sabato 31 marzo 2018

Le migliori letture del mese; Marzo!



Buon ultimo giorno di Marzo a tutti voi, cari amici lettori!
Ecco arrivati a quello che forse è il momento più atteso di tutto il mese (almeno per me), quello del resoconto delle letture!
I libri che ho letto questo mese sono stati sette; non tantissimi e purtroppo non sono riuscita a raggiungere il mio personale traguardo di dieci libri al mese, ma sono comunque contenta perché, soprattutto nelle ultime settimane, sono riuscita a riprendere un ritmo più costante e, soprattutto, perché ho avuto modo di leggere libri molto piacevoli.
Il genere che ha prevalso è stato il thriller/giallo, con solo due eccezioni storico e narrativa..
Detto questo, siete pronti? Bene, iniziamo!


Settimo posto: "Sono sempre io" di Jojo Moyes

Terzo capitolo con protagonista Louisa Clark alle prese con un'incredibile avventura nella strepitosa New York.
Attesissimo ma rivelatesi davvero sotto le aspettative

Voto: 6                   Recensione completa qui



Sesto posto: "Il ladro di bambini tristi" di Belinda Bauer 

La mia lettura del mese per Thrillernord. Un libro triste, scioccante e sconvolgente. Perfetto per chi vuole provare emozioni forti e riflettere sul vero senso dell'affetto umano.

Voto: 7.5         Recensione completa su Thrillernord.it




Quinto posto: "Non lasciare la mia mano" di Michel Bussi

Primo avvicinamento ad uno scrittore di cui tanto ho sentito parlare bene e che mi ha portato in un'angosciante caccia all'assassino in una delle isole più sorprendenti al mondo; l'isola della Reunion.

Voto: 7.5              Recensione completa qui



Quarto posto: "Un segreto non è per sempre" di Alessia Gazzola

Terzo libro della serie "L'allieva". Alice Allevi si ritrova alle prese con la strana morte di un famoso scrittore appassionato di enigmistica. Intrigante e sorprendente!

Voto: 7.5        Recensione completa ancora non disponibile



Terzo posto: "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead

Gradino più basso del podio per questo bel romanzo storico che mi ha trasportato nel profondo dell'America schiavista del 1800. Scioccante e forte nei contenuti, ma assolutamente imperdibile.

Voto: 7.5             Recensione completa qui




Secondo posto: "Oggetti di reato" di Patricia Cornwell

Anche nel secondo libro con protagonista l'anatomopatologa Kay Scarpetta, Patricia Cornwell riesce a convincere, offrendo un indagine che si legge tutta d'un fiato e trova soluzione in meandri inaspettati. L'argento è suo.

Voto: 7.5                   Recensione completa qui



Primo posto: "Urla nel silenzio" di Angela Marsons

Libro d'esordio di una delle scrittrici più apprezzate negli ultimi tempi. Un indagine intrigante, formata da molti fattori e che analizza diversi argomenti. Finale sorprendente e personaggi assolutamente perfetti. Oro più che meritato.

Voto: 8                       Recensione completa qui



venerdì 30 marzo 2018

Consiglio per il weekend, "Io, Lancillotto. Il cavaliere di Artù" di Jack Whyte

Buon venerdì a tutti cari amici lettori!
L'attesissimo weekend di Pasqua è finalmente arrivato e prima di lanciarci a capofitto nei giorni di libertà ci tengo particolarmente a consigliarvi una lettura che potrebbe essere perfetta per accompagnarvi in queste feste.
Non ve l'ho ancora rivelato, ma la storia di Re Artù è stata una delle mie primissime grandi passioni che per alcuni versi mi accompagna ancora oggi  e quando, ormai diversi anni fa, su una bancarella dell'usato di Genova ho trovato questo libro non ho potuto assolutamente lasciarlo lì!
Scritto nel 2003 dallo scrittore scozzese Jack Whyte, autore di numerosi romanzi storici e fantasy sulla vita di Re Artù, "Il cavaliere di Artù" è il primo libro della tetralogia "Io, Lancillotto" (di cui fanno parte "Il marchio di Merlino", "Il destino di Camelot" e "Il sogno di Ginevra") e ci offre una particolare versione della storia del magico Re, analizzandola seguendo la vita del suo più famoso cavaliere.
Uno splendido romanzo storico, scritto magistralmente da un autore, forse poco conosciuto, ma che merita veramente moltissimo.
Vi invito come sempre ad andare a dargli un occhiata, partendo dalla scheda, la trama e link che come sempre vi lascio qui sotto.
L'appuntamento è a domani con il consueto resoconto delle letture del mese!


Titolo: Io, Lancillotto. Il cavaliere di Artù
Autore: Jack Whyte
Paese: Canada
Titolo originale: Clothar the Frank
Genere: Romanzo storico
Pagine: 381
Prima pubblicazione: 2003
Casa editrice italiana: Piemme 
Anno edizione: 2007
Prezzo di copertina: 10,50 euro copertina flessibile

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Trama:
Un vecchio cavaliere franco, accompagnato da una scorta di giovani guerrieri, attraversa lo Stretto della Manica e sbarca a Glastonbury, dove sorge la più antica ecclesia d'Inghilterra. Gli uomini si addentrano nella zona, attraverso le dolci colline dove non molti anni prima sorgeva il meraviglioso regno di Camelot, il dominio di Artù, la patria della nobiltà e della cavalleria. Il vecchio cavaliere conosce bene questi luoghi: qui ha passato gli anni migliori della sua vita, qui ha combattuto, ha sofferto, ha amato. E adesso "il Franco", come ancora lo chiamano gli abitanti della zona, è tornato per onorare un'antica promessa: dare degna sepoltura al vecchio amico Merlino, e recuperare Excalibur, la mitica spada di Artù, il simbolo di Camelot.


