tutti amici lettori!
Continua la mia lotta contro il tempo per recuperare tutte le letture già fatte e di cui ancora vi devo parlare. Il libro di oggi è "Raccontami di un giorno perfetto" romanzo young adult che ha dato modo all'autrice americana Jennifer Niven di essere conosciuta anche nel nostro Paese e che si è rivelato essere per me una vera sorpresa tanto da portarmi praticamente a divorarlo nel giro di due giorni.
Per scoprirne di più vi basta scorrere più in basso, e credetemi, ne vale davvero la pena



Titolo: Raccontami di un giorno perfetto
Autore: Jennifer Niven
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: All the Bright Places
Genere: Young Adult
Pagine: 400
Anno di pubblicazione: 2015
Casa editrice italiana: De Agostini
Prezzo di copertina: 14.90 euro copertina rigida, 10.90 euro copertina flessibile
Ebook: 6.99 euro
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Si può considerare un vero e proprio gioco del destino quello che spinge Violet e Theodor a salire lo stesso giorno e alla stessa ora sul punto più alto della torre campanaria scolastica. I motivi che li hanno spinti a compiere questo gesto inconsulto sono molto diversi ma appena uno vede l'altra nella stessa situazione decidono di salvarsi a vicenda e legare in questo modo indissolubilmente le loro esistenze. Il percorso per cercare di risollevarsi sarà lungo e faticoso ma grazie ad un progetto scolastico che li porterà a scoprire i segreti del loro Stato i due ragazzi avranno modo di scoprire il dono più grande della vita; il motivo per continuare a vivere.


Quando ho iniziato a leggere questo romanzo pensavo erroneamente che si trattasse di uno young adult come tanti e che, come spesso mi capita, mi sarei anche un po' annoiata a leggere tematiche ed emozioni a me ormai lontane. In realtà ciò che nasconde questo libro è una storia di incredibile impatto che attraverso la storia dei due protagonisti, Theodor e Violet, che hanno modo di raccontarsi in prima persona alterandosi i capitoli, affronta tempi veramente importanti come la perdita, il bullismo e soprattutto il suicidio giovanile. Quest'ultimo argomento è senza dubbio il più importante, non che disgraziatamente senza più attuale. Ormai ogni giorno ci giungono notizie di adolescenti costretti a togliersi la vita dopo continue angherie da parte dei compagni e dalla vita in genere, che in quel particolare periodo di crescita non può che sembra ancora più crudele di quanto già sia. Attraverso i protagonisti noi lettori abbiamo modo di confrontarci con una parte di loro e analizzare gli effetti che possono condurre a compiere questo terribile e definitivo gesto; Violet appare da subito in una situazione ben definita. La sua angoscia e il suo dolore sono nate infatti dopo la morte della sorella maggiore, avvenuta in un incidente stradale di cui lei si sente responsabile. Per quanto riguarda Theodor, spesso chiamato con il cognome Finch, la situazione appare per tutta la durata del libro ben più complicata ed oscura. In fin dei conti è lui a spingere Violet ad assimilare il lutto e ad andare avanti con la vita, è lui a mostrare una visione della vita che fa quasi dimenticamene il fatto che anche lui, per primo, si trovasse sulla torre campanaria. Ciò che è successo e che succederà al giovane uomo dall'animo speciale si saprà solo il seguito e questo lo farà diventare davvero il personaggi più bello ed interessante. Una cosa che mi è piaciuta molto di questa lettura è stata proprio come l'autrice ha deciso di affrontate la tematica del suicidio analizzando qua e là tutte le possibili tecniche e citando anche alcuni famosi personaggi morti suicidi, come ad esempio Virgia Wulf e Cesare Pavese. Questa scelta, che può apparire in primo luogo un po' raccapricciante, in realtà serve per separarsi un po' dall'idea che infondo tutti noi abbiamo del suicidio ed infondere in noi un sentimento di profonda speranza che appare inaspettato ma decisamente piacevole una volta terminata la lettura. Jennifer Niven tratta infatti argomenti importati e senza dubbio dolori con una sensibilità unica e dando lungo ad alcuni passaggi veramente magnifici, come, per citarne solo uno, quello che vede la sorellina di Finch ritagliare dai libri tutte le parole o i paragrafi brutti in modo da avere il controllo su di essi. Un libro sorprendente quindi, che tutti i ragazzi, ma anche gli adulti dovrebbe trovare il tempo di leggere. 

Voto: 8

Frase: "Non si può impedire ad una persona di morire. O di andarsene. Non puoi impedire nemmeno a te stesso di andartene. Mi conosco abbastanza bene per sapere che nessun altro può tenermi sveglio o impedirmi di dormire. Anche questo dipende tutto e soltanto da me"


Jennifer Niven è nata il 14 maggio 1968 a Charlotte, nello stato americano della Carolina del Sud. La passione per la scrittura l'accompagna fin da bambina e si dimostra essere la sua vera dote quando agli inizi del Duemila viene pubblicato il suo primo romanzo "Prigionieri dei ghiacci". Autrice inizialmente di romanzi per un pubblico adulto conosce il vero successo con lo young adult "Raccontami di un giorno perfetto" che presto darà vita ad un film. L'autrice è inoltre impegnata nella gestione di un sito web per ragazzi, "Germ". "L'universo nei tuoi occhi" è il suo ultimo romanzo, anche questo dedicato al pubblico più giovane.





venerdì 23 novembre 2018

Recensione: "Divorare il cielo" di Paolo Giordano

Seconda capatina serale perchè come vi spiegavo questa mattina i libri rimasti in sospeso sono tanti e, in ordine di tempo, vi devo parlare di un libro che ho amato moltissimo, al momento il più bello scoperto questo mese. Sto parlando dell'ultimo gioiellino di Paolo Giordano "Divorare il cielo", uscito qualche mese fa e da me agguantato immediatamente il giorno d'uscita. Nell'estenuante attesa di trovare il tempo per leggerlo ho letto a proposito di esso tanti commenti positivi ed io, che di Paolo Giordano da anni già stendevo le lodi, non posso che ritrovarsi totalmente d'accordo! "Divorare il cielo" è un romanzo ricco di emozioni, sia belle che brutte, capace di coinvolgere il lettore e non lasciarlo più fino all'ultima pagina. Volete saperne di più? Allora continuate a leggere!


