martedì 30 luglio 2019

Recensione; "Tre figlie di Eva" di Elif Shafak

Buon martedì a tutti amici lettori!
Eccomi qui pronta quasi del tutto a concludere il capitolo Luglio per poter così dare spazio ad un nuovo mese ricco di libri tanto attesi. Il libro di cui voglio parlarvi oggi è "Tre figlie di Eva" di Elif Shafark, che, in questo mese fatto di letture nella maggior parte piacevoli ma non entusiasmanti, si è rivelato essere una punta di diamante, sorprendente ed entusiasmante. Ora vi spiego perchè!




Titolo: Tre di Eva
Autore: Elif Shafak
Paese: Turchia/Inghilterra
Titolo originale: Three Daughters of Eve
Genere: Romanzo
Pagine: 448
Anno di pubblicazione: 2016
Casa editrice italiana: Rizzoli
Prezzo di copertina: 20 euro copertina rigida, 13 euro copertina flessibile
Ebook: 7.99 euro 
Link per l’acquisto Amazon e ibs





Peri ha trentacinque anni, è sposata con un uomo importante, ha due figli e dentro di lei tante emozioni sopite destinate a riaffiorare tutte insieme quando subisce uno scippo mentre, insieme alla figlia dodicenne, si sta recando ad una noiosa cena di alta classe. Quel episodio apparentemente da nulla è capace di farla tornare indietro nel tempo, a più di dieci anni prima quando lei era una giovane donna giunto ad Oxford per la sua istruzione e finisce per imbattersi in Shirin, la bellissima e ribelle ragazza ariana, atea e volitiva, in Mona, americana di origini egiziane, femminista, credente ed osservante e soprattutto nel professor Azur, quello che alcuni reputano un pazzo, altri invece un genio, con cui parlare di Dio, di religione e di ideali, ed esplorare emozioni proibite e mai provate. Durante la cena dal destino complesso, Peri rivivrà tutta la sua storia, partendo dall'infanzia fino al epilogo della sua permanenza in Inghilterra, fatta di vergogna e sensi di colpa ancora non del tutto dimenticate.


Ho acquistato questo libro diverso tempo fa sopratutto impressionata dalla bellezza della copertina e ci ho messo un po' prima di approcciarmi, forse in attesa del momento giusto. Penso proprio di averlo trovato. Non posso nascondervi fin da subito quanto questo libro sia stato capace di sorprendermi e coinvolgermi ma per spiegarvi devo partire della caratteristiche che più mi sono piaciute; la prima cosa che mi ha colpito è la bellezza della prosa di Elif Shafak che in questo suo romanzo ci porta alla scoperta della sua Turchia, il paese di tradizione e di cambiamento, che muta continuamente andando incontro ad epiloghi sia positivi che negativi, attraverso uno stile musicale e magico, capace di rapire fin da subito il lettore. Ma una bella prosa non sarebbe nulla senza dei bei personaggi ed è in quel punto che viene fuori Peri, la meravigliosa ma complessa protagonista che attraverso la sua vita ci fa conoscere le mille sfaccettature di un paese e di una cultura. Il filo conduttore di tutta la narrazione è la religione mussulmana e nello specifico alla figura di Dio, alla quale i personaggi si approcciano in maniera differente; fin dalla sua prima infanzia Peri si trova infatti a vivere la religione come un argomenti conflittuale attraverso la figura dei suoi genitori; la madre, religiosa convinta ed osservante, per tutta la sua vita rigida e controllata dai divieti della sua religione e il padre, ateo e convinto ad insegnare alla figlia a dubitare sempre a ciò che non si può spiegare. E Pari, cresciuta tra i due fuochi, non è mai riuscita a capire da che parte stare e quando, una volta giunta all'università si trova a rivivere gli stessi conflitti grazie alle figure delle due amiche, Mona e Shirin. Confusa e senza radici Peri è destinata a trovare un punto di riferimento della figura del professor Azur, personaggio che prende realmente forma solo nella fine, del quale lei finisce per innamorarsi ma dalla quale dovrà separarsi in seguito ad un avvenimento capace di creare dentro di lei dei forti sensi di colpa. La scrittrice decide di alternare la narrazione tra gli avvenimenti del passato e la cena alla quale Peri si trova a partecipare nel presente in cui si discuterà di politica, di società e si sonderà i suoi trascorsi, ma la divisione non è equa, come spesso si vede nei romanzi, ma sfalzata e questo permette di avere un  grande ritmo nella narrazione non che far crescere nel lettore la voglia di scoprire cosa sia successo quel lontano giorno ad Oxford nel quale tutto si è rovinato. La religione e il senso di colpa sono solo due dei molteplici argomenti che vengono trattati in questo romanzo che nelle suo 450 pagine sorda la cultura della Turchia, facendo conoscere le sue tradizioni e la sua anima, sia nelle parti più belle che quelle più deplorevoli. In questo modo ho potuto avere una visione a 360 grandi di un paese che io sinceramente non conoscevo e ho avuto modo di ragionare sul tema della fede e della religione in modo decisamente interessante. Giunta alla fine di questo libro, arricchito da un finale così simbolico da risultare commovente, posso dire con convinzione che Elif Shafak è per me una splendida scoperta e che prestissimo partirò nuovamente con lei alla scoperta della sua magnifica patria.