Jack Whyte è nato a Johnstone, Scozia, nel 1939 e dal 1967 vive in Canada. Emigrato originariamente per insegnare inglese in liceo, alla fine è finito per occuparsi delle sue diverse passioni, facendo il cantante, l'attore di teatro e soprattutto lo scrittore. Ha pubblicato diversi romanzi storici e fantasy e ad oggi la sua serie più famosa è "Cronache di Camelot", ciclo sulla vita di Re Artù composta da otto libri. Di suo produzione anche la serie "Io, Lancillotto", la "Trilogia di Saint-Clair" e le "Cronache di Braveheart".

giovedì 29 marzo 2018

Recensione, "Sono sempre io" di Jojo Moyes

Buon giovedì a tutti amici lettori!
Sono finalmente riuscita a mantenere i piani e quindi, come detto ieri, ecco a voi la recensione della mia ultima lettura "Sono sempre io", terzo capitolo di Jojo Moyes con protagonista l'irriverente, pasticciona e simpaticissima Louisa Clark.
Ecco la mia recensione



Titolo: Sono sempre io
Autore: Jojo Moyes
Paese: Regno Unito
Titolo originale: Still Me
Genere: Romanzo
Pagine: 442
Casa editrice italiana: Mondadori
Anno edizione: 2018
Prezzo di copertina: 19 euro copertina rigida
Ebook: 9.99 euro
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Sono passati ormai due anni da quando Will se n'è andato e Louisa Clark è finalmente pronta per farsi travolgere dalla nuova avventura che la sta aspettando dall'altra parte dell'oceano. Grazie all'aiuto di Nathan dovrà infatti lasciarsi nel nuovo incredibile ruolo di assistente personale della giovane e bellissima Agnes Gopnik, seconda moglie del milionario Leonard Gopnik, giunta dalla Polonia in cerca di lavoro e catapultata all'improvviso nel mondo del più spietato jet set newyorkese. Sarà compito di Lou starle accanto, offrendole consigli ed infondendogli il coraggio per affrontare le spietate malelingue che la circondano, in un rapporto che fin da subito diventa una vera e propria amicizia, Ma questo è solo l'inizio e Lou si troverà di fronte a molte difficoltà, soprattutto per quanto riguarda quello che ha lasciato in Inghilterra; la madre sempre più preoccupata per la salute del nonno, la sorella che ha iniziato una misteriosa nuova relazione e soprattutto Sam, con il quale il rapporto sarà profondamente minato da una nuova collega di lavoro e dal sorprendente incontro Joshua Ryan III, giovane uomo d'affari americano, così simile a Will in carattere ed aspetto da risultare incredibile.


Come probabilmente sapere, Jojo Moyes è una delle autrici moderne che amo di più; con le sue storie è sempre stata capace di sorprendermi ed emozionarmi, cosa che è riuscita a fare egregiamente con Louisa Clark, il suo più celebre personaggio che ha emozionato milioni di lettori in tutto il mondo con "Io prima di te".
Dopo essere stata piacevolmente colpita anche dal seguito "Dopo di te" (da molti dei miei colleghi quasi totalmente disprezzato) ho aspettato la lettura di questo terzo libro per quasi un anno interno.
"Sono sempre io" conserva tutte quelle caratteristiche su cui si basa la narrazione della Moyes; è un libro che li leggere con una facilità strabiliante, pensate solo che sono riuscita a leggerlo anche fino a tarda notte cosa che non mi succedeva da tantissimo tempo. Un libro divertente, ironico e un piacevolissimo passatempo. Anche in questo libro è molto visibile l'influenza di Will sulla vita di Lou, anche attraverso questo inaspettato sosia che arriva a stravolgere l'intera situazione; se infatti, in "Dopo di te" lei è riuscita ad assimilare il lutto per la sua morte, in "Sono sempre io" cerca di mettere finalmente in atto gli insegnamenti che lui le ha lasciato. Mi è piaciuto molto il parallelo tra l'esperienza di Will e quella di Louisa a New York, rappresentato dalle sue lettere alla madre che ogni tanto appaiono tra pagine. Un rapporto, quello tra i due che è destinato a non svanire mai, nonostante tutto.
Ma ahimè, i commenti positivi finiscono qui.
Più volte parlando di questa serie si è detto che l'intenzione iniziale della scrittrice fosse quello di concludere la storia con il primo libro che l'idea di fare un seguito sia subentrata solo dopo l'enorme successo da esso derivato e se ero andato contro i miei amici lettori che sostenevano che "Dopo di te" fosse in fin dei conti un opera forzata e non necessaria, mi trovo ad essere d'accordo con loro con questo ultimo libro.
La storia di Louisa Clark meritava di continuare? Assolutamente sì, ma forse non in questo modo. Se nel secondo capitolo la storia riusciva ad avere una sua struttura e un suo significato, in "Sono sempre io" si nota lo sforzo della scrittrice, quasi costretta a continuare su una strada che in fin dei conti non aveva intenzione di percorrere. La narrazione appare infatti a tratti veramente sforzata e un po' prevedibile, caratteristica che fino a questo momento non avevo mai riscontrato nelle opere dalla Moyes.
In conclusione è un libro che si legge con piacere, ma che regala ben poco e di certo non regge il confronto con i libri precedenti o gli altri dell'autrice.
Il finale ancora una volta rimane aperto, ma già si vocifera che la serie potrebbe terminare qui. A mio modesto avviso forse sarebbe meglio.

