venerdì 29 novembre 2019

Recensione; "Ninfee nere" di Michel Bussi

Buon venerdì a tutti amici lettori!
Anche questo mese di Novembre è passato troppo in fredda e tra qualche giorno giungeremo all'ultimo mese dell'anno quindi è tempo di fare gli ultimi conti sulle letture mensile per essere preparati a quelle che ancora ci attendono. Oggi vi parlo di quella è stata la mia ultima lettura, un giallo che volevo leggere con molto interesse e da cui mi aspettavo tantissimo, visto la fama che quasi lo precede; sto parlando di "Ninfee nere", esordio di Michel Bussi e suo libro più importante. Come ben sapete però è bene ricordare che i libri, seppur celebri, non possono piacere a tutti, e questa volta mi trovo a dover mostrare un parere del tutto fuori corrente. Volete saperne di più? Qui sotto trovate la mia recensione!




Titolo: Ninfee nere
Autore: Michel Bussi
Paese: Francia
Titolo originale: Nymphéas noirs
Genere: Giallo
Pagine: 394
Prima pubblicazione: 2011
Casa editrice italiana: Edizioni e/o
Anno edizione: 2016
Prezzo di copertina: 16 euro copertina flessibile
Ebook: 11.99 euro

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Nel paese di Giverny tutto assume i colori di un quadro impressionista, proprio come se il maestro Claude Monet non avesse solo impresso nelle sue celebri opere in paesaggio e le case, ma anche le persone, le vicende, i sentimenti che lo abitano. Persino l'omicidio di Jerone Morval. travato ucciso in circostanze misteriose alle soglie del lago, sembra appartenere ad un opera d'arte; almeno questa è la prima impressione del commissario Laurenc Séreénac, appena trasferito nel paese che dovrà fare i conti, aiutato dal suo vice Silvio Benavides, con le tante particolarità di Ginervy per cercare di comprendere cosa si cela dietro l'assassinio. La strada verso la soluzione non sarà delle più semplici, soprattutto quando l'ispettore straniero si imbatterà nella bella maestra Stephanie Dupin, una delle possibili amanti di Morval, una donna talmente tanto bella e triste da sconvolgerlo per sempre. Ma lei non è la sola donna a far da cornice alla vicenda; in mezzo ad un campo di grano la piccola Fanette dipinge i suoi quadri che spera un giorno potranno portarla lontano da lì ed una vecchia donna vestita di nero si aggira circospetta, osservando tutto, dall'altro della sua conoscenza. Lei è infatti l'unica a sapere la verità, ma non è ancora pronta a parlare.


Inizio con il dire che le aspettative sono un arma a doppio taglio per un lettore; rappresentato una delle maggiori emozioni che ci spingono a leggere un libro ma allo stesso tempo posso trasformarsi nel nostro peggior nemico. è sempre bene non aspettarsi nulla dal libro che stiamo leggendo, liberare la mente e lasciarsi unicamente trasportare dalle pagine; con certi libri però è davvero impossibile farlo e "Ninfee nere" rientra assolutamente tra questi. Ho sentito talmente tanto parlare bene di questo libro, mi è stato consigliato spasmodicamente così tante volte che è stato impossibile per me non aspettarmi una lettura capace di travolgermi con tutta la sua potenza; e bene, posso dire sicuramente di aver letto un buon libro, ma non un super libro. Inanzi tutto non posso nascondere la mia difficoltà nel prendere confidenza con la storia; Michel Bussi ha uno stile molto particolare, oserei dire quasi unico, questo già lo sapevo per aver letto "Non lasciare la mia mano" e l'ho ritrovato anche qui, questo ha fatto sì che per più della metà del libro io non abbia avuto la minima idea di dove l'autore volesse parare e se questo ha aiutato a mantenere in mistero ha creato anche in me una profonda confusione che non sono riuscita a dissipare se non nella parte finale dove un vero colpo di genio, su questo non posso dire niente, ha sconvolto tutte la carte in tavola. Un gran bel colpo di scena, non c'è che dire, ma visto che si deve giudicare un libro nella sua interezza devo dire che questo non basta a lasciarmi una sensazione del tutto positiva a fine lettura. Detto questo non posso dire che il romanzo non mi sia piaciuto, ho apprezzato moltissimo alcune sue caratteristiche come il fatto di aver dato tantissima importanza all'arte e alla pittura; da grande estimatrice ho amato il fatto di aver potuto rivivere la vita e la carriera di Claude Monet attraverso alcune vicende raccontate dell'autore così come alcune curiosità che non conoscevo e che mi hanno molto colpito. In conclusione non so se vorrò ancora leggere qualcosa di questo autore perchè se questo, che è il suo libro più apprezzato, è stato capace di coinvolgermi solo in parte, penso che possa essere che il suo stile non sia proprio per me.

Voto: 7.5

Frase: "La faccenda durò tredici giorni. Il tempo di un evasione. Tre donne vivevano in un paesino. La terza era quella con più talento, la seconda era la più furba, la prima era la più determinata. Secondo voi, quale delle tre è riuscita a scappare?"