Voto: 8.5

Frase:  "I credenti preferiscono le risposte alle domande, la chiarezza all’incertezza. Gli atei, più o meno lo stesso. Buffo, quando si tratta di Dio, del quale non sappiamo praticamente nulla, pochissimi di noi dicono semplicemente “Non lo so”"


Elif Shafak è nata a Strasburgo il 25 ottobre 1971 dal filoso turco Nuri Bilgin e la diplomatica lurca Safak Atayman. In seguito alla separazione dei genitori è cresciuta con la madre e ha acquisito il suo nome. Il fatto di aver vissuto in una famiglia non patriarcale ha influito molto sulla sua vita e carriera come anche il fatto di aver vissuto in monti paesi del mondo. Nella sua vita di scrittrice ha pubblicato romanzi sia in turco che in inglese, diventando l'autrice più venduta nel suo paese natale. Le sue opere tradotte in italia sono "La bastarda di Istanbul", "Il palazzo delle pulci", "Le quaranta porte", "Latte nero. Storia di una madre che non si crede abbastanza", "La casa dei quattro venti", "La città ai confini del cielo", "Tre figlie di Eva", "La bambina che non amava il suo nome" e "I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo mondo".










lunedì 29 luglio 2019

Recensione; "La fattoria degli animali" di George Orwell

Buon lunedì a tutti a cari amici lettori!
L'ultima settimana di Luglio è iniziata e io vi devo parlare ancora di tanti bei libri che hanno caratterizzato questo fine mese. Il primo libro di cui vi voglio dare il mio commento è "La fattoria degli animali" una delle più celebri opere di George Orwell. Qui sotto potete trovare la mia recensione!




Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Paese: Inghilterra
Titolo originale: Animal Farm
Genere: Romanzo
Pagine: 125 
Prima pubblicazione: 1945
Casa editrice italiana: Mondadori
Anno edizione: 2016
Prezzo di copertina: 12 euro copertina flessibile, disponibile in diverse edizioni
Ebook: 7.99 euro 
Link per l’acquisto Amazon e ibs




La vita in una fattoria è sancita da ritmi molto rigorosi; ci si sveglia molto presto, si lavora duramente per tutto il giorni, ci si nutre con i prodotti dei campi e poi si va a dormire, per ricaricarsi per una nuova giornata. Ma è proprio quando gli umani si arrendono al sonno che gli animali di Fattoria Padronale si mettono in azione e riuniti nel grande fienile danno via ad una vera e propria assemblea; per tanti anni hanno subito le violenze del padrone ma ora è tempo di finirla ed un giorno decidono di ribellarsi, far scappare il padrone e creare una fattoria totalmente gestita da animali. Sotto il comando dei maiali, autoproclamatesi capi per via dell'intelligenza più sviluppata e del fatto che proprio loro abbiano fatto nascere l'idea della Rivoluzione, costituiscono la Fattoria degli Animali, decretano poche ma precise regole ed iniziano a creare una vera e propria piccola società in cui non esiste violenza ed ingiustizia e tutti sono considerati uguali. Questo però è solo l'inizio e con il tempo le cose sono destinate, drammaticamente a cambiare.

Parto dal fatto che non avevo mai letto nulla di George Orwell e che in primo luogo sono stata colpita dalla scorrevolezza della sua scrittura; essendo una autore della prima metà del Novecento mi sarei aspettata da lui una prosa molto più impostata e ricercata cosa che, un po' mi spaventava, visto che non sono propriamente una amante dei Classici e degli autori di quel secolo. Invece Orwell mi ha profondamente stupito presentandomi una storia briosa, per nulla noiosa, e piena di ironia. Non mi stupisce che "La fattoria degli animali" sia stata rifiutato diverse volte prima di andare in stampa; attraverso la sua allegoria politica, l'autore crea una chiara accusa a quella che è la società dell'epoca e, più precisamente, al comunismo, nato come movimento politico attuo a mettere in primo piano l'importanza del lavoro e l'uguaglianza tra gli individui ma destinato a trasformarsi fino a diventare esattamente come qualsiasi altro regime politico. La Fattoria degli Animali nasce tra i migliori propositi ma pian piano si corrompe sempre di più; i maiali, coloro che avevano condotto gli altri animali alla libertà e avevano giurato di prendere decisioni esclusivamente per il bene di tutti finiscono per scontarsi tra loro, a manovrare chi gli è sottomesso, diventano egoisti, contravvengono alle regole da loro stesso creati ma ne escono sempre in piedi, proprio come purtroppo succedeva (e ancora succede) nella vera società. Particolarmente interessante è comprendere i mezzi con cui i capi manipolano gli altri animali; sfruttano inanzi tutto l'ignoranza, consci di essere più intelligenti, più letterati, è facile per loro far credere agli altri di essere sempre nel giusto e "rigirare la frittata" in modo che i più sciocchi finiscano sempre per creare alle loro paure. Oltre alla mancanza di istruzione sfruttano però anche la fiducia in loro riposta e soprattutto la poca memoria degli altri animali, incapaci di ricordare i trascorsi e quindi più facili da controllare. Attraverso tutto questo Orwell insegna come sia l'intelligenza e l'istruzione a rendere davvero libero qualcuno. La cultura è il vero potere, la cultura rende liberi. Questo è necessario capirlo e ricordarlo sempre. Seppur ironico e capace di far scappare più volte un sorriso a chi riesce a leggere tra le sue pagine, questo libro è però anche intriso di una profonda amarezza e tristezza; è impossibile infatti non dispiacersi nel vedere la fattoria cadere sotto il peso di capi inadeguati, considerando soprattutto quanto questa sia una similitudine alla nostra società così come commuoversi di fronte alla triste fine del buon Gondrano, l'instancabile cavallo, vittima più grande della corruzione. In conclusione ho trovato talmente tante emozioni e spunti in questo romanzo che potrei parlarne per ore ma ciò che reputo più importante di tutto e consigliarvi di leggerlo, se ancora non lo avete fatto. Non ve ne pentirete.