Voto: 6

Frase: "Io avevo una scelta. Potevo essere Louisa Clark di New York o Louisa Clark di Strortfold, oppure una Louisa completamente diversa che non avevo ancora conosciuto. L'importante era fare in modo che nessuno fra coloro a cui permettevo di stare al mio fianco potesse decidere quale di queste versioni io fossi"


Pauline Sara Jo "Jojo" Moyes nasce a Londra il 4 agosto 1969 ed è una delle scrittrici moderne inglesi più apprezzate al mondo.
Giunta al successo con il meraviglioso libro "Io prima di te", di cui nel 2016 è stato tratto anche un film, ha all'attivo la bellezza di quindi romanzi, tra cui ricordiamo "La ragazza che hai lasciato", "Una più uno", "Innamorarsi in un giorno di pioggia", "Luna di miele a Parigi", "Dopo do te", "La vita che hai sognato" e l'ultimissima pubblicazione "Sono sempre io".


mercoledì 28 marzo 2018

Dal libro al film: Assassinio sull'Orient Express


Ma buongiorno carissimi amici lettori!!
In questo mercoledì (quasi) libero ho avuto l'occasione di terminare la mia lettura coerente, ossia "Sono sempre io" di Jojo Moyes, di cui vi parlerò domani, e soprattutto tornare finalmente con un nuovo appuntamento con la mia speciale rubrica dedicata al cinema!!
Come probabilmente già sapete ho letto "Assassinio sull'Orient Express" lo scorso mese e nei giorni seguenti ho anche visto il film uscito da pochissimi mesi. Di questa trasposizione si è parlato moltissimo e ora sono pronta a darvi la mia personale opinione.
La prima cosa che colpisce è senza dubbio le differenze che caratterizzano la pellicola realizzata dallo sceneggiatore Michael Green, cosa presumibile e anche quasi obbligata essendo una produzione moderna.
Il regista e co-produttore  Kenneth Branagh, più volte candidato agli Oscar, ha fatto un buonissimo lavoro nello strutturare la storia e ha dimostrato soprattutto un grande coraggio nella scelta di mettersi un gioco in prima persona interpretando il complicatissimo ruolo dell'investigatore Hercule Poirot, donandogli anche un insolito ruolo di uomo d'azione (non ho potuto che rimanere interdetta vedendolo saltare e correre per raggiungere il fantomatico assassino in fuga) oltre che di uomo d'istinto ed intelletto.
Parlando dei personaggi, ho trovato la scelta comprensiva degli interpreti mediamente azzeccata, compreso quello che riguarda lo splendido Johnny Depp, poco presente ma eccezionale nell'interpretazione dello spietato Samuel Ratchett alias John Cassetti, e Penelope Cruz, poco più che una comparsa nel ruolo di Pilar Estravados.
Una cosa che mi colpito molto in questa nuova edizione è la scelta di voler puntare molto sul fattore emotivo della vicenda, cosa che nel libro traspariva sinceramente poco, togliendo però un po' di attenzione alla chiarezza della successione dei fatti che ha portato fin lì; è stata senza dubbio splendida l'interpretazione di Michelle Pfeiffer nel bellissimo ruolo di Caroline Hubbard.
Come concludere? Un film che mi è piaciuto, che forse poteva dare di più, e che ha offerto una trasposizione degna del pilastro della letteratura gialla dalla quale è ispirato. Che, infondo, è la cosa più importante.

martedì 27 marzo 2018

Recensione; "Urla nel silenzio" di Angerla Marsons

Buongiorno a tutti cari amici lettori!
Inanzi tutto devo chiedervi scusa perchè questo articolo avrebbe dovuto uscire ieri sera ma purtroppo non mi sentivo molto bene e non sono riuscita a rispettare il programma. So che sarete comprensivi.
Ora però bando agli indugi e buttiamoci nella recensione del secondo libro che ho finito di leggere la scorsa settimana; "Urla nel silenzio" di Angela Marsons.
Di questa scrittrice ho sentito molto parlare dai miei amici lettori e devo ammettere di aver fatto bene a seguire il loro consiglio e tuffarmi a capofitto nella lettura di questo primissimo intrigante e sorprendente primo thriller della serie!