Titolo: Divora il cielo
Autore: Paolo Giordano
Paese: Italia
Genere: Romanzo
Pagine: 400
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice: Einaudi
Prezzo di copertina: 22 euro copertina rigida
Ebook: 12.99 euro

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Speziale rappresenta per Teresa solo una parentesi estiva lontana da Torino, i lunghi pomeriggi assolati passati nella grande casa della donna, immersa nelle campagne pugliesi, i rari contatti con il padre che giunto nella sua terra di origine sembra trasformarsi un'altra persona. Come tutte le tredicenni Teresa trascorre le sue giornate con inerzia, lasciando agli altri il compito di dirle cosa fare e quando farlo. Almeno fino a quando una notte un gruppo di tre ragazzi fa irruzione nella sua piscina per una bravata notturna. Sono i ragazzi della Masseria, quelli che la donna chiama "quelli che vanno e vengono". Sono Nicola, Tommaso e Bern, hanno pochi anni in più di lei e sono arrivati per sconvolgerle la vita per sempre.


Ho provato il folle desiderio di parlare a ruota libera di questo libro appena dopo aver voltato l'ultima pagina, ma ora che mi trovo finalmente a farlo, mi rendo conto di quanto sia estremamente difficile. La verità è che "Divorare il cielo" è uno di quei libri che ti entra dentro piano piano, che ti fa assorbire la sua storia e dopo una serie interminabile di emozioni se ne va lasciandoti senza fiato e, in qualche modo, a dir poco diverso. La storia racconta la vita di quattro amici che si incontrano appena ragazzini e che sono destinati a rimanere incollati l'uno all'altro, nel bene e nel male, per il resto della vita. Teresa è la protagonista, almeno apparentemente, è lei a dare inizio alla storia e a condurla ma sono sopratutto i tre ragazzi e farle prendere le differenti strade. Teresa scopre infatti la propria forza di volontà grazie all'incontro con Bern e i suoi "fratelli", Tommaso, preso in affidamento da Cesare e Floriana, proprietari della Masseria, dopo la carcerazione del padre, e Nicola, l'unico vero figlio della coppia. Bern è senza alcun dubbio il personaggi più importante e sul quale spesso e volentieri finisce per concretizzarsi tutta l'attenzione. Bern è quel ragazzino dalle strane idee, cresciuto con un educazione radicalmente religiosa, e dalle idee anticonformiste, diventa poi quel ragazzo che per quelle stesse idee sarà capace di combattere, senza paura di andare contro tutto e tutti, e alla fine di trasforma in un uomo che si rivela essere quasi assurdo nella sua originalità. Teresa sarà incredibile condizionata da lui, dall'amore istantaneo e folle che prova da subito nei suoi confronti e che la condurrà a passare tutta la vita a cercare di capirlo, anche attraverso l'aiuto di altri personaggi che hanno avuto modo di seguirlo nelle sue battaglie, cosa che alla fine nessuno però riuscirà mai a fare. La cosa che mi ha lasciato più impressionata in questo romanzo è senza dubbio la potenza dei personaggi che attraverso le loro scelte e le loro azione portano il lettore a scontrarsi con tantissime tematiche importanti; si passa dalla religione, agli scontri famigliari, alla sessualità, fino alle lotte giovanili, alle terribili procedure per avere un figlio fino alla dipendenza dall'alcool. Questo solo per citarne alcune. Come detto questo libro è una vera e propria bomba di emozioni, si legge tutto d'un fiato ma allo stesso tempo ad un certo punto si sente la necessità di fermarsi per assimilare e godersi tutto a pieno. In "Divorare il cielo" ho ritrovato tutte quelle qualità che caratterizzano la scrittura di Paolo Giordano, che non è quello di "La solitudine dei numeri prima" (e, lasciatemelo dire, meno male) ma che torna da avvicinarsi sempre di più alla potenza narrativa di "Il corpo umano". Se qualcuno di voi medita di avvicinarsi a questo autore potrei addirittura sbilanciarmi e consigliarvi di partire proprio da questo. Il colpo di fulmine non potrà che essere immediato. 

Voto: 8.5

Frase: "- Loro sono diversi. Sono cresciuti con le radici troppo corte. Prima o poi una folata di vento li strappa e se li porta via - Ma Cosimo non sapeva quello che sapevamo noi: che le piante crescono al sicuro nei vasi, con le radici lunghe che girano tutto intorno, non si adattano alla terra. Soltanto quello con le radici libere, estirpate giovani in inverno, ce la fanno. Come noi."


Paolo Giordano nasce il 19 dicembre 1982 a Torino e nel 2006 si è laureato con lode in fisica all'Università degli studi di Torino. Il suo libro d'esordio "La solitudine dei numeri primi" è stato un vero proprio successo editoriale e gli ha fatto conseguire il Premio Strega e il Premio Letterario Merck Serono. Da qualche anno collabora con il "Corriere della sera". Di sua pubblicano altri tre romanzi "Il corpo umano", "Il nero e l'argento" e "Divorare il cielo".





Recensione: "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne

Buongiorno amici lettori!
Finalmente torno da voi dopo problemi fisici e impegni vari per recuperare quelle che sono state le mie ultime letture che in questi giorni mi hanno guardato in cagnesco da sopra il comodino in attesa che io gli prestassi la giusta attenzione. Inizio con il dire che questo mese si sta rivelando per me quello delle grandi sorprese, molti libri sul quale non riponevo molte aspettative mi hanno profondamente sorpreso. Ma, come ben sapete, c'è anche il contrario della medaglia e ahimè il libro di cui vi parlo oggi, di cui attendevo la lettura da diverso tempo, non è stato capace di fare altrettanto.
Sto parlando di "La lettera scarlatta" grande classico americano scritto da Nathaniel Hawthorne nel 1850. La storia è davvero molto famosa, anche grazie all'omonimo film del 1995, e l'ambientazione risulta davvero interessante ma la narrazione in sè non è riuscita a convincermi del tutto. Ora vi spiego il motivo