Voto: 8


Eric Arthur Blair, conosciuto nel mondo della letteratura con lo pseudonimo di George Orwell, è nato il 25 giugno 1903 a Mothiari, India, da una famiglia di origini scozzesi e deceduto prematuramente il 21 gennaio 1950 a Londra. Conosciuto in vita come giornalista e opinionista politico e culturale è considerato uno degli autori inglesi più importanti della prosa del XX secolo soprattutto grazie a due opere; "La fattoria degli animali", allegoria politica pubblicata nel 1945 e "1984" libro dispotico del 1948.

mercoledì 24 luglio 2019

Recensione: "La paziente silenziosa" di Alex Michaelides

Buon mercoledì a tutti amici lettori!
Oggi vi voglio parlare della mia ultima lettura, conclusa giusto giusto ieri pomeriggio, un thriller che sta riscontrando un grande successo il tutto il mondo e che io non ho potuto non leggere dopo i tantissimi commenti positivi giunti dai miei colleghi amanti di questo genere.
Sto parlando di "La paziente silenziosa" di Alex Michealides e qui sotto trovate la mia recensione che, come vedrete, per alcuni versi andrà un po' controcorrente




Titolo: La paziente silenziosa
Autore: Alex Michaelides
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: The silent patient
Genere: Thriller psicologico
Pagine: 340
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice italiana: Einaudi
Prezzo di copertina: 18 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
Link per l’acquisto Amazon e ibs





Alicia Berenson ha ucciso suo marito. Nessuno ha dubbi su questo. Del resto la scena del delitto lascia poco da scampo ad eventuali dubbi. Gabriel Berenson è stato ritrovato nel soggiorno di casa sua, seduto e legato ad una sedia, con il volto completamente figurato da molteplici colpi di pistola e l'unica nella stanza era proprio Alicia, la sua bella e talentuosa moglie, con la pistola a pochi passi e le vene tagliate in quello che sembrerebbe un vano tentativo di suicidio. Agli acquirenti serve solo una sua confessione, peccato che dal momento dell'omicidio Alicia abbia deciso di chiudersi in un ostinato mutismo che l'ha condotta, insieme ai suoi trascorsi, ad essere rinchiusa nell'ospedale psichiatrico femminile Grove Hospital. Sono passati ormai sei anni quando il giovane e sicuro di sè psicologo Theo Faber viene assunto alla clinica e proprio lui decide di concentrare tutte le sue energie per aiutare Alicia ad uscire dal tunnel nella quale è caduta e farla finalmente tornare a parlare in modo che possa confessare a tutti la verità.

"La paziente silenziosa" è senza dubbio uno dei thriller psicologici che più ha fatto parlare di sè. Del resto, pur trattandosi del suo libro d'esordio, Alex Michaelides ha già dato prova di essere capace di creare trame ad effetto, essendo, tra gli altri, anche lo sceneggiatore di "La truffa è servita", film con Uma Thurman e Tim Roth. In quest'opera la sua prosa appare da subito molto particolare, la trama inizia infatti come una sorta di reportage, quasi giornalistico, del caso di Alicia e del suo destino per poi aprirsi sul personaggio di Theo Faber che da quel punto in poi sarà narratore e secondo protagonista e la sua narrazione verrà intervallata solamente e non a cadenza regolare da alcuni stralci del diario che Alicia teneva prima della morte del marito. Questa costruzione appare funzionare anche sè è proprio nella parte iniziale che ho riscontrato i maggiori problemi; ho provato infatti una grande fatica a prendere confidenza con l'opera che nella prima parte si lascia andare a troppe digressione, fatte sì, per comprendere i personaggi nella sua interezza, ma che mi hanno fatto perdere un po' il filo del discorso. Dopo di ciò devo ammettere però che la trama prende piede e lo fa in modo decisamente piacevole; oltre a poter seguire come avviene il percorso conoscitivo e di terapia tra uno psicologo e un paziente presto il lettore avrà modo di vedere Theo trasformarsi da terapeuta a detective, determinato a scoprire la verità su Alicia Berenson. Allo stesso tempo però il protagonista maschile dovrà confrontarsi con una brutta situazione famigliare che farà riaffiorare in lui emozioni latenti nel tempo, nascoste in quel passato per certi versi così simile a quello della donna che sembra così ossessionato ad aiutare. Bisognerà però giungere alla fine per scoprire davvero cosa si nasconde nel buio di quella serata in cui Gabriel Berenson ha perso la vita in una soluzione che però io mi sarei aspettata ben più sconvolgente di come in realtà è; il colpo di scena che tutti i thriller devono avere c'è, su questo non ci sono dubbi, ma a mio avviso era in qualche modo per certi versi intuibile e non da quella sensazione di mozzare il fiato che ci si sarebbe aspettati da un opera così tanto osannata. Non posso dire che questa lettura non mi sia piaciuta, anzi, l'ho trovata molto piacevole ma non posso schierarmi del tutto dalla parte di quelli che lo hanno adorato. 