Titolo: Urla nel silenzio
Autore: Angela Marsons
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Silent Scream
Genere: Thriller
Pagine: 375
Prima pubblicazione: 2015
Casa editrice italiana: Newton Compton Editori
Anno edizione: 2017
Prezzo di copertina: 9.90 euro copertina rigida, 4.90 euro edizione tascabile
Ebook: 0.99 euro, disponibile con KU
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Il detective Kim Stone è una donna tutta d'un pezzo; appassionata di motociclette e tormentata dai terribili fantasmi del suo passato, compie il suo mestiere con determinazione e con l'istinto di andare continuamente contro gli ordini dei suoi superiori. 
Quando lei e la sua squadra si trova ad indagare sull'omicidio della preside di un Liceo, non ha la minima idea di quello che presto si ritroverà ad affrontare; degli scavi archeologici stanno minando la tranquillità di un campo abbandonato adiacente ad un vecchio orfanotrofio femminile distrutto anni primi da un incendio. Nessuno sa però che sotto quel terreno si nasconde un oscuro segreto, conservato all'interno dei resti di una giovane ragazza brutalmente uccisa. E questo sarà solo l'inizio.


La caratteristica principale che un autore di thriller deve ricercare è l'insospettabilità; quel fattore che fa sì che tutto ciò che accada nella parte finale del libro non sia stato nemmeno lontanamente pensato da chi ha iniziato a leggerlo. Angela Marsons senza dubbio ci è riuscita.
"Urla nel silenzio" è un libro che parte subito in quarta facendo comparire davanti al lettore tutte le molteplici carte che faranno parte del gioco della narrazione; una preside, un alcolizzato di mezza età, un anziano custode con una figlia disabile, un tuttofare sbruffone,un tranquillo sacerdote, un politico milionario e due giovani sorelle gemelle. Sono queste le pedine di questo misterioso gioco di potere. Ognuno di loro sta nascondendo qualcosa e le loro vite, apparentemente così diverse, sono legate le une alle altre da un fatto successo moltissimi anni prima che improvvisamente sta per essere riportato alla luce.
La protagonista, Kim Stone, è senza dubbio uno dei migliori personaggi che io ho avuto di conoscere negli ultimi tempi; donna fredda, incorporea e senza scrupoli, si lascia guidare quasi unicamente dal suo istinto e non ha il minimo timore a finire nei guai disubbidendo  ai suoi superiori. Dopo le terribili esperienze vissute durante la sua infanzia, l'unica cosa che Kim ricerca è la verità, senza dare importanza al prezzo da pagare per raggiungerla. Questo fa di lei la persona perfetta per risolvere un caso che, chiunque abbia un briciolo di fegato in meno, non potrebbe nemmeno affrontare.
Unita alla giovane Stacey, all'egocentrico Dawson e al fedele Bryant, forma una squadra eccezionale con la quale sarà pronta ad affrontare il mondo intero.
Un esordio davvero perfetto, da leggere tutto d'un fiato e che analizza molti argomenti diversi che, se anche non proprio originali (come il rapporto tra i fratelli gemelli che negli ultimi mesi ha davvero spopolato tra le pubblicazioni thriller) vengono affrontati ed espressi splendidamente.
Angela Marsons mi ha convinto, come ha convinto milioni di lettori prima di me, e non vedo l'ora di scoprire come ancora potrà sorprendermi nel secondo libro della serie; "Il gioco del male".

Voto: 8

Frase: "Solo pochi giorni fa queste ragazze erano sconosciute, dimenticate e mute. Ma ora non è più così"


Angela Marsons è nata a Breirley Hill, in Inghilterra, ed è una ex guardia di sicurezza.
Dopo essere stata rifiutata da numerosi editori per ben venticinque anni, nel 2015 ha pubblicato il suo primo thriller "Urla nel silenzio" con la piattaforma digitale Bookuoture con il quale, nel giro di pochissimo tempo, è riuscita a raggiungere il milione di copie vendute e conquistarsi una fama mondiale. I suoi libri hanno come protagonista la detective Kim Stone e sono tutti ambientati a Black Country. Al momento i libri della serie sono sei, tre dei quali pubblicati in Italia; "Urla nel silenzio", "Il gioco del male" e "La ragazza scomparsa".


venerdì 23 marzo 2018

Consiglio per il weekend; "Emancipated" di M.G. Reyes

Buona sera amici lettori!
Eccoci arrivati al momento più atteso di tutta la settimana, la bellissima rubrica che svela il consiglio di lettura per il weekend!
Ho pensato un po' a quello che poteva essere il protagonista di questa settimana e alla fine la mia scelta è ricaduta su uno dei primissimi libri che ho avuto modo di leggere per Thrillernord: "Emancipated" della scrittrice statunitense M.G. Reyes.
A metà tra lo young adult e il thriller, la storia racconta di un gruppo di sei ragazzi che, da per motivi diversi, decidono di raggiungere l'emancipazione e vanno a vivere in una bellissima casa sulla spiaggia di Malibù. Sembrerebbe l'inizio di un sogno, ma ben presto per tutti loro si apriranno prospettive degne di un vero incubo!
Un inizio intrigante (anche per me che la fase dell'adolescenza l'ho passata da un pezzo) di una serie che si tinge di sfumature ancora più entusiasmanti con il secondo capitolo, "Incriminated".
Invitandovi a conoscerli, vi lascio la scheda e la trama.
Vi aspetto tutti lunedì, per la seconda bellissima recensione nuova di zecca!



