Buona sera a tutti voi, cari amici lettori!
Dopo qualche giorno di assenza (giustificato perché sto lavorando ad una sorpresa che spero io possa rivelarvi presto) eccomi pronta per ritornare da voi con un nuovo appuntamento della mia rubrica preferita, la pausa caffè letteraria in compagnia di un autore. In questa inedita veste serale, vi annuncio con estremo piacere che ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con Debora Porfiri, autrice del romanzo "L'istinto materne nuoce gravemente alla salute. Cronache estemporanee di una M.A.M.M.A. in divenire", ironico racconto di una neo mamma alle prese con la sua prima gravidanza. Se vi siete persi la recensione dell'opera potere ritrovarla a questo link. Se invece siete curiosi di saperne di più su di essa e sulla sua autrice allora non vi resta che accomodarvi.. il caffè letterario è servito!
- Innanzi tutto vorrei ringraziarti per aver accettato di fare due chiacchiere con me in questa mia “pausa caffè letteraria”. Il tuo romanzo “L’istinto materno nuoce gravemente alla salute. Cronache estemporanee di una M.A.M.M.A. in divenire” è un opera ironica ed irriverente ma decisamente anche molto intima. Com’è nata l’idea dalla quale ha preso vita?
Ciao
Simona, grazie a te per l’invito: è un piacere chiacchierare con
te e i tuoi lettori e le tue lettrici! La genesi del libro risale a
quando mia figlia aveva poco più di un anno. Durante il primo anno
di maternità mi ero accorta che molto spesso le rappresentazioni
delle mamme ruotavano attorno a due assi. Il primo era quello della
maternità tutta rosa e fiori, mentre il secondo – agli antipodi –
era quello della maternità percepita come tragedia, un’esperienza
da rinnegare. Ovviamente queste due situazioni esistono, ma non sono
che delle opzioni in un campo di possibili molto più ampio. Per
questa ragione ho voluto creare la figura della M.A.M.M.A., un
personaggio multivalente che libera la mamma facendo esplodere gli
stereotipi.
- Nel tuo romanzo, che si presenta quasi sottoforma di piccolo manuale, sveli tutti quelli che sono i piccoli segreti sulla maternità che nessuno ha mai voluto affrontare. Come hai affrontato la loro stesura? Ci sono state cose che hai avuto un po’ timore a rivelare oppure hai affrontato tutto con spensieratezza?
Dal
momento in cui ho deciso di scrivere, i timori si sono dissolti. La
prima cronaca che ho redatto è anche la prima del libro, cioè
quella del giorno del parto. Poi la stesura si è fatta via via più
‘caotica’. Cercavo di alternare cronache divertenti e leggere a
cronache più emotive, per assicurarmi di mantenere un certo
equilibrio. Solo una volta terminata la scrittura dei 52 testi mi
sono occupata dell’organizzazione testuale finale. Volevo
chiaramente restituire lo svolgimento del primo anno da M.A.M.M.A. e
allo stesso tempo garantire un ritmo scorrevole per la lettura.
- Nel tuo libro racconti le esperienze che hai vissuto durante la nascita della tua prima bambina, ma adesso sappiamo che sei diventata mamma per la seconda volta. Com’è stato rivivere tutto da capo? Hai notato delle differenze avendo già avuto un po’ di esperienza oppure è risultato tutto uguale?
Il
libro è in effetti basato su delle esperienze personali, ma non
solo. Per quanto scritto in prima persona, il testo si è nutrito
anche di esperienze per così dire di seconda mano, senza dimenticare
una spruzzatina di invenzione. Tanti mi chiedono se si tratta di
un’autobiografia; il termine auto-fiction
mi sembra più appropriato. Questo implica una forte rimediazione
dell’esperienza, per esempio attraverso strutture e architetture
testuali esplicite, quasi artificiose. Mi piace molto l’immagine
che la studiosa Isabelle Grell utilizza a questo proposito:
“nell'autofiction, l'autore estrae un filo dal tessuto che è la
sua vita e, più che tagliarlo, lo segue, lo taglia, lo riattacca, lo
sfilaccia, lo riannoda.”
(N.B. per saperne di più sull'autofiction Debora ci riporta questa interessante intervista a Isabelle Grell che vi invito a leggere a questo link)
Per
quanto riguarda la mia seconda maternità, la grande differenza è
stata che M.A.M.M.A. già lo ero. Quindi lo tsunami identitario che
mi ha investita la prima volta mi ha risparmiata alla nascita di mio
figlio. Poi è chiaro che ogni neonato ti rivela altre sfaccettature
del tuo essere genitore. Nel mio caso, con la sua dolcezza Elia mi ha
aiutata ad abbattere quelle barriere che ancora sussistevano. Grazie
a lui ho accettato più facilmente la mia vulnerabilità.