Voto: 7.5

Frase: "Era questo l'effetto che ti faceva Alicia. Il suo silenzio era una specie di specchio che ti si rifletteva contro. E spesso ciò che vedevi al suo interno era qualcosa di orribile"


Alex Michaelides, nato a Cipro nel 1977, ha studiato Letteratura inglese all'Università di Cambridge e Cinema all'American Film Institute di Los Angeles. Ha scritto le sceneggiature di vari film, tra cui La truffa è servita, con Uma Thurman e Tim Roth. La paziente silenziosa, il suo primo romanzo, è in corso di traduzione in 42 Paesi.  



martedì 23 luglio 2019

Segnalazione NPS; "Chi ha paura del Linchetto?" di Joe Natta e Le Leggende Lucchesi

Buon martedì a tutti amici lettori!
La scorsa settimana vi avevo informato che la nostra consueta rubrica dedicata al catalogo NPS Edizioni si sarebbe conclusa per ritornare al momento delle nuove pubblicazioni, fortuna però vuole che proprio la scorsa settimana questo bel gruppo editoriale abbia pubblicato proprio una nuova opera di cui vi devo assolutamente parlare in questo giorno, ormai a loro dedicato. "Chi ha paura del Linchetto?" è un opera assolutamente unica nel suo genere perchè raccoglie al suo interno la magia che da secoli si respira nel territorio lucchese attraverso più di trenta testi musicali scritti da Joe Natta e Le Leggende Lucchesi, bellissime illustrazioni di Silvia Talassi e gli immancabili racconti di Alessio Del Debbio. Oltre al libro in sè l'opera si compone infine di un cd nel quale i testi delle canzone vengono cantate dai bravissimi artisti che hanno dato vita a quest'opera in modo che il lettore, ascoltandole, possa immergersi completamente nel mondo di leggende e magia.
Qui sotto vi lascio la scheda libro e tutte le informazioni necessarie, non che l'immancabile link per il sito NPS Edizioni





Titolo: Chi ha paura del Linchetto?
Autore: Joe Natta, Le Leggende Lucchesi e Alessio Del Debbio
Paese: Italia
Genere: Raccolta di racconti
Casa editrice: NPS Edizioni
Prezzo di copertina: 10 euro
Ebook: 2,99 euro
Link del sito NPS Edizioni







Trama:
Le leggende esercitano un grande fascino sugli abitanti di un posto, portandoli a vedere con occhi diversi la natura che sta loro intorno, i luoghi familiari, alla ricerca dei segreti che nascondono. Ma solo viaggiatori attenti possono incontrare le creature fantastiche che popolano la Lucchesia, le Alpi Apuane, la valle del Serchio: fate e folletti, streghi e serpenti volastri, ma anche diavoli e loro emissari. La magia è ovunque e questo breve diario di viaggio vi aiuterà a non smarrirvi lungo la strada per l'ignoto. Perché ciò che non si conosce fa sempre un po' paura...




lunedì 22 luglio 2019

Recensione: "Diario di un cinico gatto" di Daniele Palmieri

Come secondo post di giornata invece penso sia giusto proporvi una nuova recensione, avendo tra l'altro concluso questo libro, giusto questo weekend. "Diario di un cinico gatto" è un romanzo divertente ed ironico scritto dal giovane autore Daniele Palmieri che racconta le vicende di un gatto nero proprio dal suo punto di vista. Da amante dei gatti (e da mamma di un gattone nero) non potevo proprio resistere a quest'opera.. salvo però avere poi alcune sorprese, alcune non proprio piacevolissime. Ora vi spiego il perchè..




