giovedì 10 maggio 2018

Parole in musica; Speciale Wonder. Parte 3


Buongiorno amici lettori!!
Eccoci ritrovati con un nuovo appuntamento con la rubrica "Parole in musica" che in queste settimane assume una veste speciale ossia quella dedicata a quel piccolo capolavoro di "Wonder".
La terza canzone che R.J. Palacio vuole farci ascoltare fa parte della discografia di uno dei artisti che più ho amato nella mia vita; sto parlando del Duca Bianco, il solo e inimitabile, David Bowie e la sua "Space Oddity", una delle canzone più importanti nella comprensione del libro.
Inanzi tutto iniziamo a parlare dell'autore; David Robert Jones (in arte David Bowie) nacque a Londra l'8 gennaio 1947. La madre, Margaret Mary Burns, detta "Peggy" faceva la cassiera presso un cinema, mentre il padre, Haywoos Stenton Jones era un ex soldato diventato direttore del carcere di Bromley. All'età di sei anni, il piccolo David si trasferì con la sua famiglia a Bromlei, sobborgo a sud di Londra, dove cominciò da subito a mostrare interesse per la musica americana. Influenzato dal fratellastro Terry Burns, avuto dalla madre da una precedente relazione, David iniziò ad ascoltare i dischi di Fats Domino e Little Richars e a coltivare un crescente interesse per il rhythm and blues, lo skiffle e il rock 'n' roll. Da adolescente si unì ad alcuni piccoli gruppi di coetanei con il quale iniziò ufficialmente la sua carriera che quasi subito però prese la strada di quella da solista.
Nella sua immensa carriera attraversò cinque decenni in cui continuò ad impressionare il pubblico e i colleghi grazie alla sua natura poliedrica ed eccentrica e alla sua capacità di reinventarsi musicalmente e come icona, creando tra le altre cose numerosi alter ego come Ziggy Stardust, Aladdin Sane, Halloween Jack, The Thin White Duke e Nathan Adler.
La sua discografia vanta ben quaranta pubblicazioni tra album in studio, live, dal vivo e colonne sonore. David Bowie si è spento il 10 gennaio 2016 a New York, all'età di sessantanove anni.
"Space Oddity" è il singolo più importante del suo secondo album omonimo, pubblicato nel 1969.
Oltre ad aver raggiunto i primi posti della classifica inglese due volte in sei anni, detiene il primato di 45 giri di Bowie più venduto nel Regno Unito e rimane una delle sue canzoni più note.
Il testo racconta la storia del viaggio spaziale del Major Tom e affronta i temi della solitudine e dell'alienazione. Nonostante questo, la canzone non risulta cupa o disperata ma bensì, soprattutto nella parte iniziale, quasi come vista dal punto di vista di due bambini che attraverso la loro immaginazione danno vita a questo fantastico astronauta quasi come fosse un vero supereroe.
Nel 1970 venne pubblicata una versione cantata in italiano ad titolo "Ragazzo solo, ragazza sola", dal testo in realtà poco inerente all'originale,  e nel 1971 ne uscì anche una versione francese "Un homme a disparu dans le ciel" eseguita da Gerard Palaprat.
Qui sotto potete trovare il link per riascoltare e lasciarvi trasportare dalla voce e dalle note del più immenso artista che mai potremmo dimenticare.

"Space Oddity" di David Bowie

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