Titolo: Emancipated. L'altra faccia della libertà
Autore: M.G. Reyes
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Emancipated
Genere: Young Adult/Thriller
Pagine: 367
Casa editrice italiana: Harper Collins
Anno edizione: 2016
Prezzo di copertina: 16 euro copertina rigida
Ebook:  6.99 euro

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Trama:

Il bad boy, la brava ragazza, la diva, lo sportivo, la rocker, la nerd: sei ragazzi bellissimi e legalmente liberi dal controllo dei genitori per varie ragioni, ma con una cosa in comune: un segreto da nascondere.
Segreto nr. 1: non tutti sono ciò che sembrano
Ora vivono insieme in una casa a Venice Beach, si comportano come se appartenessero a una grande famiglia e vivono le proprie bugie. Uno ha assistito a un delitto, un altro potrebbe essere un assassino... e un terzo è lì per spiarli.
Segreto nr. 2: la libertà non è gratis
Mentre si aggrappano a un sogno di libertà e abbassano la guardia, il passato di soppiatto si avvicina. E quando uno di loro viene arrestato, la facciata accuratamente costruita degli altri si sgretola.
Segreto nr. 3: la verità prima o poi salta fuori.
Fino a che punto saranno disposti ad arrivare per nascondere il passato? E chi tradiranno per proteggere il proprio futuro?



M.G. Reyes (nome completo Maria Guadalupe "Pita" Reyes) è nata a Città del Messico ma è cresciuta in Inghilterra, a Manchester. Ha studiato all’Università di Oxford e per diversi anni ha fatto la scienziata prima di aprire la sua società in internet. Attualmente vive ad Oxford con il marito e le due figlie. Ha una grande passione per la città di Los Angeles, ed è proprio lì che ha ambientato i suoi primi romanzi.


Recensione "Oggetti di reato" di Patricia Cornwell

Ben ritrovati carissimi amici lettori!
In questi giorni ho avuto modo di leggere un po' più del solito (per mia grande gioia!) e infatti questa settimana sono riuscita a concludere non uno ma ben due libri!
Il primo è quello di cui vi parlo oggi, ossia "Oggetti di reato" il secondo libro della serie di gialli con protagonista Kay Scarpetta. La mia intenzione era di leggere questo libro lo scorso mese, ma purtroppo ha dovuto aspettare; attesa che però è stata decisamente ripagata!
Ecco la mia recensione.



Titolo: Oggetti di reato
Autore: Patricia Cornwell
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Body of Evidence
Genere: Giallo
Pagine: 348
Prima pubblicazione: 1991
Casa editrice italiana: Mondadori
Anno edizione: 1993
Prezzo di copertina: 10,50 euro
Ebook: 7.99 euro
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La scrittrice Baryl Madison viene ritrovata brutalmente uccisa nella sua casa di Richmond l'unica sera in cui vi ha fatto ritorno dopo aver passato un lungo periodo in Florida  per scappare da colui che da qualche tempo ha iniziato a perseguitarla. Dopo aver scoperto alcuni primissimi particolari, Kay Scarpetta e il detective Marino coinvolgono le loro accuse sull'anziano mentore di Beryl, Cary Harper, con il quale la donna non aveva più rapporti da quando aveva annunciato si voler scrivere un libro sulla loro vita. Tutto però si complica quando, a distanza di pochi giorni anche Harper viene ritrovato morto e dal passato di Kay ritorna una figura a lei molto vicina.


Per prima cosa devo ammettere di essere stata contenta di aver ritrovato i personaggi che mi avevano piacevolmente colpito nel primo libro della saga, "Postmortem"; Kay Scarpetta, anatomopatologa conosciuta in tutto il mondo, caparbia e determinata a dare pace ai corpi che giungono sul suo tavolo e Pete Marino, il suo fedele compagno, sempre pronto a proteggerla e anche a farle (e a farci) scoppiare una risata. Una coppia che mi piace molto e che sono stata felice di aver riscoperto in questa nuova avventura.
In "Oggetti di reato" ho ritrovato anche tutti quegli elementi che mi avevano convinto nella lettura del precedente libro, lo stile di scrittura della Cornwell è sempre eccezionale, riesce ad inchiodarti alle pagine presentandoti un indagine intrigata, scritta in modo assolutamente scorrevole, e che, forse non ti farà trattenere il fiato, ma che si fa leggere con estremo piacere.
Anche in questo caso i colpi di scena non mancano, come anche l'insolita soluzione, da ricercare proprio là dove non si sarebbe mai arrivati a pensare, il tutto che circola intorno a questo misterioso manoscritto che nessuno riesce a trovare ma che porterà dritti diritti alla soluzione.. oppure no?
Cosa aggiungere, un libro assolutamente consigliato e che si sarebbe meritato decisamente di più che non fosse per un piccolissima pecca; mi è piaciuto il fatto che anche in questo caso il lavoro e la vita privata della protagonista si legano attraverso il ruolo di un personaggi, in questo caso Mark Jones, ex fidanzato di Kay tornato improvvisamente a farle visita da qualche tempo, ma non tanto come è stato strutturato. La rivelazione sul suo reale spazio all'interno della vicenda, infatti, mi ha sorpreso ma non particolarmente convinto.
Per il resto, non vedo assolutamente l'ora di continuare la scoperta dei personaggi e soprattutto buttarmi in una nuova indagine. Prossimo passo "Quel che rimane"!