Titolo: Diario di un cinico
Autore: Daniele Palmieri
Paese: Italia
Genere: Romanzo
Pagine: 414
Prima pubblicazione: 2015
Casa editrice: Adriano Salani Editore
Anno edizione: 2018
Prezzo di copertina: 14.90 euro copertina flessibile
Ebook: 8.99 euro
Link per l’acquisto Amazon e ibs






Chissà cosa direbbero i gatti se potessero parlare? Il quadrupede protagonista di questa storia risponde a questa domanda quando decide di rubare un quaderno ai suoi umani per raccontare la sua vita; un racconto dettagliato delle sue giornate, passate a dormire, a gironzolare per il quartiere e a programmare diabolici scherzi al povero e docile vicino di casa. L'anonimo gatto narratore è cinico, egoista ed orgoglioso ma anche desideroso di raccontare la sua particolare visione del mondo tra il dramma per l'arrivo di una "cucciola di umano", la costruzione di amicizie destinate crudelmente a concludersi troppo presto e il racconto di una strabiliante avventura vissuta da piccolo, in compagnia di indimenticabili amici.


Non è facile per me scrivere questa recensione perchè questo libro mi ha messo un po' a dura prova ed ora proverò a spiegarvi il motivo. Ho iniziato questa lettura con molta curiosità e sono stata immediatamente catapultata in una storia entusiasmante, divertente ed ironica ma anche commovente. narrata da un protagonista d'eccezione, un gattone nero che presenta tutte le caratteristiche del vero Gatto, con la G maiuscola; egoismo, diffidenza e anche un po' di diabolico cinismo. Questo è senza dubbio un grande punto di partenza peccato che con lo scorrere della pagine siano destinati ad arrivare molti interrogativi. Quest'opera è infatti divisa in due parti, nella prima abbiamo il vero e proprio diario, come annunciato dal titolo, in cui il gatto ci racconta lo scorrere delle sue giornate e le novità che lo interessano mentre la seconda è il racconto del viaggio che ha compiuto quando era molto piccolo, dopo essere stato abbandonato dalla sua cucciolata. Tra le due parti però appare esserci un grandissimo solco, lo stesso protagonista nel suo diario spiega di voler raccontare la sua avventura in un quaderno differente, la seconda parte è scritta come un romanzo e quindi c'è un cambio di genere e soprattutto la fine della prima parte (molto bella e commovente) sarebbe stata più adatta come finale dell'intero libro più che di una sola parte. Per molto tempo durante la lettura della seconda parte mi sono chiesta per quale motivo il libro fosse strutturato in questo modo e dove l'autore volesse andare a parare e dopo aver raggiunto l'ultima pagine nel pieno della più totale confusione ho deciso di fare alcune ricerche e ho trovato la soluzione; qualche anno fa l'autore ha infatti pubblicato la storia storia in due opere differenti, la prima intitolata appunto "Diario di un cinico gatto" e la seconda "Il viaggio di un cinico gatto". Due storie differenti e divise, così come dovrebbero essere le due parti di questa edizione, pubblicata lo scorso anno da Adriano Salani Editore. Questa scoperta mi ha permesso di capire come mai le due storie fossero così diverse e ci fosse una differenza tra le due così sostanziale ma non di comprendere come mai la nuova casa editrice abbia deciso di strutturare l'opera in questo modo; sarebbe bastato ad esempio specificare che questa nuova edizione comprendeva due libri assestanti oppure, se il desiderio era proprio di fare un libro unico, rieditare la storia in modo che si potesse adattare a questa forma. In questo modo invece al lettore viene infusa solo una grande confusione che ricade sulla piacevolezza della lettura. Peccato davvero, perchè il diario era perfetto così com'era, ironico, divertente ma anche emozionante ed il confronto così netto con il viaggio che, seppur piacevole, appare più come un libro per ragazzi, avventuroso ma alle volte anche un po' assurdo, un po' rovina quello che è il giudizio finale. Detto questo penso che possiate capire perchè il mio voto non può essere altissimo, nonostante quella che ora appare come la prima parte, meriti davvero di essere conosciuta. 

Voto: 6.5

Frase: "L’inizio è già cominciato, la fine è già decretata, ma il bello non sta né in un estremo né nell’altro, bensì nell’avventura che c’è nel mezzo"


Daniele Palmieri vive a Cologno Monzese e studia Filosofia presso l’Università statale di Milano. Nasce nel 1994, ama la cultura in tutte le sue forme ma soprattutto in quella scritta. I suoi interessi spaziano dai classici greci latini agli autori contemporanei (anche se la sua grande passione, oltre alla Filosofia, rimane lo studio dei testi sacri delle principali religioni mondiali). All’attivo ha circa settanta racconti, sviluppati in quattro raccolte di generi molto distinti: dal gotico al satirico, dal politico al filosofico/religioso; con uno di questi si è classificato terzo all’edizione 2012/2013 del Premio Nazionale Galdus. "Diario di un cinico gatto" è il suo primo romanzo.