Titolo: La lettera scarlatta
Autore: Nathaniel Howthorne
Paese: Stati Uniti d'America
Titolo originale: The Scarlet Letter 
Genere: Romanzo storico
Pagine: 180
Prima pubblicazione: 1850
Anno edizione: 2009
Casa editrice italiana: Liberamente
Prezzo di copertina: 9.90 euro copertina flessibile (disponibile in molteplici edizioni differenti)

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Nella Boston puritana del 1600, Hester Prynne, una giovane e bellissima donna giunta in città qualche tempo prima, viene accusata di un grave peccato, quello di adulterio. La donna è rimasta infatti incita dopo una relazione extraconiugale visto che il marito, che avrebbe dovuto raggiungerla pochi mesi dopo il suo arrivo, non è mai arrivato e il prezzo da pagare e tutt'altro che leggero, aggravato ancora più dal fatto che fin da subito la donna si rifiuta di rivelare il nome del suo amante. Dopo lunghi e strazianti mesi di prigionia, in cui la donna da alla luce la piccola Perla, Hester è costretta a rimanere per un giorno interno sulla pubblica gogna e a portare per il resto dei suoi giorni cucita sul corsetto una sfavillante "A" scarlatta, simbolo del suo peccato. Proprio durante questo suo supplizio fa la sua comparsa in città un uomo che si rivelerà presto essere il marito di Hester, creduto morto ma rimasto per tutto quel tempo prigioniero dei Pellerossa, e che venuto a conoscenza del fatto deciderà di crearsi una nuova identità in modo da indagare nell'ombra e stanare l'uomo che si è approfittato di sua moglie. Così inizia un vero e proprio triangolo d'azione; da una parte Hester, diventata ormai una reietta, dall'altra il marito ed per ultimo il giovane reverendo Dimmesdale, che da subito si dimostra molto vicino alle sorti della donna e che si rivelerà avere un ruolo tutt'altro che prevedibile.


La prima cosa che mi ha colpito di questo romanzo è l'ambientazione che risulta da subito decisamente interessante. Ci troviamo nel 1600 in una Boston puritana composta da pellegrini giunti in America della vecchia Inghilterra; un aggregazione profondamente bigotta e timorosa del volere di Dio. Il libro inizia con una lunga e ricca prefazione in cui l'autore presenta un addetto della Dogana (alter ego di Hawthorne che ha lavorato per molto tempo proprio alla Dogana di Salem) che un giorno ritrova alcune carte che raccontano e attestano la storia di Hester Prynne questa giovane donna ripudiata dalla sua stessa gente per il grave peccato di aver tradito il marito. All'interno della carte viene anche ritrovata la lettere ricamata con ella stessa ha dovuto creare e portare sul corsetto per tutta la sua vita. Questo incipit non ha potuto fare a meno di ricordarmi quello dei "Promessi sposi" perchè anche Alessandro Manzoni attuata uno stratagemma del genere per dare via alla propria opera. In seguito a questo lo scrittore decide di buttarsi nel vero centro della storia ossia quando la povera Hester esce dalla porte della prigione con la figlioletta al seguito ed è costretta a salire sulla gogna dove anche una volta i grandi uomini della città le chiedono di rivelare il nome del suo amante, nome che lei, con grande coraggio e fedeltà non pronuncerà mai. In una società così retrograda e maschilista come quella ricreata, Hawthorne fa una scelta incredibilmente importante e da la maggior bellezza d'animo proprio all'unica donna, considerata come una peccatrice dalla sua città ma non dal suo autore che la venera come una martire in quel triangolo narrativo che si strutturerà per tutta la lettura. La narrazione si snoda infatti sui soli tre personaggi principali; la giovane Hester, ovviamente, il vecchio e vendicativo marito e l'affascinante reverendo Dimmesdale che si rivelerà essere proprio lui il padre della piccola Perla. Hawthorne da tutta la propria attenzione al profondo intimo di questi tre personaggi creando quello che risulta essere un racconto estremamente introspettivo. Forse anche un filino troppo. Grazie ad una scrittura un po' datata e anche un po' ossequiosa il lettore faticherò un po' a stare dietro alle vicende e percepirà soprattutto una forte e continua angoscia, trasmessa dall'animo dei personaggi, che renderà un po' ostica la lettura. Una lettura faticosa quindi, senza dubbio, che invita alla meditazione ma che non permette di scorrere una pagina dietro l'altra anche per via della quasi totale mancanza di discorsi diretti. Un'altra cosa che proprio non mi ha convito è la costante e pesante presenza della fede e di Dio; la religione ricopre sicuramente un ruolo chiave in questo romanzo (del resto il fatto che da vita a tutto è proprio un peccato divino) ma l'ho trovato davvero troppo presente anche solo nella descrizione che l'autore fa della piccola Perla, descritta più volte con un elfo, un esserino ribelle e a tratti malvagio nato proprio dal peccato. Un messaggio che a me non è proprio piaciuto e che mi ha lasciato un po' sconvolta soprattutto perché è spesso la stessa madre a vederla in questo modo. Detto questo, "La lettera scarlatta" è un romanzo che potrebbe essere interessante soprattutto per il contesto storico nel quale è ambientato ma che si perde un po' troppo nella struttura e nella prosa dell'autore. Il Classici già di per se non mi sono congeniali ma questo è proprio uno di quelli che non consiglierei.

Voto: 5

Frase: "Deve essere ascritto a credito dell’umana natura che, quando nulla venga a turbare il suo egoismo, essa è piú incline ad amare che a odiare. Per un graduale e silenzioso processo l’odio stesso si trasforma in amore, a meno che questo mutamento non venga impedito da una sempre nuova irritazione dell’originale sentimento di ostilità"


Nathaniel Hawthorne nacque il 4 luglio 1804 a Salem. Discendente di una famiglia puritana protagonista due secoli prima della storia della nuova Inghilterra e poi decaduta, perse il padre, capitano della marina mercantile, a soli quattro anni e crebbe in un clima di solitudine in cui conobbe la passione per la lettura e la scrittura anche se il suo primo libro "Funshawe", pubblicato nel 1828, non fu per nulla un successo e lo stesso autore decise di bruciare tutte le copie rimaste invendute. I primi successi letterari arrivarono solo con "Racconti narrati due volte" ma per conoscere la vera fama dovette aspettare fino al 1850 quando pubblicò "La lettera scarlatta", considerato il suo capolavoro. Due anni più tardi fu anche l'autore della biografia di Franklin Pierce, suo caro amici d'infanzia e futuro presidente degli Stati Uniti, per cui occupò anche alcune cariche importanti. Morì il 19 maggio 1864 a Plymounth. Di suo pubblicazione anche "Muschi di un vecchio presbiterio", "La casa dei sette abbaini", "Il libro delle meraviglie", "Il romanzo di Valgioiosa" e "Il fauno di marmo".