Voto: 7.5

Frase: "A volte lavorare ad un caso di omicidio è un po' come smarrirsi. Qualunque strada sembri anche solo lontanamente promettente, la si segue. Se si è fortunati, può capitare che una strada secondaria alla fine conduca verso quella principale"


Patricia Cornwell nasce a Miami il 9 giugno 1956; discendente della scrittrice di "La capanna dello zio Tom" Harriet Beecher Stower, dopo essere stata per molti anni cronista di cronaca nera e poi lavorare stabilmente presso l'Ufficio di medicina legale della Virginia, ha iniziato la sua immensa carriera come scrittrice nel 1990 con la pubblicazione di "Postmortem" il primo romanzo con il medico legale Kay Scarpetta. Ad oggi la famosa serie comprende ben ventiquattro libri di successo.
Di sua pubblicazione anche la serie con protagonisti Judy Hammer e Andy Brazil ("Il nido dei calabroni", "Croce del Sud" e "L'isola dei cani") e quella con Win Garano ("A rischio" e "Al buio")




sabato 17 marzo 2018

Recensione; "Non lasciare la mia mano" di Michel Bussi

Buon sabato a tutti cari amici lettori!
Come promesso ecco a voi la recensione della mia ultimissima lettura ossia "Non lasciare la mia mano" di Michel Bussi, un thriller intrigante, ben strutturato e a tratti decisamente sconvolgente!



Titolo: Non lasciare la mia mano
Autore: Michel Bussi
Paese: Francia
Titolo originale: Ne lâche pas ma main

Genere: Giallo
Pagine: 354
Prima pubblicazione: 2013
Casa editrice italiana: Edizioni E/O
Anno edizione: 2017
Prezzo di copertina: 16 euro copertina flessibile
Ebook: 11.99 euro
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È primo pomeriggio quando Liane Bellion lascia marito e figlia a bordo piscina per salire nella camera del lussuoso albergo in cui risiedono per le vacanze. Nessuno la vedrà mai più.
Il giovane commissario della Gendarmeria Aja Purvi interroga chi potrebbe sapere qualcosa sulla misteriosa sparizione e soprattutto sul perchè nella camera si trovino così tante tracce di sangue e fin dal primo momento tutti i sospetti ricadono su Martial Bellion, il marito di Liane, bello e misterioso, i cui comportamenti sembrano senza alcun dubbio fonte di consapevolezza. Messo alle strette e senza più via di scampo, Martial non avrà alternative che prendere la figlia Sofa e trascinarla con sè in una adrenalinica avventura per essere presenti ad un misterioso appuramento dall'altra parte dell'isola. Da quel momento in poi, Aja e il suo fedele collega Cristos "Il Profeta" Kostantinov saranno immischiati in una spietata caccia all'uomo che sembra disseminare sul suo cammino una vittima dietro l'altra, nella splendida cornice della meravigliosa Isola della Reunion.


Nel corso dell'anno passato ho sentito più volte parlare di Michel Bussi e delle sue opere, e in tutti i casi in maniera decisamente positiva, così, quando ho visto questo libro sullo scaffale della mia biblioteca non ho potuto fare a meno di prenderlo in prestito.
Il pregio fondamentale di questo libro è senza dubbio l'ambientazione; la meravigliosa Isola della Reunion, colonia francese in pieno Oceano Indiano. L'autore decide di fare dell'isola in vero centro di tutta la sua opera, descrivendola in ogni dettaglio, dando luce alla sua storia, ai suoi usi e alle sue tradizioni e soprattutto analizzando l'animo delle persone assolutamente diverse tra loro che la abitano, scelta che dona al libro una grande originalità ma anche un po' di difficoltà di lettura, per via delle molte digressioni e dell'utilizzo sostenuto della terminologia del luogo.
Pecca che viene però ampiamente sanata da uno stile di scrittura veramente eccezionale; più volte ho sentito dire che al momento ci sono ben pochi scrittori capaci di scrivere come Bussi, e dopo questa prima lettura devo ammettere di convenirne anche io.
Un'altra bella caratterista è quella dei personaggi, assolutamente caratteristici, impossibile non restare incastrati nell'animo dell'ironico sottotenente Cristos Kostantinov, amante delle bevute e delle belle donne, che alla fine finirà per superare di gran lunga in spessore il suo superiore Purvi, a mio avviso un po' poco incisiva all'interno della vicenda.
Parlando proprio del personaggi mi sorge un piccolo dubbio; da quello che ho letto le opere di Bussi sono auto conclusive; se così fosse, allora ho trovato, salvo alcuni casi, forse poca delineazione, soprattutto per quanto riguarda il loro passato e le scelte che gli hanno condotti fino a quel momento.
"Non lasciare la mia mano" è una lettura che mi ha piacevolmente sorpreso, che è stata capace di conquistarmi all'improvviso, quasi senza che me ne accorgessi, rifilandomi tre a quattro colpi di scena inaspettati in grado di lasciarmi a bocca aperta e anche, perchè no, di commuovermi.
Sapendo che la maggior parte dei lettori ha dichiarato questo libro inferiore rispetto al livello di quelli precedenti, non vedo l'ora di leggere qualche altra opera di Michel Bussi, chiedendomi cosa altro possa regalarmi. Nel frattempo, io ve lo consiglio!