Michel Bussi è nato il 29 aprile 1965 a Louviers, nell'Alta Nombardia, posto dove ha ambientato molte delle sue opere. Insegnante di geografia politica all'Università di Rouen e direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique, ha esordito come giallista nel 2005 e da allora ha pubblicato più di dieci romanzi. In Italia approda nel 2011 con "Ninfee nere", con cui ha vinto numerosi premi. Di sua produzione pubblicati in lingua italiana anche "Un aereo senza di lei", "Non lasciare la mia mano", "Mai dimenticare", "Tempo Assassino", "La doppia mare", "La follia Mazzarino", "Il quaderno rosso" e "Forse ho sognato troppo".

mercoledì 27 novembre 2019

Recensione; "L'uomo delle castagne" di Soren Sveinstrup

Tra le letture che hanno caratterizzato il mio Novembre letterario figura anche "L'uomo delle castagne" thriller nordico scritto da Soren Sveinstrup che tenevo a leggere proprio in questo periodo per riuscire a percepire a pieno in suo sapore autunnale. Devo ammettere che è stata davvero una buona scelta e che questo libro è stato capace di colpirmi davvero profondamente. Per saperne di più, qui sotto trovate la mia recensione!




Titolo: L'uomo delle castagne
Autore: Soren Sveinstrup
Paese: Danimarca
Titolo originale: Kastanjemanden,
Genere: Thriller

Pagine: 560
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice italiana: Rizzoli
Prezzo di copertina: 18 euro copertina flessibile
Ebook: 9,99 euro
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Tutto inizia con il ritrovamento del corpo di Laura Kjaer, una donna, una madre, brutalmente uccisa e mutilata a pochi metri da casa sua. La scena è raccapricciante ma c'è un elemento che stona maggiormente con il contesto; un piccolo omino di castagne, appeso, placido, ad una cassetta delle lettere. Sulla sua superficie solo un impronta, quella di Kristine Hartung, figlia del ministro degli affari interni Rosa Hartung, scomparsa e dichiarata morta quasi un anno prima. Il capo della polizia di Copenaghen, Nylander, capisce subito che il caso è incredibilmente complicato e decide di farlo condurre da Naia Thulin, anche lei donna, anche lei madre, che non vorrebbe fare altro che liberarsi da quello scomodo ruolo per trovare un altra dimensione. Ad affiancarla ci sarà il nuovo arrivano, Hess, investigatore dell'Europol che chissà come mai è stata rispedito tra i comuni mortali. La coppia non sarà delle più affini ma pian piano che l'indagine si complica e alla vittima se ne aggiungono altre, i due poliziotti dovranno capire che dovranno unire le forze per trovare quell'assassino che sembra sempre un passo davanti a loro e che si rivelerà essere molto più vicino di quanto mai si sarebbero immaginati.



Non si può dire che questo libro sia adatto ai lettori più sensibili; le tinte che lo contraddistinguono sono decisamente forti, così come alcune scene raccontate. Se però siete lettori con il pelo sullo stomaco e non avete paura di lanciarvi in un turbine di violenza e terrore, questo libro ha tutte le caratteristiche per rimanere impresso nella vostra memoria. Inizio con il dire che è stata una lettura capace di farmi provare tante emozioni nonostante una breve parte iniziare in cui ho fatto un po' fatica ad entrare in confidenza con la storia e i personaggi; superata questa lieve difficoltà mi sono ritrovata in un tunnel di suspance capace di coinvolgermi e lasciarmi senza fiato con un grande colpo di scena finale e con un ultima parte degna di un film d'azione americana (del resto Sveinstrup è un celebre sceneggiatore e questo si vede nell'impronta cinematografica che tende a dare all'intera storia). Una delle caratteristiche che ho apprezzato di più è la coppia di protagonisti, Hess e Thulin, due personalità molto forti, lei determinata e fredda, lui visionario, dal passato doloroso e capace di vedere sempre un po' più in là degli altri. Non sarà facile per loro comprendersi ma quando ci riusciranno creeranno una coppia a dir poco insuperabile che mi piacerebbe ritrovare se mai l'autore deciderà di fare di questo romanzo il primo di una serie. Un altra caratteristica di grande effetto sono sicuramente le tematiche affrontate, alcune di grande attualità e spessore come la violenza sui minori e l'adozione, temi molto cari all'autore. In questo suo thriller Sveinstrup dona molta importanza ai sentimenti e porta il lettore, durante la lettura a provarne diversi, tra cui rabbia, tristezza, cordoglio, odio e tenerezza, una caratteristica fondamentale in un romanzo che vuole farsi ricordare. Come molti miei colleghi amenti del genere nordico non posso fare a meno di consigliarvelo come uno dei migliori thriller del nord europa di quest'anno.

Voto: 8



Soren Sveinstrup è nato a Kastrup, sobborgo di Copenhagen, nel 1968, è stato adottato da bambino e ha passato l'infanzia sull'isola danese di Thurø. Sceneggiatore di successo è principalmente noto per essere il creatore della serie televisiva danese "The Killing" e il cosceneggitore de "L'uomo di neve" dal romanzo di Jo Nesbø. "L'uomo delle castagne" è il suo primo thriller.