- Tutte noi donne scrittrici sappiamo quanto sia difficile congiungere la scrittura alla nostra routine, specialmente se si ha dei figli. Tu come te la cavi in tal proposito, riesci a ritagliarti del tempo per coltivare la tua passione o devi fare i salti mortali per riuscire a fare tutto?
Salti
mortali, per forza! A volte non scrivo per settimane o mesi. Per
fortuna poi ci sono momenti in cui scrivo ogni sera, come è stato
per L’istinto
materno. Diciamo
che tra il lavoro e la famiglia, la scrittura ha un posto
privilegiato la sera. In questo momento ho in cantiere un romanzo, ma
la sua stesura è un po’ in standby:
L’istinto materno
ha ancora bisogno
di me, di essere accompagnato.
- Ogni capitolo del libro si conclude con l’originale acronimo M.A.M.M.A. che assume diversi significati a seconda delle tematiche trattate. Se dovessi definirne uno nella tua vita di adesso a cosa corrisponderebbe?
È
una bella domanda! Mi sono divertita a concepire 51 acronimi, vediamo
se ce la faccio per la 52esima volta….
Direi
Madre e Autrice
Multivalente Moderatamente Affaticata.
- Fin’ora abbiamo parlato di Debora scrittrice ma noi vogliamo anche sapere com’è la Debora lettrice. Sei una divoratrice di libri oppure un libro ti tiene compagnia per mesi? E soprattutto quali sono i tuoi generi o autori preferiti?
La
lettura in questi ultimi anni ha subito un netto ridimensionamento.
Ero tentata di rispondere che con la maternità leggo molto meno, a
volte addirittura niente per lunghi periodi. In realtà, ho letto
pochissima narrativa, mentre mi sono buttata a capofitto in saggi
sulla genitorialità e l’educazione dei figli. Ho vissuto il
diventare mamma come una materia di studio, un’attività che
richiedeva approfondimenti e riferimenti. Solo da poco la mia mente
si è riaperta alla narrativa. Riguardo alle mie preferenze, rimango
fedele ai miei amori dei tempi dell’università in Lettere:
scrittura femminile, prima su tutte Virginia Woolf ma anche Alice
Rivaz, una scrittrice che sento vicina anche geograficamente visto
che abito a Ginevra. Tra le italiane spiccano la Aleramo e la
Ginzburg. New entry
internazionale:
Chimamanda Ngozi Adichie che mi ha conquistata con la sua franchezza
e la sua brillante ironia. Leggo anche scrittori, per esempio Paolo
Cognetti e Stefano Benni. Quest’ultimo porta sempre una boccata
d’aria fresca, un illustre esempio di sperimentazione linguistica,
mentre di Cognetti amo tutto ciò che ha scritto, specialmente i
racconti: piccoli gioielli.
- La domanda che non può mai mancare, quali sono i tuoi obbiettivi per il futuro? Hai in programma qualche nuova pubblicazione?
Come
dicevo prima, c’è un progetto già ben avviato, un romanzo che
gravita attorno a tre donne della stessa famiglia. Inoltre continuo a
scrivere racconti. L’ultima pubblicazione è ‘Fleur de vie’
nella raccolta Socialnarrando
che raggruppa i racconti vincitori del concorso “Raccontare in
breve”. E continua la promozione de L’istinto
materno. Per
esempio, sabato 19 gennaio sarò a Brescia per una
presentazione/discussione.
- In conclusione; una citazione, tua o di altri, che pensi ti possa descrivere.
Una
volta qualcuno ha associato la famosa citazione di Calvino tratta
dalle sue Lezioni
Americane al mio
libro: “Prendete
la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma
planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” Ovviamente
ne sono stata molto onorata. Di macigni ce ne sono ancora tanti, ma
di certo con L’istinto
materno me ne sono
liberata di alcuni!
Ringrazio ancora una volta di cuore Debora Porfiri per la sua gentilezza e disponibilità e vi invito, se doveste essere in zona, ad andarla a conoscere di persona domani a Brescia. Spero, come sempre, che questo speciale vi sia piaciuto. Non vedo l'ora di potermi sedere ancora al mio fittizio caffè per parlare di libri con un nuovo autore. A presto!
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