lunedì 8 ottobre 2018

Recensione; "Il dio delle piccole cose" di Arundhati Roy

Buon giorno amici lettori e soprattutto buon lunedì 8 ottobre!
La seconda settimana del mese ha inizio e io posso finalmente iniziare a parlarvi delle letture che mi terranno compagnia in questo lasso di tempo, già a quota due.
Questo mese ho deciso di dedicarlo completamente alla missione per completare le letture della challenge annuale della pagina Facebook "IRead, La tana del lettore", al quale anche io quest'anno ho voluto provare a partecipare.
La prima delle sei categorie che mi rimangono è "Un libro vincitore del Man Booker Prize for Fiction" e la mia scelta è ricaduta su "Il dio delle piccole cose" di Arundhati Roy, un libro che altrimenti non avrei mai scoperto e che è stato capace di regalarmi intense emozioni.
Ecco la mia recensione



Titolo: Il dio delle piccole cose
Autore: Arundhati Roy
Paese: India
Titolo originale: The God of Small Things
Genere: romanzo
Pagine: 360
Prima pubblicazione: 1997
Edizione più recente: 2006
Casa editrice italiana: Guanda
Prezzo di copertina: 17 euro copertina rigida 
Ebook: 6.99 euro
Link per l’acquisto Amazon e ibs





Rahel ed Estha sono due gemelli dizigoti. E per questo piccolo particolare che li differenzia dai gemelli "veri" ossia omozigoti, la loro famiglia ha deciso che separarli non sarebbe stato un problema. Ed è così che i due bambini, da sempre uniti come se avessero una sola anima, sono stati costretti a trascorrere il resto della propria vita su due strade totalmente differenti. Ma questo è solo il punto di partenze. Le cause che hanno portato a questa decisione e che hanno tramutato i due fratelli in ciò che sono diventati sono molteplici e ora, a più di vent'anni da quel giorno, saranno costretti a ripercorrerle per cercare di capire qual'è stata la vera causa scatenamene, la reale "piccola cosa" capace di cambiare tutto. Saranno in grado di ritrovarsi dopo che il tempo li ha fatti diventare come due estranei? E cosa si nasconde all'interno del loro passato?


"Il dio delle piccole cose" è un romanzo ricco di spessore, soprattutto per via delle vicende che vuole raccontare. Per questo motivo, e anche per uno stile di scrittura piacevole ma un po' ricercato, è un libro non facilissimo da leggere, soprattutto per i lettori più sensibili. Arundahti Roy, attraverso la storia dei due gemelli Rahel ed Estha e della loro famiglia, vuole mostrarci una versione dell'India che noi occidentali non conosciamo; si stacca quindi dalle case popolari, dalla povertà, dai bambini mal nutriti e segnati da un destino crudele (tematiche già ampiamente descritte dai suoi compatrioti scrittori) per mostrarci un genere d'infanzia ben diversa. Rahel ed Estha crescono infatti in un ambiente quasi benestante; dopo la separazione con il padre (di cui loro non sapranno nulla per diverso tempo) la madre, Ammu, torna a vivere a casa della madre, direttrice e proprietaria di un azienda che produce marmellate, composte e affini. I due bambini cresceranno quindi come dei piccoli padroni, ben separati dai lavoratori che prestano servizio nella fabbrica e nei campi che circondano la casa residenziale. Insieme a loro vivono anche un'antipatica zia, sorella del defunto nonno materno, Baby, la donna di servizio, Maria, e lo zio Chacko, fratello della madre, che dopo essersi separato dalla moglie inglese Margaret è tornato nella casa di famiglia per prendere il controllo dell'azienda e che appare essere l'unico vero punto di riferimento per i due gemelli, che vedono in lui e nel gentile Velutha, un giovane paravan, che ricopre il ruolo di una sorta di tuttofare, le uniche figure paterne a loro disposizione. Tutti questi personaggi, con le loro diverse caratteristiche, compongono il contesto in cui si svolge la storia e si rivelano avere un ruolo ben preciso all'interno della vicenda che vede come punto di partenza il ritrovamento dei due gemelli ma che ha il suo inizio molti anni prima, ancor prima della loro nascita al momento dell'istituzione delle "Leggi d'amore", un trattato fondamentale nella storia e nella cultura indiana che decide chi si deve amare, come e anche quanto. Arundhati Roy dimostra tutto il grande coraggio come ancora oggi la contraddistingue come attivista per i diritti civili nel creare una storia capace di impressionare e di incollare il lettore alle pagine attraverso la storia di due semplici bambini, come tanti esistono al mondo, ma segnati da una così enorme serie di elementi che si aggiungano pian piano durante la lettura e che sono capace di dare una visione conclusiva capace di lasciare davvero senza fiato. "Il dio delle piccole cose" in fin dei conti racconta unicamente una grande storia di cause ed effetti, in cui una piccola decisione ne fa sfogo ad un altra, e a un altra ancora e così via, fino a sfociare nella tragedia.
Un libro che ho scoperto con immenso piacere e che mi ha lasciato talmente tante cose dentro che sarà difficile per me dimenticarlo. Vi invito vivamente a leggerlo, consigliandovi di farlo però quando si può essere veramente concentrati; i continui salti temporali di cui la storia è caratterizzata tendono infatti a confondere un po' il lettore. Unica piccola pecca di un libro altrimenti davvero meraviglioso.

Voto: 8.5

Frase: "Se lui la toccava, non poteva parlarle, se la amava non poteva lasciarla, se parlava non poteva sentire, se combatteva non poteva vincere. Chi era lui, l'uomo con un braccio solo? Chi poteva essere? Il Dio della Perdita? Il Dio delle Piccole Cose?"


Arundhati Roy è nata nel Kerala il 24 novembre 1961 e si è laureata alla Delhi of Architecture.  È stata assistente al National Institute of Urbamn Affairs e ha studiato restauro dei monumenti a Firenze. Attivista per i diritti civili, nel campo dell'ambiente e del movimento anti-globalizzazione ha avuto il suo esordio letterario nel 1997 con il romanzo "Il dio delle piccole cose" vincitore del Man Booker Prize for Fiction. Il suo secondo romanzo "Il ministero della suprema felicità" è stato pubblicato esattamente vent'anni dopo ed è uscito in contemporanea in USA, Regno Unito ed Italia.

Nessun commento:

Posta un commento