Recensione; "Anime prigioniere" di Ezio Mauro

Buongiorno amici lettori!
Finalmente ho una mattina libera per venire a trovarvi e recuperare almeno in parte le mie ultime letture lasciate in sospeso; la prima di esse è un nuovo saggio scritto da Ezio Mauro, autore che io già conoscevo per aver letto "L'anno del ferro e del fuoco. Cronache di una Rivoluzione" sulla Rivoluzione Russa, che ci porta indietro di 30 anni alla scoperta di quell'anno che ha cambiato la storia; 1989 e la caduta del Muro di Berlino. Se siete interessati a saperne di più su questo saggio giornalistico, qui sotto trovate la mia recensione!




Titolo: Anime prigioniere
Sottotitolo: Cronache dal Muro di Berlino
Autore: Ezio Mauro
Paese: Italia
Genere: Saggio 
Pagine: 203
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo di copertina: 18 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
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Come tutto ben sappiamo, all'inizio di questo Novembre si è festeggiato un anniversario davvero importante; i 30 anni dalla caduto del Muro di Berlino, l'evento che ha cambiato da storia dell'Europa. Ezio Mauro, con lo stile che lo contraddistingue, ci porta alla scoperta di quel 1989 a partire dal suo inizio fino a solcare, mese dopo mese, gli avvenimenti che hanno portato alla riunificazione tedesca e alla scomparsa della DDR. Tra decisioni, violenze, sotterfugi e affari interni, l'autore entra nel cuore più profondo de Muro, della sua inquietante costruzione fino alla sua tanto agognata fine, in onore di tutte le sue vittime che hanno combattuto per il desiderio più concreto di libertà.

Di Ezio Mauro apprezzo in primo luogo il suo stile narrativo, decisamente giornalistico ma che porta il lettore nel vero cuore del giornalismo d'inchiesta, attraverso i suoi occhi e il suo vissuto è capace di raccontare la storia come ben pochi ed in questo specifico caso riesce a coinvolgere il lettore con una narrazione studiata ed illuminante. "Anime prigioniere" è un libro incredibilmente ricco che porta alla scoperta di una città che ancora oggi conserva un fascino unico; chi come me ha visitato Berlino sa quanta emozioni si provi nel ripercorrere le sue strade e trovarsi di fronte ai resti del grande "mostro" che per più di vent'anni ha diviso l'Europa. Leggere questo romanzo permette di sentire tutte queste emozioni sulla pelle, alla quale si aggiungono anche quelle dei protagonisti che il Muro lo hanno visto con i loro occhi e di cui l'autore lascia alcuni toccanti testimonianze all'interno del libro. Questo saggio è inoltre ricchissimo di avvenimenti, proprio come è stato ricco quel 1989 che Mauro ci vuole raccontare e, viaggiando nel tempo, ci troveremo a scoprire la violenza, la disperazione, ma anche la voglia di libertà delle persone che hanno rischiato la vita ai piedi, o addirittura sotto il Muro, e che hanno visto nella sua fine la punta più alta di ogni desiderio. Un saggio incredibilmente interessante e necessario per chiunque voglia approfondire questa fondamentale pagina di storia, sia che l'abbia vissuta attraverso le immagini televisive sia che, come me, voglia capire che cosa ha significato per tutto colore che lo hanno vissuto. 

Voto: 7.5

Frase: "Era certo una chiusura fisica, uno strumento meccanico che occupava lo spazio per fermare il movimento ed arrestare i corpi. Ma era anche una barriera spirituale perché occludeva un pezzo di futuro, restringeva l’orizzonte di vita, occupava la visuale come un ossessione. Un blocco concettuale, perché ogni giorno ricordava un confine, la soglia tra la libertà personale e l’arbitrio del potere, tra l’autonomia e la discrezionalità. Nascondendo l’altrove, lo mitizzava nel desiderio, rendendolo irraggiungibile lo ingigantiva, richiamandolo in continuazione con la sua sola presenza incombente. Così il Muro finiva per separare la vita vissuta in pubblico, nell'obbedienza, e la vita consumata in privato, nel silenzio, tra progetti di fuga inconfessabili e l’evidenza del limite, misurando ogni giorno la quota di libertà vigilata che si poteva sperimentare e la confisca quotidiana di un tratto di destino"


Ezio Mauro nasce a Dronero il 24 ottobre 1948.
Inizia a lavorare come giornalista per la Gazzetta del Popolo di Torino nel 1972, occupandosi principalmente del terrorismo nero degli anni di piombo.
Direttore di La Stampa dal 1992 al 1996, passa poi tra le file di Repubblica per cui prima lavora come inviato da Mosca e poi diventa direttore, carica che mantiene dal 1996 al 2016. Oltre a "L'anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione" ha collaborato con Zygmunt Bauman nella scrittura di "La felicità della democrazia. Un dialogo" e "Babel". Di sua ultima pubblicazione "Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino".




lunedì 18 novembre 2019

Recensione; "La strega" di Camilla Lackberg

Buongiorno amici lettori, buon inizio di settimana!
Oggi vi parla di una lettura che mi ha tenuto compagnia per tutta la scorsa settimana grazie al suo consistente numero di pagine; "La strega" è il decimo e attualmente ultimo capitolo delle serie "I delitti di Fjallbacka" di Camilla Lackberg che, con le sue quasi 700 pagine, ci porta in una complessa storia che mostra alcuni dei lati più terrificanti del mondo moderno. Se volete saperne di più, qui sotto trovate la mia recensione!




