domenica 1 settembre 2019

Recensione; "Fatherland" di Robert Harris

Buongiorno amici lettori!
Come avrete potuto vedere non sono riuscita nel mio intendo di recuperare le letture e il Wrap Up di Agosto entro oggi, ma giuro che farò di tutto per riuscire a farlo in tempi molto brevi. Per cominciare oggi due recensioni, che riguardano i due ultimi libri che mi hanno tenuto compagnia nel mese appena passato. Il primo è "Fatherland" celebre giallo dispotico scritto da Robert Harris, un autore che io ho avuto già modo di conoscere ed apprezzare lo scorso anno con "Monaco", letto per Thrillernord. Qui sotto trovate la mia recensione!




Titolo: Fatherland
Autore: Robert Harris
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: Fatherland
Genere: Giallo dispotico
Pagine: 370
Prima pubblicazione italiana: 1992
Casa editrice italiana: Mondadori
Prezzo di copertina: 12 euro copertina flessibile, disponibile in molteplici edizioni
Ebook: 7.99 euro
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1964, Berlino. Ma una Berlino diversa da quella che conosciamo; una Berlino vincitrice della Seconda Guerra Mondiale, una Berlino ancora governata da Hitler e dai suoi nazisti, che hanno esteso i possedimenti della Germania fino ai confini con la Russia, una Berlino in cui regnano i segreti, le congiure, i tradimenti. è notte fonda quando il sergente Xavier March riceve la chiamata dalla centrale che lo informa del ritrovamento di un cadavere all'interno del lago artificiale. Quello sarebbe il suo giorno libero, non dovrebbe nemmeno presentarsi ma il lavoro risulta preferibile alla prospettiva di continuare a fissare il soffitto, ossessionato dagli errori e dai fantasmi del passato quindi accetta di incaricarsi lui delle indagine. A una prima impressione il caso sembrerebbe di palese soluzione; l'anziano uomo ha perso la vita mentre faceva la sua consueta nuotata nel lago, ma pian piano le cose iniziano a complicarsi e lo fanno quando si scopre il suo nome e il suo ruolo all'interno della società. Da quel momento in poi March dovrà andare contro a tutti gli ordini per portare a galla la verità, una verità fatta di orrore e terribili azioni del passato, celate sotto macerie di segreti ma destinati a venire finalmente a galla.


Robet Harris è un autore che è stato subito capace di ottenere la mia attenzione, anche in questo libro, il suo più celebre romanzo, che risulta decisamente più complesso di quello da me precedentemente letto. Il romanzo parte in primo luogo da un idea molto originale, proposta, anche se in modo molto differente, da Philip K. Dick in "La svastica sul sole", ossia quella di immaginare come sarebbe stato il passato se la Germania hitleriana avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale. A differenza del suo collega prima citato, Harris immagina un mondo completamente credibile, un mondo che in fin dei conti funziona bene, sempre che si accetti di fare ciò che viene detto di fare e che si aiuti a denunciare ogni completamento reputato moralmente inaccettabile. è un mondo che scorre sul filo dell'intolleranza e della follia e l'unico a rendersene conto sembra essere il protagonista, Xavier March, sergente delle SS, un personaggio veramente moto bello. March è un militare che per il suo Paese e per la sua nazione ha combattuto e ha esultato. è un soldato che ha ubbidito agli ordini, è un padre ed un marito che ha visto la sua famiglia sgretolare per il suo attaccamento alla divisa, è un uomo tormentato dagli errori del passato, ma soprattutto è un essere umano che pian piano comprende di non sentirsi più parte di nulla e di combattere solo ed unicamente per la ricerca della verità. Dovrà farlo fin da subito, dal ritrovamento di quel cadavere nel lago, dovrà farlo quando il caso passerà alle schiere più alte e lui verrà "gentilmente" estromesso e dovrà farlo, sopratutto quando scoprirà cosa si nasconde sotto quella morte apparentemente così banale, una verità che sarà capace di cambiarlo per sempre. Ad aiutarlo nella sua indagine personale ci sarà un altro personaggio che ho molto apprezzato, quella della giornalista americana Charlie Maguire, una donna coraggiosa e determinata che  March all'iniziò vedrà con sospetto ma che con la quale poi finirà per unirsi in un legame che andrà ben oltre la sfera professionale. I due sono davvero una bella coppia, sia sul piano dell'indagine che da quello affettivo e formano l'unica parentesi dolce in un ambiente fatto di violenza ed oscurità, nel quale non ci si potrà fidare davvero di nessuno. Ora mi tocca però ammettere un errore che ho fatto durante questa lettura; ho scelto infatti di leggerlo in un periodo che forse non si è rivelato propriamente adatto, mi approcciavo ad esso solo nel momenti liberi in giornale piene d'impegni da cui uscivo molto stanca e soprattutto avevo fretta di finirlo, condizioni che forse non mi hanno permesso di apprezzarlo a pieno, cosa che mi dispiace molto perchè, me ne sono resa conto soprattutto nel finale, questo è un romanzo che merita tanta attenzione e soprattutto, tutto il tempo necessario. "Fatherland" non è un romanzo facile da leggere, non va sottovalutato perchè nonostante la scrittura di Harris sia scorrevole e relativamente semplice, gli argomenti che tratta non lo sono affatto e colpiscono l'animo del lettore che verrà travolto in un turbine di terrore ed amarezza, emozioni che forse già conosce per i fatti storici ampiamente risaputi che hanno sempre lo stesso effetto. Nonostante questo, "Fatherland" è un libro che mi è piaciuto tutto e che vi invito a leggere per apprezzare la finezza narrativa e l'attenzione storica che ha dedicato l'autore nel creare una storia credibile ed assolutamente d'effetto.


Voto: 8

Frase: "Era così facile cambiare la storia? si chiese. Certo, sapeva per esperienza che i segreti erano come un acido : una volta allo scoperto, potevano corrodere qualunque cosa, se potevano rovinare un matrimonio, perché non potevano fare altrettanto con una presidenza, con uno Stato? Ma la storia.. la storia non era di sua competenza. Guardò la propria immagine e scossa la testa. Gli investigatori trasformavano il sospetto in prove. Ed era ciò che aveva fatto. La storia l'avrebbe lasciata a lei."


Robert Harris (1957), laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell’Observer e del Sunday Times. Nel 1992 è diventato famoso in tutto il mondo con "Fatherland", cui hanno fatto seguito "Enigma" (1996), "Archangel" (1998), "Pompei" (2003), la trilogia sull’antica Roma – "Imperium" (2006), "Conspirata" (2009) e "Dictator "(2015) –, "Il Ghostwriter "(2007), da cui è stato tratto un celebre film diretto da Roman Polanski, "L’indice della paura" (2011), "L’ufficiale e la spia" (2014)  "Conclave" (2016) e "Monaco" (2018). L’autore ha scritto anche numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, "I diari di Hitler" (2002). Tutte le sue opere, tradotte in 37 lingue, sono pubblicate da Mondadori. L’autore vive a Kintbury, in Inghilterra, con la moglie e i quattro figli.  






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