Segnalazione Thrillernord: "Quasi innocente" di Paolo Pinna Parpaglia

Buongiorno a tutti amici lettori!
Inizio questa settimana con una bella segnalazione giunta dal sito thrillernord.it
Qualche giorno fa è infatti stata pubblicata la mia recensione di "Quasi innocente" secondo libro di Paolo Pinna Parpaglia, seguito di "Quasi colpevole", che ho avuto modo di leggere, sempre per questo splendido gruppo lo scorso anno. Qui sotto potete trovare la scheda libro, trama e il link per leggere la mia recensione completa sul sito. Vi invito vivamente a dargli un occhiata perchè questa serie gialla/legal merita davvero attenzione



Titolo: Quasi innocente
Autore: Paolo Pinna Parpaglia
Paese: Italia
Genere: Giallo
Pagine: 378
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice: Newton Compton Editori
Prezzo di copertina: 9.90 euro copertina rigida
Ebook: 0.99 euro 
Link per l’acquisto Amazon e ibs






Trama:
Borore, un piccolo paese del centro Sardegna, è terrorizzato da un killer invisibile, silenzioso e ferale. Entra nelle case, immobilizza le vittime e costringe le mogli a premere il grilletto contro il volto dei propri mariti. Giuseppe Nonnis e Mariano Spada sono morti così, sotto lo sguardo sconvolto delle due donne. Per questo motivo Antonella Demelas ha affrontato il viaggio da Cagliari, la città in cui vive, per raggiungere la regione del Marghine, nell'entroterra. La famiglia Cherchi l'ha scelta come avvocato per difendere Roberto, tra i maggiori sospettati dei due omicidi. La sua unica colpa - secondo i genitori - è quella di essere "strano". Antonella svestirà la toga per indossare i panni dell'investigatrice, in un'indagine che si rivelerà irta di insidie, perché, in un paese così piccolo, i rancori e le dicerie rischiano in ogni momento di depistare le ricerche. La strada che la condurrà alla verità sarà disseminata di dubbi e incertezze: Roberto Cherchi è davvero innocente come pensa? Di chi può fidarsi a Borore? C'è un modo per arrestare la violenza spietata dell'omicida?


Recensione completa su thrillernord.it

Voto: 7.5

Frase: "Basta un muretto a secco spostato mezzo metro a destra per cucirsi  addosso una condanna a morte, come, dove e quando, si vedrà"



Paolo Pinna Parpaglia è nato nel 1974. Laureato in Giurisprudenza, svolge la professione forense dal 2005. Vive a Cagliari con la compagna e le due figlie gemelle. Ha lavorato per un breve periodo come collaboratore presso «L’Unione Sarda». Scrivere è una passione e un modo per evadere dagli schemi della scrittura giuridica. Di sua pubblicazione "Quasi colpevole" e "Quasi innocente".

giovedì 18 luglio 2019

Recensione; "Il gioco del suggeritore" di Donato Carrisi

Buongiorno carissimi amici lettori!
Questa mattina torno da voi con una recensione fresca fresca; proprio ieri sera ho infatti finito di leggere la mia ultima lettura "Il gioco del suggeritore" l'ultimo capitolo (fin ora) della serie di Mila Vasquez di Donato Carrisi e voglio proprio parlarvene subito.. anche perché devo ammettere che non mi ha proprio del tutto soddisfatto! Ora vi spiego il perché



Titolo: Il gioco del suggeritore
Autore: Donato Carrisi
Paese: Italia
Genere: Thriller
Pagine: 398
Anno di pubblicazione: 2018
Casa editrice: Longanesi
Prezzo di copertina: 22 euro copertina rigida, 13 euro copertina flessibile
Ebook: 10.99 euro 
Link per l’acquisto Amazon e ibs








Dopo il rischio corso nella sua ultima indagine Mila Vasquez ha preso una decisione definitiva; lasciare la polizia e trasferirsi, insieme alla figlia, in un'isolata casa in riva al lago. La mancanza di collegamenti con il mondo esterno non è abbastanza però perché la donna si mantenga irreperibile, se ne rendo conto quando vede avanza verso di lei la figura de il Giudice, giunta fin lì per metterla a corrente di un terribile caso di omicidio compiuto da un uomo con il corpo completamente ricoperto da numeri tatuati sulla pelle. Enigma, così viene rinominato l'uomo di cui non si sa nulla, sembrerebbe un qualsiasi serial killer, macchiatosi di aver debellato un intera famiglia composta da padre, madre e due gemelline di otto anni, ma tutto si macchia di una nota di terrore quando gli inquirenti scoprano che, tra i tanti tatuaggi c'è anche quello di un nome; Mila. Assicurata di non dover partecipare attivamente alle indagini ma solo dare il suo aiuto a chi deve risolvere il mistero, Mila decide di lasciare Alice a casa di una amichetta e raggiungere il mondo reale dove ad attendarla c'è anche Simon Berish, sempre proprio a dargli il suo sostegno. Ciò che apparirebbe come un impegno di una giornata si rivela essere di proporzioni ben maggiori quando Alice viene rapita e Mila, per ritrovarla, dovrà partecipare ad un terribile gioco cibernetico, a metà tra la fantasia e la più crudele realtà.