mercoledì 14 novembre 2018

Recensione: "Mi si è fermato il cuore" di Chamed

Buon pomeriggio cari amici lettori!
Questa settimana si sta rivelando essere molto proficua per me perché ad oggi ho già finito di leggere due libri della mia TBR! Il prima di cui vi voglio parlare è "Mi si è fermato il cuore" romanzo autobiografico di un autrice che si cela dietro lo pseudonimo di Chamed che ho letteralmente divorato ma che non mi ha del tutto convinto, nonostante l'importanza delle tematiche trattate. Ora vi spiego il perché.


Titolo: Mi si è fermato il cuore
Autore: Chamed
Paese: Italia
Genere: Romanzo autobiografico
Pagine: 222
Prima pubblicazione: Leone, 2012
Anno edizione: 2014
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo di copertina: 9.90 euro, copertina rigida
Ebook: 5.99 euro

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Chamed è una ragazza sfortunata. Lo capisce fin da bambina quando a soli quattordici mesi riscontra la poliomelite. L'esito sarebbe incurabile ma grazie al sostegno e alla forza del padre, Chamed riesco a guarire completamente, tornando a camminare e a parlare. Quella che apparirebbe come una grande vittoria si rivela essere solo la prima dura battaglia che la ragazza dovrò affrontare. In seguito alla morta di entrambi i genitori in un incidente stradale per lei avrà inizio un vero e proprio inferno che la vedrà oggetto dei più terribili soprusi prima da parte della zia acquista, responsabile della sua tutela ma convinta a sfruttare l'occasione per vendicarsi di un antico torto, poi da tutti gli abitanti del paese dove è vissuta, che l'accusano senza timore di colpe terribili, ed dai crudeli inservienti del manicomio in cui viene rinchiusa e dove scoprirà cosa sia il vero orrore.


Quando ho scoperto l'esistenza di questo libro ero preparata al fatto che mi sarei trovata di fronte ad una storia difficile da conoscere e nonostante tutto questo è proprio stato uno dei motivi per cui ho da subito desiderato leggerlo. Amo le storie reali, soprattutto se raccontate da chi le ha vissute in prima persona, anche se possono rivelarsi crudeli perché infondo è la vita ad esserlo per prima certe volte. Paradossalmente però la cosa che non mi ha del tutto convinta in questo libro è stata proprio la costante presenza della crudeltà; dalla primissima pagina infatti l'autrice ci da modo di scoprire la sua vita che si rivela ben presto essere una lunga e terrificante serie di orribili tragedie che colpiscono il lettore lasciandolo davvero senza fiato. Durante le due duecento pagine, lo spettatore non potrà fare altro che lasciarsi trasportare da una prosa estremamente scorrevole (che a tratti svela il fatto che non ci troviamo di fronte ad una scrittrice professionista ma ben sì ad una ragazza che ha deciso di raccontare la sua storia) attraverso descrizioni di una crudeltà così profonda e gratuita da fargli addirittura dubitare che sia impossibile vivere una vita così. E invece Chamed l'ha vissuta, e sa solo lei come ci sia riuscita. Nonostante tutto il lettore si renderà conto che la zia Patrizia è solo il minore dei mali in confronto a quello che attenderà la ragazza andando avanti con le pagine, in un racconto che farà riemergere delle nuove verità su una delle ferite ancora aperte della storia italiana; la condizione e le barbarie dei manicomi negli anni 70'. Quella di Chamed è una storia senza dubbio impressionante ma che è riuscita a trasmettermi poco se non una fortissima e continua angoscia e un odio terribile per le persone (non so se si possono realmente definire tali) che hanno sfogato su di lei tutta la loro gratuita crudeltà. Anche quando si parla di argomenti così terribili si ha bisogno di percepire almeno ogni tanto un raggio di sole, cosa che in questa lettura non avviene se non in parte e in modo troppo fugace per essere apprezzato a pieno. Per questo motivo il mio voto non potrà essere altissimo ma invito tutti coloro che hanno lo spirito abbastanza forte per non lasciarsi troppo impressionare ad avvicinarvi a questa lettura. Perché la storia di Chamed merita davvero di essere raccontata.

Voto: 6

Frase: "- Sei caduta dal cielo. E gli uomini ti hanno tagliato le ali! - - Ho paura! Dimmi perché sono qui. Come faccio ad andare via? Tu puoi aiutarmi? - - Gli angeli non hanno paura -."


Chamed è lo pseudonimo dietro al quale si cela la scrittrice di "Mi si è fermato il cuore" romanzo autobiografico pubblicato prima la prima volta nel 2012 con Leone e riproposto nel 2014 da Newton Compton. Grazie alle tematiche forte ha riscosso grande successo tra i lettori, occupando per molti mesi le classifiche dei libri più venduti sugli store online.

martedì 13 novembre 2018

Dal libro al film: "La svastica sul sole" VS "The man in the high castle"