Voto: 7.5

Frase: "Su quell'isola, cadere da una parte o dall'altra della cresta dipende sempre dal caso. Nascere sopravento o sottovento. Vivere al riparo o prenderselo in faccia tutta la vita"

Michel Bussi è nato il 29 aprile 1965 a Louviers, nell'Alta Nombardia, posto dove ha ambientato molte delle sue opere. Insegnante di geografia politica all'Università di Rouen e direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique, ha esordito come giallista nel 2005 e da allora ha pubblicato più di dieci romanzi. In Italia approda nel 2011 con "Ninfee nere", con cui ha vinto numerosi premi. Di sua produzione pubblicati in lingua italiana anche "Un aereo senza di lei", "Non lasciare la mia mano", "Mai dimenticare" e "Tempo Assassino".

venerdì 16 marzo 2018

Consiglio per il weekend; "Io uccido" di Giorgio Faletti

Buongiorno amici lettori!
Ritroviamo una parvenza di normalità in questa mi attività un po' altalenante del momento ristabilendo la consueta rubrica del venerdì; il consiglio di lettura per il weekend.
Lo ammetto, in questi ultimi giorni sono ancora più mood thriller del solito, grazie soprattutto alle due letture correnti "Oggetti di reato" della Cornwell e "Non lasciare la mia mano" di Michel Bussi, la cui recensione troverete domani qui sul blog, e quindi anche il mio consiglio non poteva essere da meno. Malgrado le opinioni discordanti che ho avuto modo di sentire tra i miei colleghi lettori, Giorgio Faletti è stato ed è senza alcun dubbio uno dei mie autori preferiti.
Proprio qui a Novi Ligure dove mi trovo adesso conservo la mia personale collezione delle sue opere e "Io uccido" è una di quelle che ho apprezzato di più, pur avendola letta davvero giovanissima.
Per chi di voi che ancora non la conosca, vi into assolutamente a rimediare, soprattutto se amate le emozioni forti e le azioni di menti criminali da brivido!



Titolo: Io uccido
Autore: Giorgio Faletti
Paese: Italia
Genere: Thriller
Pagine: 682
Casa editrice italiana: Dalai Editore
Anno di pubblicazione: 2002
Prezzo di copertina: 11.90 euro copertina flessibile
Ebook: 6.99 euro
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Trama:
Un dee-jay di Radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto, dalla voce artefatta, rivela di essere un assassino. Il fatto viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati morti e orrendamente mutilati sulla loro barca. Inizia così una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata a Radio Monte Carlo con un indizio "musicale" sulla prossima vittima, e ogni volta sottolineati da una scritta tracciata col sangue, che è nello stesso tempo una firma e una provocazione: lo uccido... Per Frank Ottobre, agente dell'FBI in congedo temporaneo, e Nicolas Hulot, commissario della Sûreté Publique, inizia la caccia a un fantasma inafferrabile. Alle loro spalle una serie di rivelazioni che portano poco per volta a sospettare che, di tutti, il meno colpevole sia forse proprio lui, l'assassino. Di fronte a loro un agghiacciante dato statistico. Non c'è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c'è.


Giorgio Faletti è nato il 25 novembre 1950 ad Asti ed è deceduto a Torino il 4 luglio 2014.
Artista poliedrico ed eclettico, si è distinto per aver eccelso in diversi campi, in principio come comico, in seguito come cantante e alla fine come giallista.
Il suo esordio letterario è avvenuto nel 2002 con la pubblicazione di "Io uccido", thriller che ha scalato le classifiche diventando un bestseller di fama mondiale.
Di suo pubblicazione anche "Niente di vero tranne gli occhi", "Fuori da un evidente destino", "Io sono Dio", "Appunti di un venditore di donne", "Tre anni e due tempi" e due opere postume "La piuma" e "L'ultimo giorno di sole".

mercoledì 14 marzo 2018

Segnalazione; "Il ladro di bambini tristi" di Belinda Bauer

Buon pomeriggio cari amici lettori!
Ecco di ritorno da voi con una nuova segnalazione che riguarda il primissimo libro letto questo mese, la cui recensione è uscita nei giorni scorsi sul sito Thrillernord; "Il ladro di bambini tristi" di Belinda Bauer, un libro che colpisce, sconvolge e soprattutto ci mette di fronte ad una delle più profonde caratteristiche dell'animo umano; la vendetta.
Vi lascio scheda, trama, link per leggere la recensione completa e da oggi anche la piccola biografia dell'autore, invitandovi come sempre a conoscere meglio lui e le sue opere.



Titolo: Il ladro di bambini tristi
Autore: Belinda Bauer
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Finders Keepers
Genere: Thriller
Pagine: 441
Casa editrice italiana: Marsilio 
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo di copertina: 19 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
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Recensione completa su Thrillernord


Belinda Bauer è nata in Inghilterra il 24 dicembre 1962 ma è crescita prima in Sudafrica e poi a Cardiff dove ha iniziato a lavorare come giornalista e sceneggiatrice, aggiudicandosi un Bafta dedicato agli autori emergenti inglesi per la sceneggiatura di “The Locker Room”.
Il suo esordio in letteratura è avvenuto nel 2009 con la pubblicazione di “Blacklands” primo romanzo della trilogia, con cui ha vinto il premio Gold Dagger assegnato alle Crime Writers’ Associasion.

domenica 11 marzo 2018

Recensione; "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead

Buona domenica a tutti voi carissimi amici lettori!
In questa giornata uggiosa torno da voi per parlarvi della mia ultima lettura "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead, libro che ha conquistato un enorme numero di lettori e soprattutto due immensi premi, il National Book Award e il Premio Pulitzer.
Ecco il mio personale commento.