Da quando ho deciso di iniziare la sua conoscenza, Donato Carrisi mi ha dimostrato di essere un grande autore di thriller. Le sue storie sono sempre inquietanti, piene di adrenalina e di terrore e sono narrate abilmente grazie ad una prosa eccezionale e scorrevole. Io "Il gioco del suggeritore" l'ho praticamente divorato, scorrendo quattrocento pagine in meno di tre giorni, e questo per me è sempre un fattore positivo. Se avete letto le mie recensione dei libri precedenti saprete che in questa serie ho riscontrato un grande problema, ossia l'impossibilità di capire e provare simpatia per la protagonista. Mila Vasquez è una donna dalle grandi capacità investigative ma, per via di un terribile evento del suo passato, incapacitata a provare empatia nei confronti delle persone che la circondano. La cosa che più mi urta del suo personaggio è che non è capace di affrontare le situazioni in maniera positiva, continua a colpevolizzarsi e ad incedere a comportamenti a tratti, addirittura ideale. Per quanto capisco che il suo passato possa averla profondamente segnata è irreale che lei, giunta ad essere una donna ormai matura, una madre, addirittura, non abbia ancora deciso di fare qualcosa per trovare una soluzione. Persino di fronte al rapimento della figlia la donna non riesce a provare una vera preoccupare ed entra a far parte del gioco creato per lei da Enigma quasi fosse un dovere più che un vero desiderio. Per quanto non sono portata a provare vicinanza nei confronti e questo un po' mi blocca nella lettura di questa serie. Un altra cosa che non mi ha proprio convinto del tutto è la tendenza di Carrisi di cambiare totalmente le carte in tavola per poi rimescolarle e far tornare come prima; se durante l'indagine questa potrebbe essere una cosa positiva ciò non avviene quando si toccano le basi della serie. In quanto lettrice profondamente empatica (si, ho il problema opposto a quello di Mila e tendo ad affezionarmi ai personaggi delle serie che leggo) trovo profondamente sfibrante veder crollare, ogni volta che leggo un libro di questa serie, le mie certezze che poi però in qualche modo ritornano ad essere come sono. Sono convinta che i buoni debbano rimanere buoni, o almeno non diventare cattivi, uno alla volta, in ogni seguito. Detto questo devo però dire che ci sono cose di questo libro che mi sono piaciute molte; il punto iniziale ad esempio è fatto molto bene, le prime duecento pagine scorrono che è un piacere, sono coinvolgenti ed entusiasmanti, e il fatto di voler creare un thriller ambientato in parte nel mondo cibernetico e fatto per aprire gli occhi sulla pericolosità del mondo di internet è davvero eccezionale, soprattutto nel mondo di oggi.
"Il gioco del suggeritore" non è un libro che mi è del tutto dispiaciuto, anzi, ma a mio avviso è ben al di sotto dei capitoli precedenti. Non so se la serie continuerà oppure sarà finita qui ma a questo punto non sono sicura di volerla proseguire..

Voto: 6.5

Frase: "Internet è un enorme spugna: assorbe ciò che siamo, soprattutto nel peggio. Nella vita reale siamo costretti ad adattarci per convivere con gli altri, a scendere a compromessi con la nostra natura, ad accettare leggi e convenzioni. A volte dobbiamo anche indossare una maschera, ma è inevitabile: altrimenti non riusciremmo a far parte della società.. In rete invece ci sentiamo liberi da tutta da tutta questa ipocrisia, ma è soltanto un’illusione: ci hanno semplicemente lasciato soli con i nostri demoni"


Donato Carrisi è nato a Martina Franca il 25 marzo 1973 e attualmente vive a Roma. Collaboratore di "Il Corriere della Sera", scrittore di teatro, sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, ha esordito in letteratura con il thriller "Il suggeritore" con il quale ha vinto il Premio Bancarella. Della stesse serie, con protagonista Mila Vasquez, fanno parte anche "L'ipotesi del male", "L'uomo del labirinto" e "Il gioco del suggeritore". Di sua pubblicazione anche la serie con protagonisti Marcus e Sandra, "Il tribunale delle anime", "Il cacciatore del buio" "Il maestro delle ombre", non che altri due libri auto conclusivi "La donna dei fiori di carta" e "La ragazza nella nebbia".





martedì 16 luglio 2019

Segnalazione NPS; "Jukebox. Racconti a tempo di musica"

Buongiorno amici lettori!
Come consueto questo martedì parliamo delle opere del catalogo NPS Edizioni e sarà un appuntamento ancora più importante perchè concludiamo quelle che sono fino ad oggi le loro pubblicazioni. Dalla prossima settimana in poi quindi questa rubrica non sarà più settimanale ma solo in occasione delle nuove pubblicazioni. Per concludere alla grande vi voglio parlare di "Jukebox. Racconti a tempo di musica" una bella racconta di racconti perfetta per gli amanti della musica!
Qui sotto trovate trama, scheda libro e il link per il sito NPS Edizioni!