Buongiorno a tutti amici lettori!
Oggi è martedì e io voglio renderlo speciale con un nuovo attesissimo (da me soprattutto) articolo della mia rubrica dedica ai film e alle serie tv tratte dai libri.
Se già mi seguivate e avete una buona memoria forse vi ricorderete che lo scorso Maggio ho letto un libro su cui riponevo tantissime aspettative per l'interessante idea su cui era fondato ma che non mi aveva totalmente convinto; sto parlando di "La svastica sul sole" uno dei romanzi più celebri di Philip K. Dick da cui qualche tempo fa (con i ritardo che mi contraddistingue) ho scoperto essere stata tratta una serie tv che non ho potuto fare a meno di correre a scoprire. "The man in the high castle" (conosciuta anche con la traduzione italiana letterale "L'uomo dell'alto castello" è una serie composta da tre stagioni di dieci episodi ciascuno prodotta da Amazon Studios, lanciata al successo dopo che l'episodio pilota, trasmesso per la prima volta il 15 gennaio 2015, ha raggiunto il record come episodio più visto di Amazon Video. A differenza le scorse volte in cui ho avuto occasione di parlarvi di serie tv, ho preferito non dividere gli articoli in prima, seconda e terza parte in base alle stagione ma fare un solo unico articolo, un po' perché in una storia come questa gli spoiler sono sempre pericolosamente in agguato e un po' perché questa serie mi è piaciuta così tanto da volerla completamente divorare. Il VS che potete vedere nel titolo non è solo figurato ma ha un vero e proprio significato in quanto mi sono ritrovata in un vero e proprio scontro tra l'idea originale sviluppata da Dick nel suo romanzo (la cui recensione, se ancora non l'avete letta, potete trovare qui) e la serie tv che partendo dallo stesso scenario, ossia un passato dispotico ucronico in cui la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta da Germania e Giappone e quindi sono queste due grandi potenze a controllare buona parte del mondo, sviluppa tutta una serie di vicende proprie fatte per attirare e catturare l'attenzione dello spettatore. La prima grande differenza tra libro e serie tv è quella di dividere gli ex Stati Uniti d'America (nel romanzo controllati unicamente dai Giapponesi) tra Giappone, proprietario della zona occidentale chiamata "Stati Giapponesi del Pacifico" e Germania che sfoggia tutto il suo potere sulla zona orientale denominata "Grande Reich Nazista Americano". Le due grandi potenze vincitrici convivono così sullo stesso territorio, divisi unicamente da una piccola lingua di terra, la "Zona Neutrale", già presente nel libro e realizzata come una sorta di vecchio Far West. Questa scelta fa sì che l'attenzione non si concentri solo su uno dei due mondi ucronici, come accadeva con il libro dove i Nazisti erano "confinati" in Europa, ma apre bensì nuovissime ed interessantissime strade percorribili dai creatori e dai propri personaggi. Con la comparsa dell'Impero Nazista in America avviene anche la creazione di imperdibili personaggi come quello dell'Obesgruppernfuhrer John Smith, un ex americano entrato dopo la guerra tra le file naziste e salito fino ai vertici grazie alle sue spiccate (e diaboliche) capacità. John Smith, interpretato da un meraviglioso Rufus Sewell, è uno di quei personaggi che nel romanzo non erano presenti ma che arricchiscono la serie tv interpretando un ruolo chiave all'interno delle vicende. Tra questi non posso esimermi dal citare l'affascinante Ispettore Capo Giapponese Kido (Joel De la Fuente) visto il più delle volte come il più temibile e pericoloso antagonista. Per quanto riguarda i personaggi che invece sono presenti all'interno del romanzo la prima caratteristica che salta all'occhio è il drastico calo della loro età media; se ne "La svastica sul sole", Juliana, Frank e Joe avevano più di quarantanni nella serie si tramutano in personaggi ben più giovani e soprattutto ben più avvenenti. Scelta saggia, e anche un po' porcina, per attirare i telespettatori che non possono non rimanere da subito colpiti dalla presenza di Alexa Davalos, Rupert Evans e Luke Kleintank. A parte questo mio commento, spudoratamente superficiale, le scelte attoriali di questi tre personaggi convincono, anche se presentano alcune importanti differenze dalle loro "versioni" libresche, questo soprattutto per quanto riguarda Juliana, forse il personaggi più importante dell'intera rappresentazione, che nella serie è responsabile di dare vita a tutta la catena di eventi che porterà lei e Frank a combattere per la resistenza e per la distribuzioni dei misteriosi film che nella pellicola prendono il posto del libro "La cavalletta non si rialzerà più" (titolo citato in un episodio della seconda stagione). Quello che tra i tre subisce maggior cambiamento è però Joe che non solo si rivela essere tedesco invece che italiano ma anche nato da uno dei più importanti progetti portati avanti dalla ideologia della Germania nazista. Se per questi tre personaggi le differenze con il libro sono palesi, stessa cosa però non si può dire per gli altri tre che appaiono anche nel libro ossia  il Signor Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa), Robert Childan (Brennan Brown" e il simpatico Ed (DJ Walls), i quali, a parte il rapporto lavorativo tra i primi due nella serie inesistente, sembrano essere usciti direttamente dalla mente del loro primo creatore. Penso che a questo punto vi sia molto chiaro ciò che intendevo con "lotta" tra libro e serie che, in fin dei conti, si rivela essere da essa solo liberamente ispirata. I primi contatti iniziano infatti ad avvenire solo nella seconda serie grazie alla rivelazione della vera funzione dei film che porta il tutto su una logica molto più fantascientifica ben più affine allo stile dell'autore.
In conclusione, la serie mi è piaciuta veramente molto, ben più del libro che non mi aveva conquistato proprio per via dello sviluppo troppo fantascientifico e non vedo davvero l'ora di gustarmi la quarta stagione e ritrovare così i personaggi a cui ormai sono del tutto affezionata.

lunedì 12 novembre 2018

Recensione; "Vorrei incontrarti ancora una volta" di Kate Eberlen

Buon lunedì a tutti amici lettori!
In questo nuovo inizio di settimana ancora una volta terribilmente uggioso torno da voi per parlarvi della mia ultimissima lettura, un libro scelto quasi per caso e rimasto diversi mesi in attesa nella mia libreria ma che si è rivelato una vera grande sorpresa.
Sto parlando di "Vorrei incontrarti ancora una volta" libro d'esordio della scrittrice inglese Kate Eberlen che mi ha letteralmente conquistato grazie ad una storia (o per meglio dire, a due storie) che ricordano chiaramente la splendida vicenda di "Un giorno" celebre e amatissimo libro di David Nicholls. Ecco a voi la mia recensione!