Titolo: La strega
Autore: Camilla Lackberg
Paese: Svezia
Titolo originale: Häxan

Genere: Giallo
Pagine: 670
Anno di pubblicazione: 2017
Casa editrice italiana: Marsilio editori
Prezzo di copertina: 19.90 euro copertina flessibile, 12 euro edizione economica
Ebook: 7.99 euro
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Sono passati trent'anni da quando la piccola Stella ha perso la vita e ancora nessuno sa dire cosa sia successo davvero. Trent'anni in cui la vita di diverse persone è andata distrutta; Sanna, la sorella maggiore, Leif, il poliziotto incaricato delle indagini, Helen e Marie, allora tredicenni, le principali sospettate per il suo omicidio. Adesso tocca ad Erica tentare di ricostruire le loro esistenze per dare vita ad un nuovo romanzo e tutto ottiene un'importanza inaspettata quando un altra bambina, della stessa età di Stella viene ritrovata uccisa nello stesso luogo della sua morte. Cosa collega i due terribili omicidi separati da così tanti anni? è davvero solo una casualità che Marie, divenuta una celebre attrice di Hollywood, sia tornata per la prima volta in città proprio poco prima del secondo delitto? Chi è che ha mentito per tutto quel tempo e chi invece, ha sempre detto la verità? Sarà ancora una volta compito di Patrik e la sua squadra scoprirlo in un indagine che continuerà a complicarsi e troverà la sua inquietante soluzione solo all'ultimissima pagina.

Durante il mio percorso alla scoperta di questa serie non ho mai nascosto quando le indagini e le esistenze raccontate da Camilla Lackberg siano capaci di coinvolgermi e sconvolgermi come poche altre e una volta giunta questo ultimi capitolo posso dire che l'autrice è stata capace di dare una momentanea conclusione degna di tutta la saga; ci tengo a sottolineare il termine "momentaneo" perchè questo decimo capitolo sarebbe sembrato quello conclusivo ma un finale aperto, caratteristica dei migliori libri dell'autrice, da la conferma che la storia non sia finita lì e che, un giorno, potremmo riavere la possibilità di tornare a Fjallbacka dai personaggi che tanto sono stati capaci di colpirci per le loro differenti personalità ed esperienze. Cosa che infondo mi rende molto sollevata perchè, detto sinceramente, non so se sarei stata capace di dire addio a tutte le emozioni vissute in questo lungo viaggio. Nonostante io provi curiosità nel conoscere le ultime storie scritte dalla Lackberg che non fanno parte della serie, penso sarà un po' difficile non provare un lieve senso di perdita come se non potesse esistere la prosa di questa autrice senza Patrik ed Erica. Ma lasciando perdere per un attimo i pensieri del futuro voglio concentrami sul libro in questione, "La strega", un librone di 670 pagina che si apre con il racconto di un misterioso omicidio passato che vede come vittima un'innocente bambina di quattro anni e come possibili aguzzine due ragazzine poco più grandi di lei; caso a voluto che le tematiche iniziali, ossia il rapimento, l'omicidio infantile ed il male che può nascondersi nella parte apparentemente più indifesa del genere umano siano le stesse trattate nella mia lettura precedente a questa "I gemelli di Piolenc"; questo fatto mi ha creato non poca confusione all'inizio ma ben presto la prosa di Camilla Lackberg è stata capace di staccarsi da tutto il resto e darmi le sensazioni che ben ero capace di riconoscere. Un dato sostanziale e assolutamente da riportare di questo decimo capitolo è che ( possiamo dirlo, finalmente) lo schema narrativo mostra una differenza: la narrazione non è infatti divisa in due correnti, passata e presente, come in tutti i libri precedenti ma bensì in tre; la prima, quella del tempo presente, racconta la sparizione e il conseguente ritrovamento della piccola Linnea, la seconda cerca di ricreare l'indagine sull'omicidio di Stella e la terza, quasi immancabile, ci porta invece nel passato più remoto, per la precisione nel 1600 dove abbiamo modo di approfondire il terribile tema della persecuzione della donne accusate di stregoneria che colma in un terrificante maleficio, capace di avere conseguenze che giungono fino a noi. Le prime due correnti narrative permettono di creare una sorta di parallelismo e il lettore avrà modo, con il passare della pagine, di fare chiarezza passo per passo sui due differenti omicidi che hanno troppi punti in comune per non essere collegati. Un altro parallelismo che si nota e quello che riguarda la tematica dell'odio e della persecuzione, attraverso il racconto della povera Elin, una donna accusata di stregoneria, Camilla Lackberg ci mostra infatti come l'animo umano sia ancora radicato ai violenti sentimenti di intolleranza; come nel 1600 si provava repulsione per le donne che apparivano diverse dalle altre, oggi si tende ad allontanare da noi tutti colore che ci appaiono differenti come aspetto e cultura, sia nel ruolo degli immigrati sia di tutti quelli che si distinguono dagli altri. Sia questa che altre tematiche sono molto care all'autrice e sono già apparse in altri libri della serie ma nonostante questo la Lackberg è capace di dare alle sue storie delle caratteristiche uniche che rende impossibile non volerle continuare. Più volte quest'autrice è stata criticata ma il mio consiglio, a tutti coloro che ancora non hanno letto niente di suo, è di iniziare questa serie, perché nonostante gli alti e bassi potranno trovare in essa tanti spunti di riflessione e tante emozioni che la rendono davvero indimenticabile. Il mio a Fjallbacka è solo un arrivederci perché spero davvero tanto di poterci tornare presto.

