Si è finalmente giunti a venerdì e quindi è pronta per voi la mia ultima recensione della settimana.
Ho iniziato a leggere questo libro solo un paio di giorni fa ma mi ha preso così tanto fin da subito che mi sono ritrovata alla fine quasi senza accorgermene.
Un romanzo reale, scorrevole e a tratti sconvolgente, la vera rivelazione di questo mese!
Titolo: La fabbrica dei cattivi
Autore: Diego Agostini
Paese: Italia
Genere: Romanzo
Pagine: 288
Casa
editrice: Giunti
Anno
di pubblicazione: 2013
Prezzo
di copertina: 12 euro copertina flessibile
Ebook: 6.99 euro, disponibile con KU
Alex e Mara hanno sempre amato l'America. Ci sono andati spesso in vacanza, per sfuggire dal caos della quotidianità italiana, e ora che sono diventati genitori di due bambini continuano a farlo, coinvolgendo i piccoli con la bellezza dei luoghi sconfinati e l'attrazione del Paese dove tutto è possibile.
Da qualche anno hanno preso casa in Florida e un giorno durante una scampagnata vengono sorpresi da un temporale improvviso che li costringe a tornare prima del previsto. Nel ritorno, spinti dalla necessità di Alex di cambiarsi la maglietta completamente fracida, decidono di fermarsi in uno dei centri commerciali più grandi della zona.
Lorenzo, il più grande, ha passato il tragitto attaccato ai videogiochi e accetta la prospettiva con grande enfasi, mentre Giulia, la più piccola, non si accorge di niente, essendosi profondamente addormentata.
Giunti al centro commerciale e trovato parcheggio proprio di fronte al negozio, Alex lascia andare Mara e Lorenzo mentre lui rimane in macchina con la piccola che ancora non da segno di volersi svegliare. Il padre conosce perfettamente la figlia, sa che se oserà svegliarla ne farebbe una tragedia e rimarrebbe nervosa per tutto il giorno, quindi pensa che la cosa migliore da fare sia lasciarla per qualche secondo in macchina mentre sceglie velocemente una maglietta nuova.
L'acquisto però si protrae più del previsto e quando i due genitori escono dal negozio si rendono conto della tragedia che è successa. La polizia ha fatto infatti irruzione nel parcheggio, ha spaccato i finestrini della macchina ed estratto la bambina che ora piange disperata all'interno di un ambulanza.
È l'inizio di un incubo. Nel giro di una manciata di minuti Mara e Alex si ritrovano in manette, accusati di abbandono di minore e rinchiusi nel carcere della contea, mentre i due bambini vengono portati via dall'assistente sociale.
È Alex a raccontare in prima persona la sua storia, spiegando il lungo iter burocratico americano, la sua continua sensazione di trovarsi all'interno di un film (tanto da citare più volte alcune famose pellicole), la difficoltà di comprendere a pieno ciò che gli sta accadendo, per via della lingua e dalla diversità delle leggi, e in seguito la sua lotta per la libertà e per dimostrare al mondo che non è un criminale come lo vogliono dipingere, non è un altro prodotto di quella fabbrica di cattivi.
Come ho già detto nella piccola presentazione, ho trovato in questo libro una vera rivelazione.
Parto inanzi tutto dalla scorrevolezza dello stile di scrittura che permette al lettore di scivolare sulle pagine e, come me, di giungere alla fine senza quasi accorgersene.
La storia è strutturata principalmente sulla psiche di Alex, questo padre di famiglia che si ritrova in balia di un Paese straniero e della sua legge, che non conosce e non comprende perché così totalmente diversa in procedure e in tempistiche da ciò a cui è abituato da fargli credere di essere caduto in un profondo buco nero. L'arresto, la reclusione, la privazione della libertà e dei suoi diritti, il tempo passato in cella insieme a persone con cui fino a poche ore prima pensava di un avere nulla a che fare, tutte situazioni che vengono descritte in modo magistrale da un autore che è arrivato a conoscere perfettamente sia il sistema legislativo americano che la psicologia umana.
Tutti noi tendiamo a idealizzare l'America, il suo stile di vita, le sue possibilità, la sua libertà, le sue innovazioni, ma tendiamo anche ad ignorare quelli che sono i suoi più profondi difetti.
Diego Agostini ce li ricorda, mostrandoci cose che sembrano impossibili ma che in realtà, in quel Paese così grande e lontano, avvengono tutti i giorni.
E nel farlo lo pone automaticamente in confronto con quella che è invece la nostra giurisdizione, che di certo non può dirsi perfetta ma che per molti versi può risultare decisamente più umana. Attraverso Alex arriva addirittura a ringraziare l'Italia per ciò che è, cosa che appare anche un po' assurda ma decisamente comprensibile dal suo punto di vista.
Incredibilmente interessante appare il concetto di "fabbrica dei cattivi" su cui appunto viene costruito il titolo, questo enorme meccanismo organizzato da un product manager (il lavoro proprio del protagonista) assunto per fabbricare criminali, in un mondo che senza essi non potrebbe andare avanti perché senza cattivi non ci sarebbe buoni, e tutti noi abbiamo necessariamente bisogno di buoni.
Un romanzo che mi ha dato molto da riflettere e che invito caldamente a leggere per comprendere una realtà che non conosciamo ma che dovremmo assolutamente conoscere.
Voto: 8
Frase: "Questo non è solo un carcere e io non sto solo per essere trasferito da un punto all'altro di un edificio. Sono all'interno di una fabbrica. Sono nel cuore pulsante del luogo dove, in base alle scelte del product manager occulto, si fabbricano i cattivi"
Diego Agostini è laureato
in Psicologia e ha maturato un’esperienza decennale come direttore
sviluppo risorse umane per grandi aziende. Specialista in efficacia
personale e formazione manageriale,ora lavora come consulente. Ha
pubblicato due libri dedicati allo sviluppo delle potenzialità
individuali: Percorsi positivi (2000) e Punti di forza (2005),
entrambi editi da Franco Angeli.
"La fabbrica dei cattivi" è il suo primo romanzo.
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