martedì 4 settembre 2018

Recensione; "Lolita" di Vladimir Nabokov

Buon martedì a tutti amici lettori!
Sono finalmente giunta all'ultima recensione di Agosto da recuperare e fato vuole che sia quella decisamente più impegnativa perché riguarda un libro che per tanto tempo ho guardato con curiosità e che, una volta conclusa la lettura, mi ha davvero destabilizzato, lasciandomi stupita e a tratti veramente sconvolta.
Sto parlando di "Lolita" celebre libro scritto da Vladimir Nabokov che fin dalla primissima pubblicazione è stato capace di aizzare un mare di scalpore, sentimento che ancora oggi rimane immutato in chi (ora posso dirlo) ha il coraggio di addentrarsi tra le sue pagine.
In questo caso devo ammettere che è stato un bene avere un po' di tempo per pensare alla recensione perché negli esatti momenti dopo la lettura ero talmente scombussolata da non riuscire nemmeno a dare una mia opinione, cosa che sinceramente ancora adesso a fatica riesco a fare.
Come potete capire, questo libro mi mette seriamente in difficoltà ma cercherò di mostrarvi il mio pensiero più chiaramente possibile. Siete pronti ad accompagnarmi in questo percorso? E magari anche confrontarvi con me? In questo caso sarebbe ancora più necessario. Se la risposta è affermativa, bene, allora cominciamo




Titolo: Lolita
Autore: Vladimir Nabokov
Paese: Russo/Stati Uniti
Titolo originale in lingua inglese: Lolita
Genere: Romanzo
Pagine: 395
Prima pubblicazione: 1955
Anno edizione: 1996
Casa editrice italiana: Adelphi 
Prezzo di copertina: 11 euro copertina flessibile, 
Ebook: 4.99 euro 
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Humbert Humbert deve essere stato un uomo "normale", in un lontano passato della sua vita. Professore di ricca famiglia nato e cresciuto della Parigi dei primi Novecento, incontra la bella Annabelle quando entrambi non sono nemmeno adolescenti e si invaghisce di lei così tanto da desiderarla più di qualsiasi cosa al mondo. Fato infausto e crudele vuole però che la giovane si ammali terribilmente e muoia, prima che il loro amore si possa coronare. Da quel momento in poi qualcosa nella mente dell'uomo si rompe e lo porta ad essere visceralmente attratto, anche una volta passati molti anni, dalle ragazzine come quella che le è stata crudelmente sottratta, "passione" che lo porta a soggiornare in diverse cliniche psichiatriche di mezza europa e soprattutto a covare dentro di sé un sentimento destinato ad esplodere. Dopo un matrimonio disastroso, Humbert decise di cambiare vita e si trasferisce in America dove inizia a soggiornarne a della vedova Charlotte Haze, una donna insipida e fredda, ma dotata di un grande pregio; una splendida figlia di appena dodici anni, Dolores, da lui rinominata quasi immediatamente Lolita, che le ricorda così tanto Annabelle da farlo cadere in un profondo tunnel di follia che lo condurrà a sposare Charlotte ed, in seguito alla sua morte, a condurre la piccola Dolly in un viaggio di prigionia e soprusi in giro per il Paese.


"Lolita" è una storia che ha sempre fatto parlare, fin dalla primissima pubblicazione che Vladimir Nabokov temeva addirittura di firmare, coraggio che ha acquisito solo in seguito, forte del desiderio di rivelare al mondo la sua personale denuncia ad uno dei maltrattamenti più ignobili dell'animo umano; abuso di minore.
Attraverso la narrazione di Humbert Humbert, protagonista ed unico narratore, il lettore si ritrova ad addentrarsi nelle parti più oscure dell'animo umano; esperienza che si rivela fin da subito angosciante, destabilizzante ed infine davvero orribile. A prescindere da tutte le opinioni personali che si possano fare su questa opera, per me è assolutamente inoppugnabile che Humbert sia un mostro; è un mostro causato da uno shock infantile ma comunque un mostro; una bestia che decide di sfogare ogni suo istinto su quella che è di fatto ancora una bambina, distruggendo tutto ciò che di puro e indifeso rimaneva di lei, rapendola e privandola della più piccola libertà e facendole vivere anni d'Inferno. Se su questo, a mio avviso, non ci possono essere obiezioni c'è una cosa che mi ha davvero stranito in tutta le lettura e contrariamente da quanto si possa credere non è nella figura di Humbert (che l'autore rende fin troppo chiaro nei suo intenti e nei suoi folli ragionamenti) ma bensì in quella della sua povera vittima. Avendo la possibilità di conoscere la storia solo dal punto di vista del professore, il personaggio di Lolita viene mostrato solamente come a lui appare; una "ninfetta" provocatrice, causa stessa delle proprie sventure. E se da una parte rimane chiaro che questo pensiero sia totalmente errato e Lolita sia solo ed esclusivamente una vittima, ci sono alcuni particolare nel suo comportamento che non appaiano per nulla trasparenti, anzi alle volte sono addirittura incomprensibili. Non voglio assolutamente scendere troppo nei dettagli, per non rovinare la lettura a chi tra di voi ancora deve leggere questo libro, ma se ci fosse la possibilità mi piacerebbe poter leggere questa storia dalla versione di Lolita, in modo di chiarirmi tutti quei particolari che dopo la lettura mi rimangono totalmente oscuri.
Non posso dire che il libro più celebre di Nabokov non mi sia rimasto impresso, penso che dalle mie parole questo sia chiaro, e anche lo stile di scrittura dell'autore è stato di grande rispetto, nonostante sia (ragionevolmente, visto gli anni in cui è stato creato) alle volte troppo complesso e arzigogolato per i miei gusti, che sapete bene più propensi verso le opere moderne.
Detto questo, penso che "Lolita" sia uno di quei libri destinati a rimanermi impressi per un bel po' e a far parte di quei, ben pochi, scritti in cui non ho ben capito se mi siano piaciuti o meno. 

Voto: 7.5

Frase: "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia"

Vladimir Vladimirovič Nabokov nacque a Pietroburgo il 23 aprile 1899 da una famiglia della vecchia nobiltà russa che, dopo la rivoluzione del 1917, emigrò in Occidente e morì Montreux, in Svizzera, il 2 luglio 1977. Completati gli studi a Cambridge, visse in Inghilterra, Francia e Germania, acquistando, con i suoi primi scritti in russo, sotto lo pseudonimo di «Sirin», vasta notorietà nell’ambiente dei suoi compatrioti emigrati. Nel 1940 si trasferì negli Stati Uniti, dei quali cinque anni dopo prese la cittadinanza. Da allora scrisse in inglese e tradusse in questa lingua alcune delle sue opere precedenti, tra cui "Lolita" il suo romanzo più celebre e discusso. La sua bibliografia vanta più di trenta opere tra saggi, romanzi e opere teatrali tra cui si ricordano "Maria", "Disperazione", "Il dono", "L'incantatore", "La vera vita di Sebastian Knight" e "Fuoco pallido".

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