Voto: 8

Frase: "Per Stella e Linnea non esistevano confini; la fantasia poteva portarle ovunque. Si sentivano al sicuro. Erano felici. Finchè un giorno non incontrarono qualcuno che fece loro del male. Questa è la storia di Stella e Linnea. è la storia di due bambine che impararono fin troppo presto che il mondo non è sempre buono"


Camilla Lackberg (nome completo Jean Edith Camilla Lackberg Erikson) nasce a Fjallbacka il 30 agosto 1974. Dopo gli studi in economia a Goteborg si trasferisce nella capitale Stoccolma dove lavora nel marketing, attività che abbandona per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, da sempre suo grande hobby. Oltre alla celebre serie poliziesca, ha scritto anche libri di cucina e, ispirandosi ad uno dei suoi figli, libri per bambini. Attualmente vive con i quattro figli e il terzo compagno. Il suo esordio è avvenuto nel 2010 con "La principessa si ghiaccio", diventato poi bestseller mondiale e vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière. Ne fanno seguito "Il predicatore", "Lo scalpellino", "L'uccello del malaugurio", "Il bambino segreto", "La sirena", "Il guardiano del faro", "Il segreto degli angeli", "Il domatore di leoni" "La strega". Di sua pubblicazione anche la raccolta di racconti "Tempesta di neve e profumo di mandorle" e "Donne che non perdonano" "La gabbia d'orata" i primi romanzi non appartenenti alla serie.

venerdì 15 novembre 2019

Segnalazione Thrillernord; "Cercami" di Andrè Aciman

Buona sera a tutti voi, cari amici lettori!
Questa settimana sono alle prese con una lettura dal cospicuo numero di pagine ma per fortuna giunge in mio aiuto thrillernord che proprio qualche giorno fa ha pubblicato una mia nuova recensione che posso segnalarvi stasera. Come molti di voi anche io l'anno scorso non ho resistito al fascino di "Chiamami col tuo nome", celebre romanzo di André Aciman e quindi ho aspettato con molto interesse l'arrivo del suo seguito, "Cercami" uscito questo mese. Se siete interessati a saperne di più qui sotto vi lascio la scheda libro, la trama e il link per leggere la recensione completa sul sito thrillernord.it



Titolo: Cercami
Autore: André Aciman
Paese: Egitto/Stati Uniti
Titolo originale: Find Me
Genere: Romanzo
Pagine: 278
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice italiana: Guanda
Prezzo di copertina: 18 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro 
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Trama:
Sono passati parecchi anni da quell’estate in Riviera: Elio, in piena confusione adolescenziale, aveva scoperto la forza travolgente del primo amore grazie a Oliver, lo studente americano ospite del padre nella casa di famiglia. Erano stati giorni unici, in grado di segnare le loro vite con la forza di un desiderio incancellabile, nonostante ciascuno abbia poi proseguito per una strada diversa. Il nuovo romanzo di André Aciman si apre con l’incontro casuale su un treno tra un professore di mezza età e una giovane donna: lui è Samuel, il padre di Elio, sta andando a Roma per tenere una conferenza ed è ansioso di cogliere l’occasione per rivedere suo figlio, pianista affermato ma molto inquieto nelle questioni sentimentali; lei è una fotografa, carattere ribelle e refrattaria alle relazioni stabili, e in quell’uomo più maturo scopre la persona che avrebbe voluto conoscere da sempre. Tra i due nasce un’attrazione fortissima, che li porterà a mettere in discussione tutte le loro certezze. Anche per Elio il destino ha in serbo un incontro inaspettato a Parigi, che potrebbe assumere i contorni di un legame importante. Ma nulla può far sbiadire in lui il ricordo di Oliver, che vive a New York una vita apparentemente serena, è sposato e ha due figli adolescenti, eppure… Una parola, solo una parola, potrebbe bastare a riaprire una porta che in fondo non si è mai chiusa.