Titolo: Vorrei incontrarti ancora una volta
Autore: Kate Eberlen 
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Miss You
Genere: Romanzo
Pagine: 448
Anno di pubblicazione: 2017
Casa editrice italiana: Garzanti
Prezzo di copertina: 17.60 euro copertina rigida
Ebook: 6.99 euro
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Le cose più importanti della vita avvengono per caso. Lo sanno bene Tess e Gus, due giovani ragazzi con una storia diversa alle spalle e con un futuro ancor più differente di fronte a sè, che nell'estate del 1997 si trovano entrambi e nello stesso momento all'interno della splendida chiesa di San Minato al Monte, sulla collina toscana che sovrasta Firenze. Il loro potrebbe essere un vero e proprio colpo di fulmine, ma un po' per timidezza un po' per la giovane età, i due non vanno oltre uno sterile scambio di parole segnando in questo modo il proprio destino, un destino che li porterà a vivere esistenze diverse ma che in alcune speciali occasioni saranno così tanto vicino da potersi sfiorare ed infine, li condurrà a ritrovarsi, molti anni dopo, proprio nel luogo che ha dato inizio a tutto.


L'impressione che avevo, a scatola completamente chiusa, una volta inizio questo romanzo era che si trattasse di una lettura tipicamente rosa. Del resto sia il titolo che la copertina (primo chiaro riferimento ad "Un giorno) portano su questa strada di pensiero che però appena lette le prime pagine si rivela essere totalmente sbagliata. "Vorrei incontrarti ancora volta" è tutto fuorché romantico; è un romanzo di vita vera, emozionale ed introspettivo che analizza, spesso con toni e vicende drammatiche, le vite di due persone, giovani ragazzi prima e maturi adulti poi, che hanno avuto l'occasione di incontrarsi in giorno e non farlo mai più per molto altro tempo. È chiaramente risaputo che la vita è una questione di attimi e che noi siamo i principali artefici del nostro destino; scegliamo noi quale strada seguire tra quelle che ci vengono proposte e basta anche solo rispondere "sì" invece che "no" ad una semplice e apparentemente stupida domanda per capovolgere tutto. Quante volte al giorno ci capita di conoscere, di scambiare due parole o anche solo di incrociare uno sguardo con persone che non conosciamo e che non avremo magari più l'occasione di incrociare. E se quel qualcuno fosse la nostra persona e noi non l'avessimo riconosciuta? Avremmo mai la possibilità di rimediare? Kate Eberlen mette in scena questo interessante dilemma della vita mostrandoci le storie parallele di Tess e Gus che dopo un fugace incontro iniziale si svolgeranno parallelamente. Un capitolo a testa i due personaggi potranno parlarci di loro e dei loro importanti problemi, analizzando situazioni di grande spessore come la perdita di una persona cara, vissuta da entrambi in maniera diversa, l'autismo, la malattia, il senso di colpa, il tradimento e la paura della morte. Ho trovato praticamente impossibile non legarmi ai due protagonisti e alle loro storie e ho sentito il mio cuore perdere un battito ogni volta che arrivavano il punto di sfiorarsi senza mai farlo davvero. "Vorrei incontrarti ancora una volta" è un libro scritto per toccare le corde più profonde dell'anima e ci riesce splendidamente attraverso una storia di vita e d'amore ben meno romantica di quello che ci si poteva aspettare ma decisamente più reale. L'unica parte che penso non mi abbia del tutto convinto nelle quattrocento e passa pagine del libro è proprio il finale che cade un po' nello scontato e che non regge il confronto con la potenza della storia. Del resto però è giusto così, anche gli irrimediabili romantici meritano di avere ciò che si aspettavano. In conclusione un libro splendido, ricco di emozioni. Per me una vera grande sorpresa.

Voto: 8

Frase: "- Se una singola farfalla batte le ali dalla parte opposta del pianeta, mette in modo una catena di eventi che potrebbe scatenare una tempesta..- - Oppure un arcobaleno -"


Kate Eberlen è cresciuta in una piccola città vicino a Londra. Adora l’Italia e cerca di passarvi più tempo possibile. È sposata e ha un figlio. "Vorrei incontrarti ancora una volta" è il suo romanzo d'esordio



mercoledì 7 novembre 2018

Recensione: "Il giardiniere" di Natasha Preston

Buongiorno amici lettori!
La mia attività social negli ultimi giorni sta andando un po' a rilento ma le mie letture procedono come sempre quindi sono pronta per parlarvi della mia ultima lettura nonché il primo libro del mese ossia "Il giardiniere" thriller scritto dalla giovane autrice Natasha Preston. Ho ricevuto questo libro in regalo lo scorso Natale dalla mia amica Chicca ed ero veramente molto curiosa di leggerlo per via della grande ondata di popolarità scaturita dalla sua pubblicazione, avvenuta dopo il raggiungimento di oltre due milioni di letture sulla piattaforma di scrittura online Wattpad. Sarà stato all'altezza delle aspettative? Ora ve lo svelo



Titolo: Il giardiniere
Autore: Natasha Preston
Paese: Inghilterra
Titolo originale: The Cellar 
Genere: Thriller/Young Adult
Pagine: 317
Anno di pubblicazione: 2017
Casa editrice italiana: Piemme
Prezzo di copertina: 16 euro copertina rigida
Ebook: 6.99 euro 
Link per l’acquisto Amazon e ibs






A Long Thorpe, piccola cittadina inglese in cui tutti conoscono tutti, non succede mai nulla di particolare. Ecco perché Summer, con la sbruffonaggine tipica dei suoi sedici anni, trova ridicolo che il suo fidanzato Lewis insista per accompagnarla in macchina ad una festa che dista solo qualche quattro passi a piedi. Del resto, Sum è sempre stata una ragazza testarda e sicura di sè e nulla valgono le continue preoccupazioni dei genitori o le litigate con il fratello Henry. Peccato che la sua determinazione non sarà di nessuno aiuto quando poche ore dopo uno strano uomo l'avvicina in prossimità del bosco, la immobilizza e la rapisce portandola in casa sua e più precisamente all'interno dello scantinato dove già altre tre ragazze sono segrete al loro oscuro e terribile destino. Chi è davvero quell'uomo ossessionato con i fuori tanto da chiamarle con quattro di essi (Lily, Rose, Poppy e Violet) e da farsi chiamare unicamente Clover, trifoglio? A cosa dovrà assistere durante il suo periodo di prigionia? E soprattutto, riuscirà mai a tornare a casa? 


