domenica 11 marzo 2018

Recensione; "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead

Buona domenica a tutti voi carissimi amici lettori!
In questa giornata uggiosa torno da voi per parlarvi della mia ultima lettura "La ferrovia sotterranea" di Colson Whitehead, libro che ha conquistato un enorme numero di lettori e soprattutto due immensi premi, il National Book Award e il Premio Pulitzer.
Ecco il mio personale commento.




Titolo: La ferrovia sotterranea 
Autore: Colson Whitehead
Paese: Stati Uniti
Titolo originale: The Underground Railroad
Genere: Romanzo storico
Pagine: 376
Casa editrice italiana: Sur
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo di copertina: 20 euro copertina flessibile
Ebook: 12.99 euro
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Tutto inizia con la nonna Ajarry, strappata alla sua terra e alla sua famiglia per lavorare nei campi di cotone, prosegue con Mabel, la mamma sciagurata che ha abbandonato la figlia quand'era ancora molto piccola, e arriva fino a Cora, giovane e coraggiosa ragazza, destinata a continuare una vita che è quella di tanti altri neri come lei, tenuti prigionieri nella piantagioni della famiglia Randhall. Il duro lavoro, le terribili punizioni, i perfidi pettegolezzi dei compagni, l'esilio nell'Hob, questa è la vita di Cora fino a quando Ceasar, un ragazzo cresciuto al Nord e appena inserito nel gruppo dei braccianti, gli parla della "ferrovia sotterranea", il misterioso e proibito mezzo di trasporto usato dagli schiavi per scappare, e la convince a partire con lui. Da quella notte in cui Cora raccoglie le sue poche cose e parte ignara di ciò che potrebbe trovare sul suo cammino, inizia un lungo e doloroso viaggio tra diversi stati americani in cui la ragazza vedrà e vivrà atrocità che non potrà mai dimenticare, in una continua corsa per scappare da un duro nemico, il cacciatore di schiavi Ridgeway, convinto a trovarla per risanare un antico torto fattogli dall'unica schiava che non è mai riuscito a catturare; la madre di Cora.


"La ferrovia sotterranea" è in primo luogo la storia di una donna, Cora, appena diciassettenne ma dalla forza impressionante che nonostante tutte le difficoltà che ha vissuto e che dovrà vivere nel suo futuro decide di abbandonare il luogo in cui è cresciuta per intraprendere un'estenuante lotta per la libertà.
Ci troviamo nella metà del 1800, nel Sud dell'America, nel pieno della spietata schiavitù che ha caratterizzato l'intera storia del Paese. Colson Whitehead, autore già ampiamente osannato per la creazione di altri romanzi che hanno sconvolto e conquistato la critica di mezzo mondo, descrive questo periodo storico con enorme capacità e soprattutto senza timore di scioccare raccontando fatti e situazioni che, seppur terribili, erano semplicemente la realtà di quei tempi. 
Attraverso i personaggi ci mostra il più ampio spettro possibile; c'è chi è costretto a lavorare nei campi o in casa e non fa nulla per cambiare questa situazione, chi attraverso alcuni stratagemmi riesce a guadagnarsi una posizione di favore, chi sfrutta gli schiavi per guadagnare e anche chi della schiavitù ha fatto un vero e proprio lavoro. C'è anche chi decide di rischiare la vita per nascondere i fuggitivi, chi lavora ogni giorno e ogni notte nei vari rami della ferrovia per dare a loro uno speranza, chi inneggia l'uguaglianza e chi si piazza con forza su un podio per far valere i proprio diritti. E poi ci sono quelli come Cora che sono disposti a tutto per raggiungere ciò che tutti chiamano libertà ma che loro a stento possono comprendere cosa sia.
Whitehead da ad ognuno di loro, sia buoni che cattivi, la stessa attenzione, permettendo al lettore non solo di conoscerli ma anche, in qualche modo, di comprenderli, conoscendo le loro azioni e tutto il percorso che li ha portati a compierle.
"La ferrovia sotterranea" è un libro bello, forte, crudo e scioccante ma assolutamente perfetto per chi vuole conoscere la storia di un popolo esattamente per quello che era, senza filtri o restrizioni di alcuni genere.
Se devo però trovare una piccola piccola la identifico nella struttura della storia che in alcuni punti appare un po' frantumata, con frasi che anticipano ciò che dovrò succedere e che quindi spezzano un po' la fluidità della narrazione.
Detto questo, un ottima lettura, che consiglio e chi ancora non l'abbia conosciuta.

Voto: 7.5

Frase: "Il colore ci deve bastare. Ci ha portati fino a questa sera, fino a questo dibattito, e ci porterà nel futuro. L'unica cosa, che so davvero è che siamo destinati a crescere o a crollare tutti insieme, una grande famiglia di colore accanto ad una grande famiglia bianca. Magari non sappiamo che strada prendere per attraversare il bosco, ma possiamo rialzarci l'un l'altro quando cadiamo, e alla meta arriveremo insieme"

Colson Whitehead è nato il 6 novembre 1969 a New York. Dopo essersi laureato all'Università di Harvard ha cominciato a scrivere di libri, televisione e musica per il settimanale "The Village Voice". 
Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo "L'intuizionista" e due anni dopo è uscito "John Henry Festival", finalista del Premio Pulitzer per la narrativa, premio che finirà per vincere nel 2017 con la sua ultima opera "La ferrovia sotterranea".
Di sua pubblicazione anche "Il colosso di New York", un insieme di saggi sulla sua città.




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