Recensione completa su thrillernord.it


Voto: 6.5


Frase: Alla fine vogliamo sempre chi non possiamo avere. Sono quelli che abbiamo perso o che non hanno mai saputo della nostra esistenza a lasciare il segno. Gli altri ne sono solo una misera eco





André Aciman è nato il 2 gennaio 1951 ad Alessandria d'Egitto da una famiglia ebraico-sefardita di origini turche. Nel 1965 insieme alla famiglia scappa dalla persecuzioni degli ebrei promosse dal presidente Nasser e arriva a Roma dove continua a studiare nelle scuole di lingua inglese.
Nel 1969 avvenne un altro trasferimento, questa volta a New York dove Aciman si stabilizza, si laurea nel 1973 al Lehman College e inizia ad insegnare alla City University. Attualmente vive con la famiglia a Manhattan. Il suo esordio letterario avviene nel 2007 con "Chiamami col tuo nome" di cui il regista Luca Guadagnino nel 2017 ha creato un film candidato agli Oscar 2018. "Cercami", il suo attesissimo seguito è uscito nel 2019. Di sua pubblicazione anche "Ultima notte ad Alessandria", "Notti bianche", "Città d'ombra", "Harvard Square" e "Variazioni sul tema originale".

mercoledì 13 novembre 2019

Recensione; "I gemelli di Piolenc" di Sandrine Destombes

Buon mercoledì a tutti amici lettori!
Oggi venirvi a trovare mi rende ancora più felice perchè ho modo di parlarvi di una lettura che mi attendeva da qualche mese e che è stata davvero capace di coinvolgermi e sconvolgermi; sto parlando di "I gemelli di Piolenc", thriller di Sandrine Destombes, vincitore di un prestigioso premio letterario francese istituito da Michel Bussi ed edito quest'anno da Rizzoli che ha riscosso moltissimo commenti positivi. Dopo la mia lettura posso affermare che se li merita davvero tutti. Se volte saperne di più, qui sotto trovare la mia recensione!




Titolo: I gemelli di Piolenc
Autore: Sandrine Destombes
Paese: Francia
Titolo originale: Les jumeaux de Piolenc
Genere: Thriller psicologico
Pagine: 286
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice italiana: Rizzoli
Prezzo di copertina: 19 euro copertina flessibile
Ebook: 2.99 euro
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Era la fine di Agosto del 1989 quando, nel tumulto della Sagra dell'aglio che si celebra ogni anno a Piolenc, paese francese nei pressi di Avignone, Soléne e Raphael Lassage, due gemellini di undici anni, sono spariti nel nulla. Di loro non rimaneva alcuna traccia e nulla hanno valso le ricerche e le indagini di Jean Wimez, poliziotto incaricato del caso, almeno fino a quando non è avvenuta la tragica scoperta del corpo di Soléne, vestito con un abito bianco e con un corona di fiori nei capelli, senza vita e adagiato nel cimitero un po' fuori città. Adesso è il 2018, sono passati quasi trent'anni e ancora nessuno sa che cosa realmente sia successo ai due bambini; chi è l'assassino di Soléne? E che fine ha fatto il piccolo Raphael? Possibile che sia ancora vivo? Victor Lassage, padre dei ragazzi, ancora non si da pace, nonostante sia stato considerato più volte un possibile responsabile della loro sparizione e Wimez, ormai in pensione da diversi anni, fa di tutto per stargli vicino nella figura di amico ma quando, improvvisamente,  un altra bambina della stessa età dei gemelli, sparisce in circostante misteriose, tutti capiscono che qualcosa sta per succedere. E quello sarà solo l'inizio. 


La prima cosa che mi ha colpito in questa lettura è la prosa che potrei definire quasi giornalista, la narrazione si apre infatti con un prologo che ripercorre lo sviluppo del caso dei gemelli Lassage nel corso dei vari anni che separano la loro sparizione da quelle presenti attraverso i notiziari televisivi e per buona parte dell'opera si ha quasi l'impressione di leggere un rapporto investigativo, una particolarità davvero insolita e decisamente interessante. Sandrine Destombes mostra inoltre una grande sapienza quando crea capitoli molto brevi che terminano con un colpo di scena che rende per il lettore necessario continuare a leggere. Queste piccole sorprese, soprattutto, nella parte iniziale fanno si che sia davvero difficile staccarsi dalla lettura, caratteristica fondamentale per un thriller di successo. L'ottima riuscita di questo thriller si deve anche ad una trama che posso tranquillamente definire da cardiopalma; ci troviamo di fronte ad un indagine tra presente e passato che però solca lo scorrere del tempo lentamente, senza flashback e adattandosi alla corrente narrativa, molto veloce ma continuamente fluida. L'incaricato delle indagini è il commissario Fabregas, un poliziotto giovane ma molto intelligente, che sarà capace di capire che per risolvere le sparizioni moderne dovrà prima capire che cosa è successo trent'anni prima e questo lo porterà a compiere un vero e proprio viaggio nella parte più malata della psiche umana. Il male è capace di instaurarsi nella mente già dagli albori ed è questa realtà a risultare la più scioccante di tutto questo thriller psicologico che non potrà mancare ai lettori amanti di psicologia. Non si può dire che "I gemelli di Piolenc" sia un libro facile da leggere, specialmente per via delle sue tematiche che potrebbero turbare i lettori più sensibili; si parla infatti di terribili malattie mentali, di ossessioni, di disturbi della personalità, di terribili violente, di incesti e di suicidi giovanili, ma ciò che mi sento di fare è assolutamente di consigliarvi la sua lettura, per avere un po' più chiari alcuni aspetti della parte più oscura della società che ci circonda.