"Il giardiniere" è un thriller di stampo strettamente young adult sia per la scelta dei personaggi principali ossia Summer e Lewis, entrambi molto giovani, sia per lo stile di scrittura che risulta fin da subito molto giovanili, a tratti addirittura quasi acerbo. Adatto forse ad un gruppo di lettori di un età di qualche anno (solo qualcuno, eh) in meno di me mi ha lasciato da una parte sinceramente impressionata; ci ritroviamo infatti fin da subito catapultati all'interno della storia e la scelta di dividere i capitoli (molto brevi e per questo molto scorrevoli) secondo il punto di vista delle tre figure più importanti, Summer, Lewis e anche lo stesso Clover, permette di avere una visione più completa possibile della storia e dei suoi interpreti. Il ritmo di narrazione è sicuramente molto alto ma ho avuto modo di notare, soprattutto nell'ultima parte una serie di piccole mancanza, particolari che l'autrice magari cita ma che non vuole o preferisce non approfondire; ad esempio nel corso del lungo lasso di tempo che interessa la prigionia di Summer avviene il suo compleanno, citato dal fidanzato ma da lei completamente rimosso nonostante abbia la possibilità di sapere che giorno sia, così che anche il Natale, da tutte le parti totalmente ignorato e, fatto ben più importante, una chiarezza della procedura che porta all'epilogo della vicenda. Ciò che ho trovato invece molto ben espressi sono gli effetti che una prigionia e una routine così malata può avere sulle vittime, in questo caso sulle ragazze che l'hanno vissuta, tutte soggette a conseguenze diverse. Non posso dire che la lettura mi sia dispiaciuta, anzi, l'ho trovata molto piacevole e scorrevole ma è anche vero che non è si è rivelata essere del tutto nelle mie corde. Consiglio la lettura di questo libro a tutti quei lettori adolescenti che sono stanchi di leggere le solite storielle d'amore e che magari vogliono iniziare ad avvicinarsi al genere thriller. Per tutti gli altri, se proprio interessati, direi di approcciarlo tranquillamente, ma senza aspettarsi troppo.

Voto: 6.5

Frase: "Ci eravamo trasferiti in quel quartiere quando avevo cinque anni e mi ci ero sempre sentita al sicuro. Avevo trascorso l'infanzia giocando in strada con i miei amici, e quando eravamo cresciuti avevamo preso a ritrovarci al pub o al club. Conoscevo la cittadina e quelli che ci abitavano come il palmo della mia mano, ma il cimitero mi aveva sempre dato i brividi"


Natasha Preston è una giovane autrice inglese che ha iniziato a scrivere sulla piattaforma Wattpad quasi per caso, non riuscendo più a smettere. è proprio a questo sito che deve il suo successo, il suo primo romanzo "Il giardiniere" è stato pubblicato, inizialmente negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo, proprio grazie al grande successo avuto nei lettori, diventando in seguito un vero e proprio caso editoriale. Di sua pubblicazione anche "La casa", pubblicato nel 2018.


lunedì 5 novembre 2018

Approfondimento; Gli Intoccabili Paria

Buongiorno amici lettori e soprattutto buon lunedì!
Oggi voglio dare inizio a questa settimana con un articolo speciale che farà parte di una nuova rubrica che spero potrà continuare per molto tempo; si tratta degli "Approfondimenti" una piccola riflessione e aggiunta a tutti quegli interessanti spunti che ho avuto modo di trovare all'interno dei libri che ho letto. Inizio parlandovi di un argomento molto importante fuoriuscito dalle pagine di "Il Dio delle piccole cose" celebre libro di Arundhati Roy che, come sapete, si è rivelato essere una delle più belle letture dello scorso mese. Nel corso della lettura di questo impressionante romanzo mi sono imbattuta nella storia di una particolare parte del popolo indiano dai nome Paria. Chi sono? Ora lo scopriremo insieme.


Nel "Sistema delle Caste Indiane", la stratificazione di gerarchie abolita nel 1950 ma che ancora oggi influenza la suddivisione dei lavori, gli equilibri di poteri e il passaggio di beni attraverso accordi matrimoniali, i Paria (o Dalit, come vengono anche definiti) sono i fuori casta, al di sotto, i quanto diritti e autorità sociale e umana, degli aborigeni indiani e degli stranieri.
Il ruolo di questo gruppo all'interno della società è quello di esercitare professioni che hanno a che fare con la nascita (ostetriche, dottori) e la morte (macellaio, conciatore di pelli, giustiziere, crematori) o che vengono a contatto con la sporcizia (lavandaio, netturbino). Per via di questi ruoli considerati degradanti, i Paria devono essere isolati dalla comunità, in quanto possono rendere impuro, al solo piccolo contatto, un membro delle caste superiori. Da qui l'appellativo di Intoccabili.
Questo gruppo, diviso a sua volta in caste e sottocaste, è costretto quindi a vivere fuori dal villaggio ed è loro vietato di utilizzare strade e fontane pubbliche, fare acquisti in negozi frequentati dai membri delle altre caste, come anche preparare loro cibo, studiare i Veda ed accedere ai templi.
Il primo ad interessarsi alle sorti e alle condizioni sociali di questi poveri oppressi è stato il grande mahatma Gandhi che dalla seconda metà del XIX secolo lottò strenuamente per far crescere sempre di più il movimento di rivolta di questa casta, chiamato "Il riscatto degli Intoccabili", e che, grazie all'importante supporto del politico e filosofo Ambedkar, riuscì ad istituire l'Articolo 17 della Costituzione indiana secondo cui "L'intoccabilità è abolita e la sua pratica in ogni forma è abolita. L'applicazione di qualsiasi disabilità derivante dall'intoccabilità sarà un reato punibile dalla legge". Nonostante questo importantissimo traguardo però si è ad oggi ancora molto lontani dalla reale estirpazione di questo costume ma anzi, con l'affermazione dei diritti dei Dalit e il miglioramento delle condizioni di vita di molti di loro c'è stato anche un forte aumento di ire e rivendicazioni da parte di altre porzioni della società hindu che hanno portato a terribili sconti e sanguinosi incidenti. Il cambiamento legislativo promosso per sanare le disuguaglianze ereditare dal sistema castale si è rivelata essere infine una vera e propria arma a doppio taglio perché hanno permesso di rendere ancora più evidenti i paria all'interno della società, esponendoli paradossalmente a una ancor maggiore discriminazione ordinaria. Questi effetti sono stati specialmente riscontrati nel villaggi, dove il costume che riguarda gli intoccabili è rimasto molto spesso immutato e ci sono stati numerosissimi casi di omicidi e crimini d'odio contro alcuni paria, specialmente quelli che hanno cercato di contrastare il sistema delle caste o non l'anno rispettato, ad esempio sposandosi con membri di caste superiori, pratica concessa dal 1950 ma considerata ancora insostenibile.