Titolo: Jukebox. Racconti a tempo di musica
Autore: AA.VV
Paese: Italia
Genere: Raccolta di racconti
Casa editrice: NPS Edizioni
Prezzo di copertina: 10 euro
Ebook: 2.99 euro









Trama:
"Jukebox" è una raccolta di racconti, diversi per generi e ambientazioni, accomunati dall'essere legati alla musica, tanti piccoli mondi che ogni autore ha creato con il tocco che gli è proprio. In queste pagine, i protagonisti dei racconti mettono a nudo le loro emozioni, travolti dal potere di melodie pacificatrici, suoni diabolici e rapsodie incantate, perché le parole sono potere, scritte o cantate che siano. Possono portarci indietro, ai tempi delle ballate dei cavalieri, ai giorni spensierati dell'adolescenza, al momento della nostra nascita. Possono viaggiare tra i mondi e evocare spiriti inquieti, corrompere la nostra anima, rinfrancarci dalle fatiche quotidiane. Possono dare un senso all'esistenza, completandoci come uomini e ricordarci di non essere soli. Mai.

I racconti:
"Il crociato" di Emanuele Marcheselli
"Frederick" di Luciana Volante
"Lo spartito del diavolo" di Daniela Tresconi
"Si bemolle" di Maria Pia Michelini
"Sunday, gloomy Sunday" di Alessio Del Debbio
"I love you, baby..." di Leandra Cazzola
"Lucia e le sue note" di Serenella Menichetti
"New York City boy" di Francesco Balestri
"La voce" di Chiara Rantini
"Gli infami" di Mirko Tondi



lunedì 15 luglio 2019

Recensione: "Il re dei giochi" di Marco Malvaldi

Secondo post di giornata per parlarvi della mia ultima lettura "Il re dei giochi" terzo giallo della simpaticissima serie "I delitti del Bar Lume" di Marco Malvaldi, che mi sta tenendo compagnia durante quest'estate. Qui sotto trovate la mia recensione completa!




Titolo: Il re dei giochi
Autore: Marco Malvaldi
Paese: Italia
Genere: Giallo
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2010
Casa editrice: Sellerio
Prezzo di copertina: 13 euro copertina flessibile
Ebook: 8.99 euro
Link per l’acquisto Amazon e ibs






Mentre al Bar Lume lo splendido biliardo appena comprato tiene impegnati Massimo e soprattutto i suoi quattro vecchietti, gli animi degli abitanti di Pineta sono fomentati dalle prossime elezioni politiche per decretare il nuovo rappresentante al Parlamento Europeo. Proprio nel bel mezzo della campagna elettorale però Marina Colucci, addetta stampa di uno dei candidati, rimane vittima di un terribile incidente nel quale perde la vita il figlio, poco più che maggiorenne. Tutto prende una piega decisamente sordida quando la stessa Marina, finita prima in terapia intensiva, muore in ospedale per via di un iniezione di aria all'interno della flebo. Ancora una volta sarà compito di Massimo, volente o dolente, riuscire a scovare l'assassino.


I gialli del Bar Lume sono celebri per la loro leggerezza e, anche se "Il re dei giochi" appare ancora una volta come una lettura perfetta per l'estate, il suo autore decide di inserire nelle sue pagine argomenti molto importanti come la politica, mondo nel quale si svolge la vicenda, e la religione, trattata con molta attenzione e ripresa diverse volte durante la lettura. Questa scelta fa sì che il libro risulti meno lieve di quanto ci si possa immaginare e la stessa indagine che tratta risulta trasmettere dei forti messaggi idelogici e sociali. A stemperare la tensione giungono comunque le immancabili scenette degli allegri vecchietti e le sfuriate di Massimo, sempre più ombroso ed irritabile ma, nonostante i suoi sforzi, impossibilitato a restare alla larga dai i complicati casi che avvengono nel piccolo ed apparentemente tranquillo paese toscano. In questo caso inoltre Massimo non sarà solo l'unico a riuscire a districare la matassa ma sarà colui che farà sì che il caso rimanga irrisolto.. detto questo, posso dire che questa serie mi sta piacendo molto, è capace di intrattenermi piacevolmente e regalarmi qualche ora di relax ed ironia e non vedo l'ora di scoprire cosa succederà adesso che Tiziana ha deciso di lasciare il bar, chi prenderò il suo posto? E a cosa porterà questo grande cambiamento?


Voto: 7

Frase: "Uno per vedere le cose deve sapere cosa cerca"



Marco Malvaldi è nato a Pisa il 27 gennaio 1974. Dopo essersi laureato all'Università di Pisa in Chimica e Chimica Industriale, ha conseguito un dottorato di ricerca ed è stato assegnista di ricerca. Ha esordito in narrativa con "La briscola in cinque" primo libro della serie di gialli "I delitti del BarLume" di cui fanno parte "Il gioco delle tre carte", "Il re dei giochi", "La carta più alta", "Il telefono senza fili", "La battaglia navale" e "A bocce ferme". Di sua pubblicazione anche "Odore di chiuso", "Milioni di milioni", "Argento vivo", "Buchi nella sabbia", "Negli occhi di chi guarda", "La misura dell'uomo", "Vento in scatola" e diversi racconti.