Voto: 8.5


Sandrine Destombes è nata nel 1971 a Parigi. Autrice di diversi romanzi, con “I gemelli di Piolenc” si è guadagnata il prestigioso premio VSD RTL 2018 per il miglior thriller francese, presieduto da Michel Bussi.





lunedì 11 novembre 2019

Recensione; "Pane" di Maurizio De Giovanni

Buon lunedì a tutti cari amici lettori!
Una nuova settimana ha inizio e io sono pronta per parlarvi della lettura che mi ha tenuto compagnia nei giorni scorsi. Come ormai saprete io amo leggere in serie e una delle saghe gialle che più mi sta piacendo quest'anno è quella che vede come protagoniste le indagini de i Bastardi di Pizzofalcone, creati dalla sapiente penna di Maurizio De Giovanni. Questo mese sono giunta al sesto capitolo, "Pane", libro che fin dalle primissime pagine si è annunciato come uno dei più belli in assoluto. Se volete saperne di più, qui sotto trovate la mia recensione!





Titolo: Pane
Autore: Maurizio De Giovanni
Paese: Italia
Genere: Giallo
Pagine: 232
Anno di pubblicazione: 2016
Casa editrice: Einaudi
Prezzo di copertina: 19 euro copertina flessibile
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Pasqualino del Pane è l'unico a sapere quante sfumature diverse può avere l'alba. Lo sa da tanti anni ormai, da quando era solo un bambino e suo padre per la prima volta lo ha condotto al forno, per insegnarli il magico lavoro a cui lui e suo nonno hanno dedicato la vita; la creazione del pane. Ma non il pane che si è abituati a mangiare oggi, che non sa di niente ed è fatto solo per accompagnare altri cibi, il pane di una volta, quello che basta da sè, che ti sazia e sa di sapori del passato. Pasqualino alle tradizioni ci tiene ed è per questo che tutte le mattine si dedica alla cura del lievito madre, ingrediente fondamentale per i suoi prodotti, e una volta finito, mangia il primo panino di giornata mentre osserva il sole crescere nel cielo nel vicolo adiacente il panificio. Ed è proprio in quel vicolo che una mattina viene trovato morto dai suoi impiegati; ad ucciderlo un colpo di pistola. A giungere sul posto per primi sono Lojacono e Romano, del Commissariato di Pizzofalcone, ma successivamente il caso viene passato alla DDA, l'ente investigativa specializzata nella lotta alla malavita organizzata in quanto Pasqualino, tempo prima aveva rilasciato una testimonianza che avrebbe potuto incastrare uno dei più grandi criminali della zona. La testimonianza, poi misteriosamente ritirata, è un elemento fondamentale per il celebre magistrato Buffardi, incaricato delle indagini, e tutta la sua squadra, tra cui compare Lamagna, una vecchia conoscenza di Romano, è decisa a ritrovare il colpevole nella criminalità organizzata. Ma Lojacono, che, le voci sul suo passato lo sanno bene, di malavita ne sa qualcosa, rimane da subito dubbioso e, grazie al magistrale intervento di Laura Piras, sempre pronta a sostenerlo, almeno sul lavoro, i Bastardi di Pizzofalcone riescono ad ottenere una parte dell'indagine. Starà a loro scoprire se la pista della criminalità organizzata è quella giusta oppure se l'assassino giunge dalla sfera privata della vittima e il ballo ci sarà, ancora una volta, l'eventuale chiusura del Commissariato. Allo stesso tempo Alex ed Aragona, si concentrano su un insolito caso di stalking 