Come potete osservare quindi, grazie alle nuove legislazioni, i Dalit godono di un certo aiuto nel campo dell'educazione e del lavoro ma il loro status sociale non è cambiato e rimango ancora adesso vittime di emarginazione e abusi. Ne servirà ancora di strada prima che l'India possa essere considerato un Paese completamente democratico ma si spera che con il tempo certe cose possano diventare un concetto automatico e quotidiano, così come in ogni altra parte del mondo dove alcuni gruppi di oppressi vivono in povertà e schiavitù.



Spero che questo prima articolo vi sia piaciuto. L'argomento di oggi era di uno spessore storico e sociale molto importante ma in questa rubrica vi parlerò un po' di tutto, anche di argomenti un po' più leggeri. Alla prossima!

venerdì 2 novembre 2018

Le migliori letture del mese; Ottobre!


Ed eccomi qui, amici lettori, pronta per mostrarvi il Resoconto Letterario di questo mese di Ottobre appena passato; mese che è stato ricchissimo di letture, alcune davvero molto belle ed emozionanti, infatti come lo scorso mese anche ad Ottobre il mio totale è stato di ben dodici letture!
Senza indugiare troppo, ve ne parlo velocemente, mostrando la classifica dal dodicesimo al primo posto e lasciando il link per poterli scoprire più nello specifico andando a leggere le recensioni complete pubblicate qui sul blog. Pronti, partenza.. via!


Dodicesimo posto: "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini

Secondo ed ultimo approccio con quest'autrice amata da molti ma a me poco affine per la crudeltà delle situazioni narrate e lo stile di scrittura a tratti inutilmente d'effetto. Ci ho provato ma è andata così

Voto: 6.5             Recensione completa qui




Undicesimo posto: "Le sette sorelle" di Lucinda Riley

Altra autrice largamente osannata che mi ha però convinto solo su certi aspetti. Idea iniziale originale così come lo sviluppo e i troppi flash back non sono riusciti a mantenere la mia concentrazione, disturbata inoltre da racconti troppo "rosa" per i miei personali gusti

Voto: 6.5               Recensione completa qui



Decimo posto: "Neyla. Un'incontro, due mondi" di Kossi Komla-Ebri

Interessante romanzo breve che racconta la storia di un ragazzo africano emigrato in Europa che deve fare i conti con il ritorno nella sua terra d'origine e con la nascita di un complicato nuovo amore.

Voto: 7               Recensione completa qui




Nono posto: "Il fantasma di Canterville" di Oscar Wilde

Racconto umoristico giovanile scritto da Oscar Wilde nel 1887. Lo scrittore irlandese si prende abilmente gioco dei racconti del terrore creando una piccola perla in cui le risate sono assicurate. Proprio oggi trovate la recensione completa qui sul blog

Voto: 7                Recensione completa qui



Ottavo posto: "Phobia" di Wulf Dorn 

Quinto libro del celebre autore psico-thriller tedesco che ho tanto amato nei primi tre libri ma che continua a non convincermi del tutto nelle ultime pubblicazioni. In questa opera ritroviamo Mark Behrendt, personaggio già comparso in "La psichiatra". Piacevole ma poco di più.

Voto: 7.5          Recensione completa qui




Settimo posto: "Shining" di Stephen King

Primo approccio con il maestro del terrore in una sua celebre storia che già conoscevo per il via del film ma che ha saputo sorprendermi con particolari inediti e un finale ben più convincente di quello cinematografico. Potrei anche continuare la conoscenza..

Voto: 7.5                   Recensione completa qui



Sesto posto; "Riparto da qui" di Beatrice Bracaccia

Prima collaborazione del mese. Romanzo relativamente breve ma estremamente emozionante che racconta la toccante storia di Martina, una ragazza distrutta da un grave lutto che dovrà scoprire il modo di fare i conti con la perdita e con i ricordi del passato

Voto: 7.5                  Recensione completa qui



Quinto posto: "Ci pensa il cielo" di Liliana Onori

Seconda collaborazione del mese, seguito di "Come il sole di mezzanotte" già recensito qualche mese fa. Questa volta è la storia di Hope, figlia di Anna e William, una ragazza forte e determinata a portare avanti i suoi ideali nelle lotte delle suffragette. Una vera sorpresa

Voto: 7.5                        Recensione completa qui




Quarto posto: "Il ladro gentiluomo" di Alessia Gazzola

Ottavo capitolo della serie "L'allieva" che vede Alice alle prese con una nuova avventura in trasferta e i consueti problemi di cuore che hanno come protagonista l'immancabile e inconfondibile Claudio Conforti. Una sicurezza.

Voto: 7.5                     Recensione completa qui




Terzo posto: "Figlie di una nuova era" di Carmen Korn

Sul gradino più basso del podio non poteva non posizionarsi la nuovissima pubblicazione Fazi, il primo capitolo di una trilogia che porterà alla scoperta della storia tedesca dello scorso secolo attraverso gli occhi di quattro donne; Henny, Kathe, Lina ed Ida. Assolutamente imperdibile.

Voto: 8                   Recensione completa qui



Secondo posto: "Il Dio delle piccole cose" di Arundhati Roy

Un piccolo gioiello trovato per caso ma capace di incollarmici addosso con la sua storia storia a dolorosa e a tratti cruenta ma che analizza profondamente alcuni dei più importanti della storia e della cultura indiana. Da leggere almeno una volta nella vita

Voto: 8.5              Recensione completa qui




Primo posto: "Aurora nel buio" di Barbara Baraldi

Il primo posto non poteva non aggiudicarselo questo meraviglioso thriller che mi stregato fin dalle primissime pagine grazie ad un indagine mozzafiato e una protagonista fantastica, Aurora Scalviati, uno dei più bei personaggi che io abbia mai incontrato in un libro di questo genere

Voto: 9                     Recensione completa qui