Titolo: La ferrovia sotterranea 
Autore: Colson Whitehead
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: The Underground Railroad
Genere: Romanzo storico
Pagine: 376
Casa editrice italiana: Sur
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo di copertina: 20 euro copertina flessibile
Ebook: 12.99 euro
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Tutto inizia con la nonna Ajarry, strappata alla sua terra e alla sua famiglia per lavorare nei campi di cotone, prosegue con Mabel, la mamma sciagurata che ha abbandonato la figlia quand'era ancora molto piccola, e arriva fino a Cora, giovane e coraggiosa ragazza, destinata a continuare una vita che è quella di tanti altri neri come lei, tenuti prigionieri nella piantagioni della famiglia Randhall. Il duro lavoro, le terribili punizioni, i perfidi pettegolezzi dei compagni, l'esilio nell'Hob, questa è la vita di Cora fino a quando Ceasar, un ragazzo cresciuto al Nord e appena inserito nel gruppo dei braccianti, gli parla della "ferrovia sotterranea", il misterioso e proibito mezzo di trasporto usato dagli schiavi per scappare, e la convince a partire con lui. Da quella notte in cui Cora raccoglie le sue poche cose e parte ignara di ciò che potrebbe trovare sul suo cammino, inizia un lungo e doloroso viaggio tra diversi stati americani in cui la ragazza vedrà e vivrà atrocità che non potrà mai dimenticare, in una continua corsa per scappare da un duro nemico, il cacciatore di schiavi Ridgeway, convinto a trovarla per risanare un antico torto fattogli dall'unica schiava che non è mai riuscito a catturare; la madre di Cora.


"La ferrovia sotterranea" è in primo luogo la storia di una donna, Cora, appena diciassettenne ma dalla forza impressionante che nonostante tutte le difficoltà che ha vissuto e che dovrà vivere nel suo futuro decide di abbandonare il luogo in cui è cresciuta per intraprendere un'estenuante lotta per la libertà.
Ci troviamo nella metà del 1800, nel Sud dell'America, nel pieno della spietata schiavitù che ha caratterizzato l'intera storia del Paese. Colson Whitehead, autore già ampiamente osannato per la creazione di altri romanzi che hanno sconvolto e conquistato la critica di mezzo mondo, descrive questo periodo storico con enorme capacità e soprattutto senza timore di scioccare raccontando fatti e situazioni che, seppur terribili, erano semplicemente la realtà di quei tempi. 
Attraverso i personaggi ci mostra il più ampio spettro possibile; c'è chi è costretto a lavorare nei campi o in casa e non fa nulla per cambiare questa situazione, chi attraverso alcuni stratagemmi riesce a guadagnarsi una posizione di favore, chi sfrutta gli schiavi per guadagnare e anche chi della schiavitù ha fatto un vero e proprio lavoro. C'è anche chi decide di rischiare la vita per nascondere i fuggitivi, chi lavora ogni giorno e ogni notte nei vari rami della ferrovia per dare a loro uno speranza, chi inneggia l'uguaglianza e chi si piazza con forza su un podio per far valere i proprio diritti. E poi ci sono quelli come Cora che sono disposti a tutto per raggiungere ciò che tutti chiamano libertà ma che loro a stento possono comprendere cosa sia.
Whitehead da ad ognuno di loro, sia buoni che cattivi, la stessa attenzione, permettendo al lettore non solo di conoscerli ma anche, in qualche modo, di comprenderli, conoscendo le loro azioni e tutto il percorso che li ha portati a compierle.
"La ferrovia sotterranea" è un libro bello, forte, crudo e scioccante ma assolutamente perfetto per chi vuole conoscere la storia di un popolo esattamente per quello che era, senza filtri o restrizioni di alcuni genere.
Se devo però trovare una piccola piccola la identifico nella struttura della storia che in alcuni punti appare un po' frantumata, con frasi che anticipano ciò che dovrò succedere e che quindi spezzano un po' la fluidità della narrazione.
Detto questo, un ottima lettura, che consiglio e chi ancora non l'abbia conosciuta.

Voto: 7.5

Frase: "Il colore ci deve bastare. Ci ha portati fino a questa sera, fino a questo dibattito, e ci porterà nel futuro. L'unica cosa, che so davvero è che siamo destinati a crescere o a crollare tutti insieme, una grande famiglia di colore accanto ad una grande famiglia bianca. Magari non sappiamo che strada prendere per attraversare il bosco, ma possiamo rialzarci l'un l'altro quando cadiamo, e alla meta arriveremo insieme"

Colson Whitehead è nato il 6 novembre 1969 a New York. Dopo essersi laureato all'Università di Harvard ha cominciato a scrivere di libri, televisione e musica per il settimanale "The Village Voice". 
Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo "L'intuizionista" e due anni dopo è uscito "John Henry Festival", finalista del Premio Pulitzer per la narrativa, premio che finirà per vincere nel 2017 con la sua ultima opera "La ferrovia sotterranea".
Di sua pubblicazione anche "Il colosso di New York", un insieme di saggi sulla sua città.