Come ho detto nella presentazione, fin dalle primissime pagine questo capitolo si era presentato come uno dei migliori della serie e andando avanti la cosa non ha potuto che confermarsi. Probabilmente vi chiederete perché e io sono pronta a spiegarvelo; il primo luogo abbiamo un indagine che da subito si rivela molto avvincente e che vede i Bastardi affiancati ad un altro gruppo investigativo, quello dedicato alla lotta alla malavita, un argomento importante sul fronte sociale e culturale che posiziona la storia su un livello molto intrigante. Quella citata però non è la sola tematica importante che troviamo all'interno dei libro; in "Pane" infatti, ho avuto modo di trovare una grande parte emotiva, sia per il percorso personale dei personaggi, a cui è impossibile non affezionarsi, sia per le storie raccontate che affrontano una tematica poco presa in considerazione ma decisamente attuale ovvero la povertà nel nostro paese, una condizione che sembra ormai passata ma che crudelmente interessa molte famiglie ed individui anche in una società moderna come la nostra. Un altra caratteristica che ho apprezzato molto è quella di aver visto finalmente una presa di posizione da parte del personaggio femminile che attendevo da diverso tempo, ossia Laura Piras, quella magistrato bella e determinata che fino ad ora aveva vissuto alle spalle di Lojacono ma che finalmente in questo capitolo ha avuto modo di tirare fuori tutto il suo carattere per scontrarsi con il suo collega Buffardi. Questa sorta di triangolo professionale pone una buona base su cui creare una parte dell'opera e, dato un finale a sorpresa, potrebbe essere ripreso anche nei prossimi capitoli. Se tutta la narrazione si pone su un piano toccante non dovete però temere perché, a dare un tono divertente al tutto ci penserà l'insostituibile Marco Aragona, che nel suo nuovo caso riuscirà a dare il meglio (e anche il peggio) di sè. Detto questo penso sia inutile specificare quanto questo capitolo mi sia piaciuto e quanto io provi piacere nel continuare una serie che a mio avviso merita davvero di essere letta dagli amanti del giallo italiano. Non vedo l'ora di lanciarmi alla scoperta del nuovo capitolo!

Voto: 8.5


Maurizio De Giovanni è nato il 31 marzo 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Giunto alla fama grazie alla serie gialla del Commissario Ricciardi, ambientata nella Napoli degli anni trenta, composta da ben tredici capitoli tra cui "Il senso del dolore", "La condanna del sangue""Per mano mia" "Anime di vetro", dopo "Il metodo del coccodrillo", prima romanzo in cui appare il personaggio dell'Ispettore Giuseppe Lojacono ha dato vita alla serie de "I Bastardi di Pizzofalcone", composta al momento da nove libri, tra cui "Buio", "Gelo""Cuccioli" e "Vuoto". Nel 2018 ha dato vita anche un ulteriore serie con "Sara al tramonto" seguito, l'anno dopo, da "Le parole di Sara". Di sua pubblicazione anche "I Guardiani" e altri racconti scritti in collaborazione con alcuni celebri colleghi giallisti.



mercoledì 6 novembre 2019

Segnalazione Thrillernord; "Kentuki" di Samanta Schweblin

Buon mercoledì a tutti amici lettori!
Grazie alla celerità dello staff Thrillernord, gruppo magnifico e sempre professionale, di cui faccio parte con molto orgoglio, posso già segnalarvi la mia recensione di "Kentuki" romanzo dispotico di Samanta Schweblin. Questa è una lettura che è stata capace di impressionarmi sia grazie ad uno stile narrativo molto piacevole, sia per una storia fittizia ma convincente perchè capace di far ragionare sulla morale del mondo in cui viviamo. Qui sotto, come consueto, vi lascio la scheda libro, la trama e il link per leggere la recensione completa sul sito thrillernord.it





Titolo: Kentuki 
Autore: Samanta Schweblin
Paese: Argentina 
Titolo originale: Kentukis
Genere: Romanzo dispotico
Pagine: 230
Anno di pubblicazione: 2019
Casa editrice italiana: Sur
Prezzo di copertina: 16.50 euro copertina flessibile
Ebook: 9.99 euro
Link per l’acquisto Amazon e ibs






Trama:
Buenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano "avere" o "essere" un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all'apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un'altra persona. Così, una pensionata di Lima può seguire le giornate di un'adolescente tedesca, e gioire o preoccuparsi per lei; un ragazzino di Antigua può lanciarsi in un'avventura per le lande norvegesi, e vedere per la prima volta la neve; o ancora un padre fresco di divorzio può colmare il vuoto lasciato dall'ex moglie. Le possibilità sono infinite, e non sempre limpide: oltre a curiosità e tenerezza, il nuovo dispositivo scatena infatti forme inedite di voyeurismo e ossessione. Come i kentuki aprono una finestra sulla nostra quotidianità più intima, così Samanta Schweblin apre uno squarcio nella narrazione del reale: con un immaginario paragonato a quelli di Shirley Jackson e David Lynch, l'autrice trasporta il lettore in un'atmosfera ipnotica, regalandoci una storia sorprendente e dal ritmo vertiginoso.



Recensione completa su thrillernord.it


Voto: 7.5




Samanta Schweblin è nata a Buenos Aires nel 1978. Nel 2010 è stata selezionata dalla rivista Granta come una dei 22 migliori scrittori in lingua spagnola sotto i 35 anni, riconoscimento in seguito confermato da numerosi premi letterari. Tra le sue opere: "La pesante valigia di Benavides" (Fazi, 2010) e "Distanza di sicurezza" (Rizzoli, 2017).Oltre a "Kentuki", SUR pubblicherà due sue raccolte di racconti, "Siete casas vacías", che le ha valso il prestigioso Premio Ribera del Duero nel 2015, e "Pájaros en la boca", la cui traduzione in inglese è stata candidata al Man Booker International Prize.